Treasure Hunt 2001 - The Mask of Nefer
di
Proprio per questo motivo, la maschera emanava una magica aura di benevolenza e serenità che la rendevano un oggetto unico e prezioso alla stesso tempo. Dopo aver lasciato a Max il numero di telefono del lord affinché egli potesse contattarlo, l'amico egittologo chiese ed ottenne di poter osservare da vicino il misterioso diamante nero.
Due giorni dopo, anch'egli venne ricoverato in preda allo stesso male che costò la vita all'esperto di pietre preziose di Antwerp. Max, nel frattempo, raggiunse Londra ed ebbe occasione di osservare la maschera con i suoi occhi; naturalmente, anche in questo caso, non fu troppo complicato riconoscere in quel manufatto lo stesso oggetto di cui si parlava nei rotoli di Ptahmès. In qualche modo (e riusciamo anche a immaginare come, tenuto conto che per il nostro Max il denaro non dev'essere un problema!), Valentin entrò in possesso della maschera e fece ritorno in patria.
Nonostante le numerose e temibili coincidenze, Max si rifiutò sempre di credere al potere magico della pietra nera di Soleb, ma, tra il vedere e il non vedere (la prudenza non è mai troppa in questi casi!), decise di fare il possibile per portare a compimento la profezia del sacerdote di Anubi. E, forte della sua esperienza, ideò una serie di enigmi, la soluzione dei quali avrebbe portato alla luce "il più meritevole tra tutti gli esseri che vivono al di là dei quattro orizzonti", chiamato a diventare il degno successore di Nefer.
Il livello di difficoltà degli enigmi doveva essere tale che non sarebbero bastati intelligenza, astuzia e tenacia per risolverli. Per complicare ulteriormente le cose, Max fece in modo che non fosse possibile giungere alla loro soluzione in maniera individuale, ma esclusivamente contando sul supporto reciproco tra i possibili concorrenti, almeno fino all'enigma finale, dove il fortunato mortale avrebbe potuto raggiungere da solo il tesoro, puntando sulle proprie forze e capacità.
Per custodire il raro diamante, Valentin fece costruire un reliquario d'oro massiccio, tutto tempestato di pietre preziose, destinato tra l'altro a contenere la maschera di Nefer. Nel piedistallo fece montare un cassetto segreto a combinazione all'interno del quale inserì la Pietra di Soleb, affinché fosse "nascosta agli occhi dell'umanità", proprio come la profezia di Ptahmès aveva predetto 2400 anni prima. Chissà, forse il vincitore un giorno sarebbe stato tentato di scoprire la combinazione per aprire il cassetto ed entrare in possesso della pietra, tramandando, in caso di insuccesso, la missione alle generazioni future a loro stesso rischio e pericolo.
Il progetto di Max Valentin raggiunse la sua massima concretezza grazie all'apporto di una famosa software house francese, la Cryonetworks appunto, che già aveva avuto esperienza di cacce al tesoro con Venice (un gioco online ambientato alla corte dei Dogi).
Max li contattò e propose loro l'idea di un mondo virtuale, un sito espressamente dedicato alla caccia dove i concorrenti, provenienti da ogni parte del mondo, si sarebbero potuti incontrare mettendo in comune le loro esperienze e le loro capacità di risolvere gli enigmi, fino alla soluzione finale e al ritrovamento della chiave d'oro che avrebbe permesso di accedere alla stanza blindata dove è custodito il forziere di inestimabile valore. E lì, sotto gli occhi attoniti della stampa mondiale, entrare finalmente in possesso del tesoro!
L'INTERFACCIA DI GIOCO
Nasce così Treasure Hunt 2001 e il resto è storia attuale. La Cryo, con l'approvazione dell'idea di Max Valentin, mostra un risultato che è ormai alla portata di tutti nei negozi specializzati e sulla Rete delle reti.
