Tomb Raider: Curse of the Sword
di
Redazione Gamesurf
Epoca strana per il Game Boy Color. Proprio nel periodo in cui le software house erano riuscite a trovare il modo di sfruttarlo al meglio, tirando fuori gioielli imperituri come Rayman o lo stesso Tomb Raider, é arrivato il Game Boy Advance a rubargli la scena, aprendo nuovi orizzonti e relegandolo in un angolino, neanche fosse il cuginetto "sfigato". Se per caso siete così fortunati da possedere sia un Game Boy Color che un Game Boy Advance come chi scrive, riflettete bene prima di svendere il primo col pensiero che tanto la retrocompatibilità é assicurata. Per argomentare tale affermazione vi portiamo la nostra esperienza con questo Tomb Raider: Curse of the Sword: abbiamo iniziato il gioco con il Game Boy Advance (giapponese, per la precisione) e l'abbiamo proseguito con il "vecchio" Game Boy Color; ci siamo accorti infatti che con il Game Boy Advance il gioco lavorava più lentamente - senza compromettere la giocabilità - ma lo scarto di velocità era sensibile. Questo preambolo serve se non altro per sottolineare che il gioco in questione é ottimizzato per Game Boy Color, e... che viva sempre il Game Boy Color nei secoli dei secoli. Passiamo ora ad analizzare questa nuova incarnazione digitale di Lara dalla punta del capello all'unghia del piede
LA SPADA DI DAMOCLE
Che Lara non si possa permettere una vita normale lo abbiamo capito tutti: é assodato che ovunque lei vada c'é un reperto archeologico prezioso e un cattivo che se ne vuole impossessare; quindi non rimaniamo stupiti se nell'introduzione di Tomb Raider: Curse of the Sword, assistiamo in diretta, assieme a Lara, al furto di una spada. Come può la paladina dell'archeologia farsi sfuggire da sotto gli occhi un simile oggetto pregiato? E allora via, in una corsa folle per il museo: fermiamo questi ladri maledetti e salviamo il mondo! Se già dal punto di vista della trama il copione era prevedibile, anche il gioco stesso non suscitava molta attesa, se non altro per la sua natura di "seguito". In effetti il motore grafico utilizzato é il medesimo del primo, e per questo vi mandiamo anche a curiosare la recensione di Tomb Raider fatta un anno fa sempre sulle pagine di Gamesurf
LA SPADA DI DAMOCLE
Che Lara non si possa permettere una vita normale lo abbiamo capito tutti: é assodato che ovunque lei vada c'é un reperto archeologico prezioso e un cattivo che se ne vuole impossessare; quindi non rimaniamo stupiti se nell'introduzione di Tomb Raider: Curse of the Sword, assistiamo in diretta, assieme a Lara, al furto di una spada. Come può la paladina dell'archeologia farsi sfuggire da sotto gli occhi un simile oggetto pregiato? E allora via, in una corsa folle per il museo: fermiamo questi ladri maledetti e salviamo il mondo! Se già dal punto di vista della trama il copione era prevedibile, anche il gioco stesso non suscitava molta attesa, se non altro per la sua natura di "seguito". In effetti il motore grafico utilizzato é il medesimo del primo, e per questo vi mandiamo anche a curiosare la recensione di Tomb Raider fatta un anno fa sempre sulle pagine di Gamesurf
Tomb Raider: Curse of the Sword
Tomb Raider: Curse of the Sword
Il Game Boy Color non è morto, anche se il richiamo del GBA è molto affascinante. Il secondo titolo di Lara su portatile è ben realizzato, e riesce a rinnovare la giocabilità del già buono primo episodio. Se avete amato quest'ultimo, non potete che rinnovare l'appuntamento. Per gli altri confermiamo che Tomb Raider: Curse of the Sword è un platform bidimensionale ben realizzato, dai colori brillanti e vivaci. Si conferma la validità del motore grafico e purtroppo anche la "non intelligenza arificiale" dei nemici, sempre molto statici e prevedibili. Consigliato ai fan sfegatati di Lara e a chi desidera giocare a un buon platform senza troppe complicazioni.