Tomb Raider Chronicles
di
QUATTRO EPISODI AL PREZZO DI UNO?
Se nelle versioni PC e Dreamcast Tomb Raider Chronicles denuncia limiti evidenti dal punto di vista tecnico, in quella PlayStation (da cui hanno "origine" le conversioni su altri formati) evidenzia un ottimo dettaglio grafico e si mostra come uno dei migliori arcade/adventure ad apparire sul 32 bit Sony. In realtà, il salto generazionale rispetto al precedente Tomb Raider The Last Revelation é abbastanza impercettibile: stessa alta definizione (che in questo caso corrisponde a una 512x384), stesso soft-skinning sul modello di Lara e stesse migliorie al motore grafico, comunque ancorato alla struttura "a blocchi" e ai difetti visivi storici come il bad clipping e il draw-in dei fondali. Raggiunte le limitazioni storiche dell'hardware PlayStation, gli aspetti che possono venire elogiati in una nuova produzione per questo formato devono necessariamente esulare dalla componente grafica: nel caso di Tomb Raider Chronicles, si tratta dell'eccellente costruzione di tutti i livelli e della buona varietà di compiti da portare a termine, ampliati dalle nuove possibilità "investigative" in possesso di Lara (che può rovistare in armadi e altro arredamento, nonché interagire con un più ampio catalogo di oggetti). Archiaviato il discorso tecnico, resta da affrontare quello ben più spinoso della giocabilità, tutt'ora legata a una formula che non vede l'arrivo di rivoluzioni e stravolgimenti sin dalla sua introduzione, avvenuta nell'autunno del 1996
E' soprattutto il sistema di controllo a denunciare nell'ultimo Tomb Raider tutti i suoi anni, con un personaggio che ha la stessa mobilità e agilità di un ferro da stiro e che sembra rifiutarsi periodicamente di sottostare agli "ordini" impartiti dall'utente. Mancare salti semplicissimi é ancora un'eventualità molto frequente, così come il correre incontro alla propria morte a causa delle inquadrature sfalsate. La "ciliegina sulla torta" é rappresentata dal sistema di combattimento, che non offre alcuna variazione sul classico salta/spara dei primi sparatutto dell'era paleolitica. Affrontare un boss di fine livello e trovarsi con le vesciche alle mani per la pressione continuata del tasto di sparo é una situazione in cui non vorremmo più trovarci, a partire già da quel Tomb Raider Next Generation che si preannuncia come il nuovo punto di inizio della serie su PlayStation 2, PC e Xbox. D'altro canto, per i fan di Lara Croft e degli arcade/adventure in particolare, é tuttora vivissima la "magia" di Tomb Raider e della sua protagonista, quella componente misteriosa che spinge il giocatore a proseguire per concludere l'avventura o scoprire in quale misterioso pasticcio si troverà incastrata l'avventuriera inglese
Se nelle versioni PC e Dreamcast Tomb Raider Chronicles denuncia limiti evidenti dal punto di vista tecnico, in quella PlayStation (da cui hanno "origine" le conversioni su altri formati) evidenzia un ottimo dettaglio grafico e si mostra come uno dei migliori arcade/adventure ad apparire sul 32 bit Sony. In realtà, il salto generazionale rispetto al precedente Tomb Raider The Last Revelation é abbastanza impercettibile: stessa alta definizione (che in questo caso corrisponde a una 512x384), stesso soft-skinning sul modello di Lara e stesse migliorie al motore grafico, comunque ancorato alla struttura "a blocchi" e ai difetti visivi storici come il bad clipping e il draw-in dei fondali. Raggiunte le limitazioni storiche dell'hardware PlayStation, gli aspetti che possono venire elogiati in una nuova produzione per questo formato devono necessariamente esulare dalla componente grafica: nel caso di Tomb Raider Chronicles, si tratta dell'eccellente costruzione di tutti i livelli e della buona varietà di compiti da portare a termine, ampliati dalle nuove possibilità "investigative" in possesso di Lara (che può rovistare in armadi e altro arredamento, nonché interagire con un più ampio catalogo di oggetti). Archiaviato il discorso tecnico, resta da affrontare quello ben più spinoso della giocabilità, tutt'ora legata a una formula che non vede l'arrivo di rivoluzioni e stravolgimenti sin dalla sua introduzione, avvenuta nell'autunno del 1996
E' soprattutto il sistema di controllo a denunciare nell'ultimo Tomb Raider tutti i suoi anni, con un personaggio che ha la stessa mobilità e agilità di un ferro da stiro e che sembra rifiutarsi periodicamente di sottostare agli "ordini" impartiti dall'utente. Mancare salti semplicissimi é ancora un'eventualità molto frequente, così come il correre incontro alla propria morte a causa delle inquadrature sfalsate. La "ciliegina sulla torta" é rappresentata dal sistema di combattimento, che non offre alcuna variazione sul classico salta/spara dei primi sparatutto dell'era paleolitica. Affrontare un boss di fine livello e trovarsi con le vesciche alle mani per la pressione continuata del tasto di sparo é una situazione in cui non vorremmo più trovarci, a partire già da quel Tomb Raider Next Generation che si preannuncia come il nuovo punto di inizio della serie su PlayStation 2, PC e Xbox. D'altro canto, per i fan di Lara Croft e degli arcade/adventure in particolare, é tuttora vivissima la "magia" di Tomb Raider e della sua protagonista, quella componente misteriosa che spinge il giocatore a proseguire per concludere l'avventura o scoprire in quale misterioso pasticcio si troverà incastrata l'avventuriera inglese