Tomb Raider The Last Revelation

di Redazione Gamesurf
Lo stesso motore grafico, ormai datato come concezione, va a limitare una giocabilità strettamente connessa con gli ambienti sviluppati; il tutto appare troppo schematico così come lo sono le strutture architettoniche, e il giocatore potrà facilmente sentirsi costretto in un "box" dal quale non é consentito uscire. Lo stesso sistema dei salti, fondamentale per proseguire nel gioco, é, in una parola, emblematico ed esemplifica con estrema chiarezza l'interattività pressoché inesistente col contesto ambientale. Focalizzando il problema, tutto il sistema di gioco appare ormai vecchio e datato, l'antitesi di quella evoluzione verso l'interattività che tanto si vuole favorire

Ciò nonostante, il giudizio finale é tutt'altro che una bocciatura: l'atmosfera di gioco é resa in maniera abbastanza appetibile e gli scenari, per quanto elementari, mostrano spunti tanto evocativi da far appassionare anche l'avventuriero più navigato. Si tratta di un'avventura ben fatta, piacevole, lineare, godibile. A questo punto però c'é da chiedersi se c'erano bisogno dei 128 bit del DC per avere una nuova avventura di Tomb Raider perché, alla fine, é pur sempre di un Tomb Raider che si parla. La limitatezza dell'impostazione di gioco va, a mio avviso, un pò(diciamo anche molto) stretta a quelle che sono le potenzialità della console Sega, dalla quale é lecito aspettarsi titoli dello stesso genere ma certamente di tutt'altro spessore e che, siamo certi, seguiranno di qui a breve.