Il considerevole impiego della tecnologia SCOL (Standard Cryo Online Language) ha reso possibile la costruzione di un variegato ambiente virtuale, suddiviso in più siti, dove gli internauti oltre a giocare, prendono parte a diverse esperienze interattive o assistono alla visione di filmati di vario genere.
Due giorni dopo, anch'egli venne ricoverato in preda allo stesso male che costò la vita all'esperto di pietre preziose di Antwerp. Max, nel frattempo, raggiunse Londra ed ebbe occasione di osservare la maschera con i suoi occhi; naturalmente, anche in questo caso, non fu troppo complicato riconoscere in quel manufatto lo stesso oggetto di cui si parlava nei rotoli di Ptahmès. In qualche modo (e riusciamo anche a immaginare come, tenuto conto che per il nostro Max il denaro non dev'essere un problema!), Valentin entrò in possesso della maschera e fece ritorno in patria.
Nonostante le numerose e temibili coincidenze, Max si rifiutò sempre di credere al potere magico della pietra nera di Soleb, ma, tra il vedere e il non vedere (la prudenza non è mai troppa in questi casi!), decise di fare il possibile per portare a compimento la profezia del sacerdote di Anubi. E, forte della sua esperienza, ideò una serie di enigmi, la soluzione dei quali avrebbe portato alla luce "il più meritevole tra tutti gli esseri che vivono al di là dei quattro orizzonti", chiamato a diventare il degno successore di Nefer.
Il livello di difficoltà degli enigmi doveva essere tale che non sarebbero bastati intelligenza, astuzia e tenacia per risolverli. Per complicare ulteriormente le cose, Max fece in modo che non fosse possibile giungere alla loro soluzione in maniera individuale, ma esclusivamente contando sul supporto reciproco tra i possibili concorrenti, almeno fino all'enigma finale, dove il fortunato mortale avrebbe potuto raggiungere da solo il tesoro, puntando sulle proprie forze e capacità.
Per custodire il raro diamante, Valentin fece costruire un reliquario d'oro massiccio, tutto tempestato di pietre preziose, destinato tra l'altro a contenere la maschera di Nefer. Nel piedistallo fece montare un cassetto segreto a combinazione all'interno del quale inserì la Pietra di Soleb, affinché fosse "nascosta agli occhi dell'umanità", proprio come la profezia di Ptahmès aveva predetto 2400 anni prima. Chissà, forse il vincitore un giorno sarebbe stato tentato di scoprire la combinazione per aprire il cassetto ed entrare in possesso della pietra, tramandando, in caso di insuccesso, la missione alle generazioni future a loro stesso rischio e pericolo.
Il progetto di Max Valentin raggiunse la sua massima concretezza grazie all'apporto di una famosa software house francese, la Cryonetworks appunto, che già aveva avuto esperienza di cacce al tesoro con Venice (un gioco online ambientato alla corte dei Dogi).
Max li contattò e propose loro l'idea di un mondo virtuale, un sito espressamente dedicato alla caccia dove i concorrenti, provenienti da ogni parte del mondo, si sarebbero potuti incontrare mettendo in comune le loro esperienze e le loro capacità di risolvere gli enigmi, fino alla soluzione finale e al ritrovamento della chiave d'oro che avrebbe permesso di accedere alla stanza blindata dove è custodito il forziere di inestimabile valore. E lì, sotto gli occhi attoniti della stampa mondiale, entrare finalmente in possesso del tesoro!
L'INTERFACCIA DI GIOCO
Nasce così Treasure Hunt 2001 e il resto è storia attuale. La Cryo, con l'approvazione dell'idea di Max Valentin, mostra un risultato che è ormai alla portata di tutti nei negozi specializzati e sulla Rete delle reti.
Il considerevole impiego della tecnologia SCOL (Standard Cryo Online Language) ha reso possibile la costruzione di un variegato ambiente virtuale, suddiviso in più siti, dove gli internauti oltre a giocare, prendono parte a diverse esperienze interattive o assistono alla visione di filmati di vario genere.