Tomb Raider The Last Revelation
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Gli anni passano, e con essi i sistemi da gioco: nuovi standard, nuovi canoni, nuovi giochi. Ma c'é sempre qualcuno che non vuole cambiare, o che cambia solo formalmente lasciando intatta una sostanza che non si lascia intaccare dal continuo divenire ludico. Così come Barbie, che a 40 e passa anni é rimasta la pulzella di sempre, Lara Croft, azionista di maggioranza del gruppo Tomb Raider, può vantare lo stesso prorompente aspetto di quattro anni fa, quando si propose come nuova icona del sotterraneo mondo dei videogiochi; quasi non avesse bisogno di lifting. Beata lei, gli anni purtroppo passano anche per la nostra eroina e, benché non voglia riconoscerlo, anche i suoi fan più accaniti gradirebbero un bel restauro, che andasse un pò più a fondo di qualche vestito nuovo. Ciò nonostante, guai a chiamare Tomb Raider 4 il nuovo episodio targato Eidos. The Last Revelation é un gioco riprogrammato da zero, ci tengono a sottolineare, quasi per mettere le mani avanti nei confronti di una critica che, a partire dal secondo episodio, si é fatta sempre più cattiva ed esigente
Tuttavia, il rapporto col passato é dialetticamente contrastato, in tensione con quello che fu il primo episodio: se da una parte si vogliono tagliare i ponti con le mezze delusioni degli scorsi anni, dall'altra é proprio un ritorno ai fasti del primo Tomb Raider che ci si augura, attraverso una meccanica di gioco che, in barba alle nuove evoluzioni dell'adventure in terza persona, si presenta nel modo più classico. Alla fine quello che si ha in mano é pur sempre un Tomb Raider, nel bene e nel male
Nonostante questa sia la prima apparizione di Lara su piattaforma DC, é comunque importante capire se e quali siano le evoluzioni rispetto al terzo episodio. Il primo aspetto, apparentemente superficiale, é quello della trama: se nel passato ci eravamo abituati a vagare per il mondo senza una motivazione credibile e senza un filo conduttore, le avventure di Lara sono ora ambientate nel solo Egitto, dove tutte le situazioni salienti si svolgeranno facendo capo ad una trama unica ed unitaria. Raccontate da filmati in Computer Grafica di rara qualità, insieme a sequenze calcolate in tempo reale, le avventure di Lara prendono inizio dal recupero di un artefatto che provoca il risveglio del dio Seth. La fine del letargo del dio egizio costituisce però una minaccia per il mondo, e Miss Croft dovrà adoperarsi affinché anche stavolta tutto si concluda con un lieto fine
Tuttavia, il rapporto col passato é dialetticamente contrastato, in tensione con quello che fu il primo episodio: se da una parte si vogliono tagliare i ponti con le mezze delusioni degli scorsi anni, dall'altra é proprio un ritorno ai fasti del primo Tomb Raider che ci si augura, attraverso una meccanica di gioco che, in barba alle nuove evoluzioni dell'adventure in terza persona, si presenta nel modo più classico. Alla fine quello che si ha in mano é pur sempre un Tomb Raider, nel bene e nel male
Nonostante questa sia la prima apparizione di Lara su piattaforma DC, é comunque importante capire se e quali siano le evoluzioni rispetto al terzo episodio. Il primo aspetto, apparentemente superficiale, é quello della trama: se nel passato ci eravamo abituati a vagare per il mondo senza una motivazione credibile e senza un filo conduttore, le avventure di Lara sono ora ambientate nel solo Egitto, dove tutte le situazioni salienti si svolgeranno facendo capo ad una trama unica ed unitaria. Raccontate da filmati in Computer Grafica di rara qualità, insieme a sequenze calcolate in tempo reale, le avventure di Lara prendono inizio dal recupero di un artefatto che provoca il risveglio del dio Seth. La fine del letargo del dio egizio costituisce però una minaccia per il mondo, e Miss Croft dovrà adoperarsi affinché anche stavolta tutto si concluda con un lieto fine