Tomb Raider: Angel Of Darkness
di
Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Dieci, nove, otto... Dieci, nove, otto... Un conto alla rovescia più volte rimandato, un hype che via via cominciava a incutere dubbi e incertezze perfino negli animi dei fan più scatenati, un uscita posticipata più volte e che da novembre si è inoltrata fin'ora. E' valsa la pena aspettare?
Il mio nome è Croft, Lara Croft.
Città perdute, culture complesse, tracce di civiltà scomparse. A questo ed altro ci hanno abituato i vari episodi della saga dell'archeologa più famosa del pianeta. Ma stavolta no, stavolta si cambia pagina. La Eidos col salto generazionale da PSX a PS2 ha deciso di rinnovare un gameplay datato, poco originale, stantio e monotono. Un rinnovamento quindi, e tante promesse: promesse elettorali che purtroppo gli si sono ritorse contro. Inserita una trama adulta, cambiato l'aspetto di Lara, ora più dark e incattivita, aggiunti elementi da stealth game e altri in stile rpg, il risultato finale doveva essere dei migliori: ma purtroppo qualcosa è andato storto, una ventata di freschezza non è arrivata e Tomb Raider si porta dietro i classici difetti che hanno costellato gli ultimi capitoli della saga e perché no, anche qualcosina in più.
Parlare di originalità no, di innovazioni si. Le innovazioni vengono prese in prestito da quello che è il bagaglio culturale che quasi tutti i giochi ultimamente hanno in comune: stealth game, sezioni di rpg e quant'altro, il tutto degradando il vecchio "Tomb Raider style" a un nuovo ibrido difficilmente classificabile dove stereotipi ed ovvietà costellano quasi tutti i passaggi di gioco. Ma andiamo con calma, che è la virtù dei calmi.
Un accenno di storia è doveroso: in questa sesta avventura Lara si ritrova a Parigi, durante una accesa discussione con Werner Von Croy (ricordate Tomb Raider Chronicles?) alla fine della quale parte un colpo di arma da fuoco. La scena dai connotati confusi non rende bene l'idea di dove sia partito il colpo, la stessa Lara vacilla perché non ha la piena sicurezza della sua innocenza e si ritrova a scappare dalla polizia, cercando di ritrovare cinque misteriosi dipinti chiamati Obscura, ultimo compito affidatole dal suo mentore...
L'irresistibile fascino dell'angelo.
Lara, in serata di grazia, è la stella del motore grafico: animata alla perfezione, dotata di un poligon count dieci volte maggiore rispetto al vecchio modello e di un paio di noci di cocco da far invidia a Pamela Anderson, per l'occasione anche ballonzolanti, è davvero ben realizzata. Per questo graficamente il titolo Core si dimostra molto controverso ed eterogeneo, visto che Lara presa da sola è l'altra faccia del motore grafico, quella bella e felice: ma veniamo all'altra. Innanzitutto il filmato iniziale in fmv è dignitoso, ma sicuramente non all'altezza di PS2 visto quel che ci ha abituati (Final Fantasy docet). E' vero che i personaggi sono realizzati discretamente, composti da un numero considerevole di poligoni e da texture di buona qualità e che la stessa Lara, pur avendo conservato le caratteristiche che la hanno resa celebre, nella nuova veste grafica fa esplodere tutto il suo fascino, ma sono alcuni problemi inerenti il motore grafico che lasciano con l'amaro in bocca. I fondali, ad esempio, pur godendo di una realizzazione discreta, propongono un'interazione con la protagonista non più sicura e quasi assiomatica come prima, ma molto più imprecisa. Altri problemi riguardano il clipping, alcuni rallentamenti e una barbara gestione delle collisioni. Last but not least, un'altra pecca è caratterizzata dalla gestione sballata delle ombre, con frequenti effetti di sdoppiamento. Per spiegarmi meglio, in parecchie occasioni quando Lara si trova su una piattaforma sospesa, l'ombra si divide in due apparendo sia sulla piattaforma stessa, sia su quella sottostante, tanto che in alcuni frangenti sembra di scorgere il fantasma di Lara Croft.
Tomb Raider: The Angel of Darkness
6
Voto
Redazione
Tomb Raider: The Angel of Darkness
L'idea era quella di dare nuova linfa vitale a un prodotto ormai stantio, riciclato e riproposto in tutte le salse compreso il nero di seppia. L'idea era quella. Purtroppo gli impegni presi dai programmatori nei mesi precedenti si sono rivelati delle mere promesse elettorali, e le speranze di tutti coloro che si aspettavano un cambiamento "risolutore" capace di fornire una nuova anima a questa serie, si sono disperse nel nulla. E' così: le promesse dei programmatori gli si sono ritorse contro e ora Tomb Raider, come direbbe il nostro caporedattore, ricorda da vicino quegli individui dei college americani che vanno in giro per la scuola con la scritta "Kick Me" dietro la schiena. Tutti pronti a gettare il dito contro e a recriminare ancora per il gameplay che si appoggia al vecchio "Tomb Raider Style", stavolta celato però da una ridicola facciata ricca di dialoghi, elementi stealth e altre banali trovate in grado solo di snaturarlo. Trovate che in un videogioco, se vengono male, non fanno che distruggere il prodotto. I fan chiedevano una ventata di aria fresca e tante novità? La Eidos risponde, con la sola differenza che impiega il doppio del tempo a far uscire un gioco che si limita ad arricchire il proprio gameplay di elementi presi a prestito da altre tipologie di giochi, in maniera molto discutibile. E se la trama, con i suoi intrighi spettacolari e la sua storia accattivante è appena più convincente di quanto si vede in altre produzioni, purtroppo le ambientazioni e le locazioni, più volte capaci di donare fascino e atmosfera alla saga, ora cadono miseramente. Lara sarà il cuore e l'anima di questo gioco, ma Tomb Raider non è solo Lara: sarebbe ingeneroso affermarlo. Cambiata la facciata, snaturata l'atmosfera e perso anche quel fascino che la saga a priori offriva, si rimane un po' con l'amaro in bocca. Stavolta si toccano argomenti più "seri", ma forse a conti fatti ci manca il caro, vecchio, sempre uguale e riciclato Tomb Raider: almeno era appassionante. Che Lara non sia in forma per l'occasione è palese, che poi si lasci rubare il palcoscenico in alcuni livelli da un altro personaggio... non è da lei. Povera Lara.