Trapped Dead
di
Marco Modugno
Degno di nota, invece, il sonoro. Trattandosi di una produzione underground, non aspettatevi musiche alla The Dig, da riascoltare sul lettore CD dell'auto durante un viaggio, o doppiaggi hollywoodiani. Il titolo Head Up, però, si difende bene, con non morti che si lamentano proprio come dovrebbero, colpi d'arma da fuoco che assomigliano a quelli reali e rumori d'ambiente abbastanza ben strutturati da farvi prendere più di qualche accidente.
Di buon livello anche il gameplay, frenetico e privo di soluzioni di continuità nella trama. Non ci si annoia mai, dato il numero di avversari che infesta ogni locazione, sempre pronti a farvi la pelle, e se si debbono muovere un paio di appunti agli sviluppatori, questi riguardanoprincipalmente la disposizione dei punti di salvataggio,che sembra concepita apposta per frustrare i giocatori meno pazienti, costringendoli a rigiocare ampie sezioni del gioco dopo essere morti ad un passo dal checkpoint successivo, e la gestione dei comandi da tastiera, che in un RTS avrebbe dovuto esserepensata con più cura. Di molti shortcuts, a partire da quello che consenta di selezionare con un solo tasto tutto il gruppo, si sente la mancanza, specie nelle situazioni più concitate, ed é un peccato.
Glissiamo pure sulla trama, accompagnata da gradevoli intermezzi fumettosi che ricordano i comics americani di Zio Tibia, caratterizzata da una voluta a piacevole serie di luoghi comuni attinti a piene mani da tutta la filmografia del genere zombie. Certi stereotipi, come dicevo nell'incipit, sono così ben tratteggiati da far venire l'immediata nostalgia per qualche buon vecchio film del periodo d'oro degli zombie. Inoltre, se svelassi in questa sede qualcuno dei pochi colpi di scena della storia, dubito che qualcuno riuscirebbe a perdonarmi.
Meglio parlare subitodi multiplayer allora, settore in cui il gioco se la cava più che bene, dal momento che consente di giocare in cooperativo in tutte le locazioni della trama principale. La scelta di implementare e prediligere un gioco che metta tutti i partecipanti umani dalla stessa parte, alleati contro i mostri, sembra essere una moda diffusa di questi ultimi anni e certamente é in grado di regalare emozioni e divertimento superiori ad un classico deathmatch. Resta il fatto che, per divertirsi davvero in coop,occorre formare una squadra affiatata e, meglio ancora, ricorrente (sempre le stesse persone), risultando difficile amalgamare stili di versi di gioco di persone che non si conoscono e non hanno mai collaborato. Tale opzione, quindi, resta per forza di cose appannaggio dei giocatori hardcore, tagliando fuori i casual gamer che dovranno limitarsi alla pur godibile campagna in solitario.
Il gioco, in ogni caso, vuoi anche perché offerto a prezzo decisamente concorrenziale, ha il suo perché e merita attenzione anche da chi non ha passato gli ultimi vent'anni con uno zainodi provviste non deperibili e acqua in bottiglia accanto alla porta, vicino ad una motosega con il pieno di benzina, in attesa che, prima o poi, gli zombie vengano davvero a bussare.
Huuummmm... Faameeeee... Cervelliii!....
Di buon livello anche il gameplay, frenetico e privo di soluzioni di continuità nella trama. Non ci si annoia mai, dato il numero di avversari che infesta ogni locazione, sempre pronti a farvi la pelle, e se si debbono muovere un paio di appunti agli sviluppatori, questi riguardanoprincipalmente la disposizione dei punti di salvataggio,che sembra concepita apposta per frustrare i giocatori meno pazienti, costringendoli a rigiocare ampie sezioni del gioco dopo essere morti ad un passo dal checkpoint successivo, e la gestione dei comandi da tastiera, che in un RTS avrebbe dovuto esserepensata con più cura. Di molti shortcuts, a partire da quello che consenta di selezionare con un solo tasto tutto il gruppo, si sente la mancanza, specie nelle situazioni più concitate, ed é un peccato.
Glissiamo pure sulla trama, accompagnata da gradevoli intermezzi fumettosi che ricordano i comics americani di Zio Tibia, caratterizzata da una voluta a piacevole serie di luoghi comuni attinti a piene mani da tutta la filmografia del genere zombie. Certi stereotipi, come dicevo nell'incipit, sono così ben tratteggiati da far venire l'immediata nostalgia per qualche buon vecchio film del periodo d'oro degli zombie. Inoltre, se svelassi in questa sede qualcuno dei pochi colpi di scena della storia, dubito che qualcuno riuscirebbe a perdonarmi.
Meglio parlare subitodi multiplayer allora, settore in cui il gioco se la cava più che bene, dal momento che consente di giocare in cooperativo in tutte le locazioni della trama principale. La scelta di implementare e prediligere un gioco che metta tutti i partecipanti umani dalla stessa parte, alleati contro i mostri, sembra essere una moda diffusa di questi ultimi anni e certamente é in grado di regalare emozioni e divertimento superiori ad un classico deathmatch. Resta il fatto che, per divertirsi davvero in coop,occorre formare una squadra affiatata e, meglio ancora, ricorrente (sempre le stesse persone), risultando difficile amalgamare stili di versi di gioco di persone che non si conoscono e non hanno mai collaborato. Tale opzione, quindi, resta per forza di cose appannaggio dei giocatori hardcore, tagliando fuori i casual gamer che dovranno limitarsi alla pur godibile campagna in solitario.
Il gioco, in ogni caso, vuoi anche perché offerto a prezzo decisamente concorrenziale, ha il suo perché e merita attenzione anche da chi non ha passato gli ultimi vent'anni con uno zainodi provviste non deperibili e acqua in bottiglia accanto alla porta, vicino ad una motosega con il pieno di benzina, in attesa che, prima o poi, gli zombie vengano davvero a bussare.
Huuummmm... Faameeeee... Cervelliii!....
Trapped Dead
7.5
Voto
Redazione
Trapped Dead
A volte ritornano. Gli zombie, protagonisti dei film horror anni ottanta e poi un po' trascurati per oltre tre lustri da scrittori e sceneggiatori, sono tornati da qualche anno alla ribalta, specie nel settore videoludico. Dead Rising eLeft 4 Dead sono solo due esempi di rivisitazione del tema dei non morti classici, lenti ma inarrestabili divoratori di carne umana e cervelli freschi, infilati a mo' di prezzemolo putrefatto perfinonegli ultimi capitoli diCall of Duty e nel western free roaming di Rockstar Red Dead redemption. Abbandonato lo schema FPS o TPS dei giochi citati, Trapped Dead sceglie unapproccio tattico allaHooligans (chi lo ricorda?), trasformando la battaglia senza quartiere con i non morti in un simpatico, anche se non eccezionale, RTS tattico. Prodotto non eccelso ma tutto sommato piacevole, in grado di tenervi occupati parecchie ore, quasi senza accorgervene.