Tomb Raider (2013)

Tomb Raider (2013)
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Di solito, i preamboli alle recensioni parlando di fatti inerenti al titolo in questione o al genere di cui fanno parte. Un modo come un altro per introdurre l'argomento ai tantissimi fan in attesa di capire se il prodotto in questione vale o meno il tempo di attesa e l'interesse che gli é stato concesso.

Bene, con Tomb Raider dobbiamo ammettere che l'approccio, per quanto non troppo lontano da quello che usiamo con ogni altro titolo, ci ha regalato sensazioni diametralmente opposte. Un titolo controverso, che ci ha spiazzato nel bene e nel male. Un nome importante, un personaggio carismatico, un'attesa spasmodica da parte dei fan sono solo alcune delle tante variabili che messe insieme, hanno composto una formula terribilmente difficile da decifrare. Perché vi chiedere voi? scopriamolo insieme.

Tomb Raider (2013)


L'importanza di chiamarsi Croft
Il nono capitolo ufficiale della saga, come sappiamo ormai da tempo, pone le basi per un vero e proprio reboot della serie. L'esperta e affascinante Lara che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare nei precedenti capitoli, lascia infatti il passo ad una sua versione decisamente più giovane e di conseguenza ancora non consapevole di quello che le riserverà il futuro.

In Tomb Raider (anche il titolo in questo senso é molto significativo) vivremo la prima, grande avventura dell'avventuriera più famosa dei videogiochi. Uscita dall'università, Lara si imbarcherà sulla Endurance, nave capitanata dalla comandante Conrad Roth, per la sua prima grande spedizione. Quando la nave naufraga però sulle coste di un'isola all'interno del triangolo del drago (vicino alle coste giapponesi) la nostra eroina si troverà a muovere i suoi passi all'interno di un territorio oscuro, inesplorato e in grado di nascondere pericolosi e ancestrali segreti. Un luogo, che tramite azioni da puro istinto di sopravvivenza forgiano la nostra Croft, trasformala - attraverso quello che ha tutti i canoni del “viaggio formativo” - nell'icona impavida e affascinante per la quale é ancora oggi conosciuta.

Un punto di vista inedito e affascinante ma che purtroppo all'interno della storia, una volta completata, non viene sviscerato come invece ci saremmo aspettati. Un plot che punta più sull'azione fine a se stessa, accantonando spesso e volentieri questo concetto e facendo perdere di vista il focus stesso di “ evoluzione del personaggio”. A parte frasi sibilline e condite da un forte senso di panico, spesso mal amalgamate all'interno del contesto in cui vengono pronunciate, il gameplay e la storia fanno di tutto per mostrarci una Lara già a conoscenza di tutte le abilità da abile esploratrice disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo; in questo caso semplicemente salvare se stessa ed il suo equipaggio.


Lasciando l'ingrato compito evolutivo, che ricordiamo doveva essere il punto cardine di tutta l'avventura, più ad un sistema di miglioramento delle abilità del personaggio che ad un connubio tra quanto appena detto e la trama stessa.

Trama che tra l'altro oltre a dimostrarsi abbastanza superficiale e banale, non gode nemmeno di personaggi carismatici in grado di arricchire il contesto come altri titoli di questo genere hanno invece saputo fare magistralmente. Non aiuta in questo senso la scelta da parte degli sviluppatori di Crystal Dynamics, di affidare ai collezionabili il compito di sviscerare la storia di quest'ultimo capitolo. Tramite diari e altri reperti sparsi per il mondo di gioco verremo infatti a conoscenza di parti molto importanti della storia che, se lasciati indietro, potrebbero non soddisfare totalmente il giocatore una volta completato il titolo, lasciando senza risposta tantissime domande che gioco forza verranno sollevate nel proseguo della narrazione.

