Top Spin 2K25, il re del tennis è tornato – Recensione PS5
La recensione dello sportivo di Hangar 13 e 2K, di ritorno sui campi da tennis dopo ben 13 anni dall’ultimo capitolo. Competente, ma occhio alle microtransazioni
Correva l’anno 2011 quando uscì Top Spin 4 sulle console di settima generazione; da allora il franchise è scomparso nulla. Questo fino a pochi mesi fa, con l’annuncio di Top Spin 2K25 da parte di Hangar 13 e 2K, che traghetta la serie nella nuova generazione e propone la stessa formula che ha fatto innamorare gli appassionati di questa incarnazione virtuale di uno degli sport più seguiti al mondo.
Il sottoscritto è più un tipo da Mario Tennis e Virtua Tennis, e infatti ci ha messo un po’ a scrollarsi di dosso la tempra arcade accumulata negli anni in favore dell’approccio più simulativo del titolo odierno, ma ha avvicinato la sfida senza pregiudizi e apprezzando non poco l’esperienza offerta da Top Spin 2K25, pur trovando deplorevoli alcune soluzioni di design allineate a certe pratiche di uso comune dai “tripla A” moderni. Ma andiamo con ordine.
Top Spin 2K25: battuta col botto
Ci tengo a precisare che il primissimo impatto con Top Spin 2K25 è stato a dir poco esilarante, e per i motivi sbagliati. Normalmente, dopo aver collegato il proprio account 2K al gioco (necessario per accedere a gran parte dei contenuti), si dovrebbe essere accolti dalla voce di John McEnroe, ma noi non abbiamo mai udito quel discorso introduttivo, perché il software è crashato dopo un energico “Welcome”. Per fortuna è stato anche l’unico singhiozzo di un pacchetto altrimenti solido e performante ai livelli che ci si aspetta da un’opera del genere.
La voglia di scendere subito in campo è forte, ma non si va da nessuna parte senza prima aver preso parte alle lezioni di base, introdotte con una serie di video tutorial forse un po’ verbosi ma che spiegano nei minimi dettagli e a 360 gradi controlli, meccaniche e dinamiche del gameplay (e si possono saltare per passare subito alla pratica in caso). Il feeling iniziale con i sistemi di gioco è stato devastante, tanto da portarmi a credere che ci fosse qualcosa di sbagliato nella rilevazione dei colpi; non azzeccavo mezza risposta.
Per farvela breve, la qualità dei botta e risposta a suon di racchetta è influenzata da un indicatore che indica il tempismo ideale con cui colpire la palla. È piuttosto fiscale e più si esce dallo “sweetspot” più il colpo risulterà debole e fuori traiettoria. Oltre a questo, bisogna considerare la potenza che si vuole imprimere, preferendo potenza a controllo e viceversa, che si traduce in tre modi diversi di premere e rilasciare il tasto adibito al colpo; o forse dovremmo dire i tasti, cinque per la precisione, ognuno assegnato ad una particolare tipologia di colpo dalle determinate proprietà, importanti da memorizzare e testare per sfruttarne appieno i benefici. E questo senza dimenticare la traiettoria che si può influenzare con l’analogico in tutte e quattro le direzioni; un sacco di roba da tenere a mente e che risulta in egual modo fondamentale per la vittoria sul campo.
Potete dunque immaginare quanto sia stato complesso abituarsi a questo nuovo assetto per chi è cresciuto con una configurazione a due tasti, ma la pratica rende perfetti, e già dopo i primi match andati storti al livello di difficoltà più basso la situazione è sensibilmente migliorata, anche in virtù dei controlli severi ma giusti nel ricompensare i giocatori in grado di dedicargli il giusto tempo. Rispetto ai veterani del genere il sottoscritto è ancora un tennista mediocre, ma se la cava più che dignitosamente contro l’IA.
Top Spin 2K25: una carriera col freno a mano
Freschi di diploma, è ora di iniziare la propria carriera agonistica, creando il proprio tennista personalizzato. Gli atleti predefiniti, così come la selezione di volti e capigliatura, lasciano alquanto a desiderare, ma è stata riposta una discreta cura nella delineazione del fisico, dalla statura al tono muscolare, e persino la frequenza di “grugniti” eseguiti durante gli scambi. Non aspettatevi di creare modelli o mostruosità assortite, diciamo più individui “verosimili”, dall’espressione vagamente vacua, come se avessero una racchetta al posto dell’encefalo, un problema comune a tutti i modelli, compresi quelli delle leggende dello sport.
Generato il nostro alter ego, è ora di tuffarsi nella modalità carriera, che si distingue in tre attività, il cui insieme costituisce un mese trascorso in-game: allenamenti, eventi e tornei. I primi sono perfetti per accumulare esperienza e ci vedono alle prese con prove di abilità come rispondere con tempismo alle battute, oppure colpire pannelli di vetro e/o le zone contrassegnate del campo; i secondi ci consentono di sbloccare contenuti come capi del guardaroba con cui agghindare il nostro tennista, e persino appartamenti per semplificargli la vita mentre viaggia per il mondo (legato alla riduzione e al recupero della resistenza tra un’attività e l’altra); gli ultimi, come si può intuire, sono una serie di partite alle più alte competizioni, ideali per fare cassa e scalare le classifiche globali.
