Top Spin 4

di Giuseppe Schirru
Se non c'é dubbio alcuno che Top Spin 3 sia stato un valido esponente delle simulazioni tennistiche, é altrettanto vero che il suo sistema di controllo arzigogolato abbia fatto storcere il naso a più d'uno, rendendo tortuoso il cammino che porta alla perfetta padronanza del gioco. A tre anni di distanza 2K Czech sforna un seguito con la convinta intenzione di allargare la possibile fascia di utenti papabili e migliorare il migliorabile, potendo contare su una solida struttura di base che, anche considerata la penuria di arcigni rivali, sarebbe giusto meritevole di qualche affinamento piuttosto che di una decisa rivoluzione.



Al giocatore ignaro del panorama videoludico tennistico odierno é però d'obbligo una precisazione, considerata a breve l'uscita di Virtua Tennis 4. Laddove il titolo Sega si propone spiccatamente come un arcade, senza alcuna velleità di realismo, Top Spin 4 punta dritto sulla simulazione, il che di base dovrebbe tradursi in una curva d'apprendimento più ripida e il solito calvario del giocatore alle prime armi che per padroneggiare a dovere il tutto deve sudare le fatidiche sette camicie.

Top Spin 4 é fortunatamente più permissivo del suo severo predecessore, presenta una "learning curve" meno ripida e invita sul campo sia i giocatori occasionali che quelli navigati senza fare troppo lo schizzinoso. Il gameplay é stato “alleggerito” rispetto al passato, depurato da quell'ostico e sadico sistema di controllo caratterizzato dai risk shot, fortunatamente rivisto e semplificato per l'occasione senza tuttavia compromettere il bilanciamento dell'esperienza di gioco. I colpi effettuabili sono i soliti noti (dritto, top spin, tagliata e pallonetto), cambia la loro esecuzione che avviene premendo i tasti tradizionali col giusto tempismo.




Il che suona così: controlli più accurati e al tempo stesso intuitivi rispetto al passato, dove sui vari colpi agiscono il tempismo nella pressione dei tasti e le skill dei tennisti. L'abbandono dei risk shot che rendeva l'evolversi degli scambi monotematico rende ora le partite più varie e offre un ventaglio di possibilità ben maggiore, concedendo al giocatore un gran numero di soluzioni per portare il punto a casa, addirittura rendendo economicamente valida una tecnica antiquata al giorno d'oggi come il serve and volley, tanto per dirne una.

Ad ogni modo é bene asserire come quello offerto da 2K Czech sia un tennis profondo, godibile, una versione evoluta di Pong che nulla lascia al caso, sia che si giochi contro un tennista controllato dalla cpu, sia che si sfidi un amico paffutello. Nel primo dei due casi nota di merito per quanto concerne l'intelligenza artificiale, che offre avversari degni dai più disparati stili di gioco, capaci di strategie che vanno a trafiggere il punto debole del nostro gioco, rendendo le sfide della modalità Carriera certamente più avvincenti. Quest'ultima, a dire il vero, nonostante ricopra una parte importante del pacchetto ludico offerto, per quanto lunga e articolata presenta dei vizi che ne riducono la portata: la scelta di limitare la crescita del tennista al livello 20, traguardo raggiungibile dopo poche ore di gioco, scema l'entusiasmo del videogiocatore e rende il proseguo della carriera un susseguirsi di tornei ed eventi dubbiamente gratificante.