Certo, si potrebbe pensare che la scelta del team di sviluppo poteva essere proprio volta in questa direzione specifica per spingere il giocatore ad esplorare ogni antro dell'isola, ma a destare perplessità é il fatto che la ricerca degli oggetti all'interno del mondo di gioco dovrebbe essere un fattore che - come tradizione videoludica vuole - arricchisce l'esperienza di particolari atti a gratificare gli amanti di questa pratica, senza però penalizzare chi invece ama un approccio più diretto ed immediato pur non disdegnando il contesto narrativo.

Per concludere il discorso riguardante trama e contesto di gioco é bene sottolineare anche i lati positivi della produzione Crystal Dynamics. Lara viene infatti data in pasto ad un tourbillon di situazioni che pur partendo lente all'inizio dell'avventura, dalla metà in poi regalano anche momenti cinematograficamente impressionanti, in grado di coinvolgere il giocatore nel contesto di gioco. Anche qui, a ben guardare, c'é un pesante riciclo di situazioni che ci vengono riproposte in maniere forse un po troppo insistente, ma nel complesso non possiamo di certo sostenere che l'azione di gioco annoi, anzi, l'effetto alla resa dei conti é esattamente l'opposto.



Un'isola ricca di illusioni

Parlandovi invece del gameplay che farà da supporto a quanto vi abbiamo appena raccontato, dobbiamo subito essere onesti e dirvi che il nuovo Tomb Raider nella sostanza ha davvero ben poco da spartire con i precedenti capitoli della serie. Seguendo la scia che molti altri titoli di questo genere, il team di sviluppo ha di inserire una massiccia dose di elementi in grado di rimandarci a situazioni già viste, ma che in ogni caso non peseranno in maniera negativa sulla fruibilità del prodotto.

Come ogni sopravvissuta che si rispetti, Lara partirà senza nessun tipo di armamentario od oggetto in grado di aiutarla in questa ardua impresa. Solamente proseguendo nell'avventura verremo a contatto con due oggetti che si riveleranno fondamentali per l'economia del gioco: l'arco e l'ascia.

Questi due elementi, combinati tra di loro, si riveleranno molti utili sia nelle fasi di puzzle/platforming che in quelle di combattimento. Come in titoli di “metroidiana” memoria, proprio l'evoluzione ed il potenziamento di questi oggetti sarà la strada da percorre per poter arrivare all'esplorazione di tutte le zone della mappa o semplicemente per proseguire nella main story.

Tramite una serie di risorse che troveremo sparse per i livelli di gioco, oppure raccolte da animali e vegetazione, una volta raggiunto uno dei tanti campi base sparsi per la mappa potremo, attraverso un menù, potenziare il nostro equipaggiamento rendendolo più efficace. Equipaggiamento, che oltre ai due oggetti già citati può vantare anche un fucile a pompa, un fucile mitragliatore e una pistola.

Tomb Raider (2013)


Proprio questo aspetto, a nostro modo di vedere é quello che più é riuscito agli sviluppatori. Infatti, nonostante l'evoluzione del personaggio (in termini psicologici/narrativi) non sia minimamente toccata da questa caratteristica, la crescita intesa come miglioramento dell'arsenale, dei supporti o più semplicemente dell'apprendimento di alcune abilità da parte di Lara é costante, vivo ed in grado di farsi sentire durante tutto il playthrough. Il potenziamento inoltre non passerà esclusivamente dalla raccolta delle risorse, ma anche dalla ricerca di alcuni pezzi speciali che una volta trovati sbloccheranno la versione successiva della nostra arma (che a sua volta sbloccherà nuovi potenziamenti).

Tomb Raider
8

Voto

Redazione

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Tomb Raider

Tomb Raider non é un gioco perfetto, tutt'altro. Una serie di alti e bassi che pur non minando in maniera drastica le fondamenta del prodotto non gli permettendo nemmeno di spiccare il volo. Un nuovo modo di vedere Lara che se preso con la giusta filosofia di un reboot totale potrebbe soddisfare fan e non.

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