Ubik

di Redazione Gamesurf
Missioni che sono sostanzialmente azioni di controspionaggio, o reclutamento di altri PSI prima della Hollis, missioni che in finale si risolvono sempre nell' eliminare ogni forma di resistenza nemica sfruttando le risorse che il team ha a disposizione
L'ambientazione di Ubik, é forse la parte più affascinante del gioco: si tratta di quel futuro "alla Blade Runner" di cui tanto spesso si abusa, ma essendo l'autore della storia originale un "certo" Philip K. Dick, non é certo questo il caso

L'atmosfera é resa molto bene, grazie a una scelta grafica azzeccata, a filmati in 3D renderizzato di indubbia qualità, accompagnati da delle musiche che sono a dir poco evocative
La qualità di queste scene di intermezzo é paragonabile a quella già vista in Blade Runner (il gioco), seppure un gradino al di sotto rispetto a quest'ultimo, e contribuiscono non poco a calare il giocatore nella realtà del 2019
La trama si svela poco a poco, rivelandosi curata e intrigante (e vorrei vedere!), abracciando a volte anche quelle tematiche "sociali" care a Dick, ad esempio a detta di un personaggio la Runciter "non fa altro che combattere dei mostri mutati con altri mostri mutati", insomma la stessa ambiguità etica dei replicanti di Blade Runner
Inoltre molti altri elementi contribuiscono a dipingere lo scenario cyberpunk in cui é ambientato Ubik: chip da innestare nel cervello che donano determinate capacità, la "semivita", un sistema che permette di preservare i defunti in una specie di bozzoli, mantenedo attive le loro attività cerebrali e che permette di restare in contatto con loro... Runciter tiene sua moglie in questo stato di non-morte, amore o egoismo?
E non poteva mancare il cyberspazio, attraverso il quale un abile hacker può raccigliere informazioni preziose durante le missioni, o può disattivare sistemi di sicurezza o aprire porte, e così via. Certo non é certo un elemento fondamentale del gioco, tant'é vero che ai livelli di difficoltà più semplice non é possibile accedervi, e anche considerando che gli autori del gioco non paiono essersi spremuti più di tanto per realizzarlo