Ultimate Fighting Championship
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Gli Stati Uniti sono conosciuti da molti come il paese degli eccessi. Partendo dal mondo del cinema per arrivare all'ambiente politico (ricordate le ultime elezioni presidenziali?) tutto, negli USA, segue la linea dell'appariscente e del sensazionale. Gli sport dedicati alla lotta non fanno ovviamente eccezione con, da una parte, il Wrestling patinato e palesemente finto, e dall'altra l'Ultimate Fighting Championship, campionato di arti marziali miste in cui la sofferenza é accompagnatrice d'onore di ogni incontro, e in cui la veridicità dei colpi costituisce l'ingrediente principale dello show. Al contrario del wrestling, e pur condividendone parte della struttura, l'UFC si trova letteralmente ai limiti della legalità, con incontri che finiscono spesso con le ferite gravi di uno dei due combattenti e una generale propensione verso la lotta senza esclusione di colpi. Anche se i partecipanti al torneo sono tutti professionisti, e in molti casi campioni delle rispettive categorie di arti marziali, fa sensazione quello che era fino a poco tempo fa il motto di questa lega: "due entrano nel ring, uno solo esce"
TRA REALISMO E VIOLENZA SIMULATA
Il debutto videoludico di Ultimate Fighting Championship é avvenuto ormai parecchi mese fa su Dreamcast, riscuotendo ottime valutazioni e la generale soddisfazione di pubblico e critica. Quello che gli Anchor, sviluppatori della versione DC, sono riusciti a realizzare é un picchiaduro realistico, molto approfondito in fatto a sistema di combattimento e con un'impostazione di gioco abbastanza originale da farlo distinguere dalla concorrenza (che sulla macchina Sega é rappresentata da titoli come Soul Calibur e Dead Or Alive 2). Specifichiamo sin d'ora che la versione PlayStation, oggetto di questa recensione, non é opera dello stesso team cui abbiamo accennato poco sopra, bensì di un misconosciuto gruppo di sviluppatori chiamato Opus. Le differenze, come avrete intuito da questa singolare premessa, ci sono e sono evidenti, tanto che potremmo parlare delle due versioni di UFC come giochi a sé stanti e, soprattutto, lontanissimi in quanto a qualità
TRA REALISMO E VIOLENZA SIMULATA
Il debutto videoludico di Ultimate Fighting Championship é avvenuto ormai parecchi mese fa su Dreamcast, riscuotendo ottime valutazioni e la generale soddisfazione di pubblico e critica. Quello che gli Anchor, sviluppatori della versione DC, sono riusciti a realizzare é un picchiaduro realistico, molto approfondito in fatto a sistema di combattimento e con un'impostazione di gioco abbastanza originale da farlo distinguere dalla concorrenza (che sulla macchina Sega é rappresentata da titoli come Soul Calibur e Dead Or Alive 2). Specifichiamo sin d'ora che la versione PlayStation, oggetto di questa recensione, non é opera dello stesso team cui abbiamo accennato poco sopra, bensì di un misconosciuto gruppo di sviluppatori chiamato Opus. Le differenze, come avrete intuito da questa singolare premessa, ci sono e sono evidenti, tanto che potremmo parlare delle due versioni di UFC come giochi a sé stanti e, soprattutto, lontanissimi in quanto a qualità