Dopo ogni obiettivo conseguito si accumuleranno punti esperienza e crediti, necessari per sviluppare le capacità del proprio atleta, fornirgli attrezzatura e staff idoneo, e qui si incappa in quelle soluzioni di design poco “amichevoli” di cui si accennava in apertura. Anche vincendo ogni singolo evento, infatti, l’apporto di punti e crediti diventa irrisorio, e già dopo le prime ore salire di livello e mantenere un bilancio positivo diventa piuttosto complicato. Se non si expa non si può veder crescere il proprio beniamino, che in teoria è una delle parti più divertenti di una carriera sportiva, mentre al ritmo corrente per raggiungere gli standard di un Federer a caso dovrebbero passare 50 anni in-game, se non di più; se si rimane al verde non si può pagare lo stipendio del personale, figuriamoci case e vestiti, per non parlare del reset delle statistiche in caso si vogliano provare strategie differenti.
Ma non temete, per ovviare a questo problema ci sono i booster, che incrementano le valute guadagnate dopo ogni match. Peccato si paghino in moneta sonante... E avete presente le stagioni di contenuti menzionate qualche giorno fa, che scandiscono i periodi dell’anno in base alle competizioni reali del momento? Su 50 livelli solo una decina sono accessibili gratuitamente, per gli altri si paga. Sì, sono solo cosmetici, ma almeno monetizzare giusto la metà degli sblocchi del pass, anziché i tre quarti? Quindi ricapitoliamo: senza mettere mano al portafogli la progressione procede a passo di lumaca e si perdono gran parte dei contenuti stagionali. Fantastico...
E dire che Top Spin 2K25 come gioco funziona alla grande: i match richiedono strategia, tattica e prontezza di riflessi, e una volta appresi i rudimenti è un piacere solcare i campi da tennis. Un top spin per cogliere alla sprovvista un avversario sbilanciato da un lato del campo, uno slice di risposta per riposizionarsi dopo un movimento di troppo, un pallonetto a tradimento per stanare l’altro sotto rete... c’è così tanta varietà nel gioco e così tante variabili che ogni partita diventa un vero spasso, anche quando le cose vanno male. È un’esperienza facile da approcciare, ma difficile da mettere giù una volta entrati nei meccanismi.
Top Spin 2K25: tecnica di gioco e non solo
Anche così però la componente in singolo non vi terrà impegnati a lungo, non agli attuali ritmi pachidermici di progressione (booster a parte, anche se vi sconsigliamo caldamente di supportare la pratica); il principale incentivo ad avviare il gioco sarà il multiplayer, la sfida contro giocatori da tutto il mondo in competizioni amichevoli o competitive. Niente stanze per divertirsi con gli amici o set di regole da impostare, ma il matchmaking in compenso sembra veloce e il lag pressoché inesistente, pare quasi di giocare in locale. Di nuovo, la mancanza di opzioni fa storcere il naso, ma confidiamo che l’offerta sarà in qualche modo espansa in una futura patch.
Quanto all’aspetto tecnico, abbiamo già lamentato una realizzazione discutibile dei volti degli atleti, inespressivi e poveri di dettagli; viceversa, i modelli poligonali del resto del corpo e la realizzazione degli abiti, fisica compresa, appare di pregevole fattura. Idem le animazioni, di cui percepisce tutto il peso e il dinamismo. Gli stadi sono tanti, dai campi ispirati alle controparti reali con spalti tradizionali ad altri di matrice decisamente più “rurale”, e appaiono ben definiti, ma c’è una certa carenza di illuminazione (o forse dovremmo dire troppa, manca contrasto) che dà al tutto un look slavato poco vibrante, anche nelle partite in notturna. Sotto certi punti di vista risulta inferiore persino a Top Spin 4, due generazioni addietro... Solide le prestazioni su PS5, non siamo incappati in nessun calo di frame rate ravvisabile, niente bug o glitch. Speriamo che la situazione sia analoga anche sulle altre piattaforme.
Sul versante audio invece la colona sonora è composta dalla solita cacofonia pop moderna che le grandi compagnie si ostinano a inserire nelle loro opere su licenza; son gusti, ma per il sottoscritto è a dir poco atroce. Fortuna che una volta scesi in campo cala il silenzio e ci si può concentrare sul gioco e sui suoni tipici dello sport, come i colpi di racchetta, che variano timbro a seconda della pulizia del colpo, lo stridio delle scarpe sul cemento o il loro fruscio dopo una scivolata su erba o terra, e i ruggiti degli atleti più esuberanti dopo ogni risposta. Funziona, e possiamo udire i rumori emessi dal nostro giocatore provenire dagli speaker del Dualsense, per un pizzico di immersione extra.