Uncharted 3: Drake's Deception

di Giuseppe Schirru
É nel vasto ventaglio di situazioni e ambientazioni proposte che Uncharted 3 da il meglio di sé. Il nostro impavido eroe durante le sue birbanti scorribande pesta a sangue nugoli di nemici, elimina le ostilità quando costretto con una gamba incastrata, si dà a fughe altamente spettacolari sui tetti, assalta un convoglio al galoppo, e lo fa in ambienti come magioni in fiamme, deserti sopraffatti dalla tempesta, antichi templi o un aereo in volo. Eliminazione dei tempi morti e sapiente calcolo dei ritmi ludici fanno il resto e allontanano qualsivoglia momento di stanca: la decina d'ore che compone la campagna in singolo va letteralmente vissuta, assaporata in ogni istante.

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Drake stavolta andrà alla ricerca di Ubar, leggendaria città citata nel Corano col nome di Iram, luogo di incredibili ricchezze e prosperità. Secondo la leggenda, a causa della superbia e dell'immoralità che vi albergavano fu punita dall'ira di Dio alla stregua di Sodoma e Gomorra, e sepolta sotto le sabbie, quindi ricordata col nome di Atlantide del Deserto. Come già capitato in passato vengono snocciolati rifermenti storici più o meno fedeli all'avo (o presunto tale) sir Francis Drake e alla famosa spia gallese Lawrence d'Arabia. L'avventura ha però inizio a Londra e ci offre nuovi dettagli sull'incipit dell'amicizia e dei rapporti di collaborazione tra Drake e Victor Sullivan, con una breve quanto intensa missione ambientata cronologicamente vent'anni prima in cui il giovanissimo Nathan, impegnato nella ricerca dell'anello di sir Francis, si imbatte per la prima volta in un baffuto ladro di oggetti preziosi col vizio del sigaro.

l cattivone di turno, all'anagrafe Katherine Marlowe, stavolta va al mare in bikini (spettacolo godibile trent'anni prima), é attempata e in gonnella. Ed é ovviamente a capo di un'organizzazione dalle possibilità finanziarie illimitate (in barba alla crisi globale), presente in ogni dove, come e quando, e composta da un vero e proprio esercito armato fino ai denti e dal numero di scagnozzi superiore alla popolazione delle isole Cook. Tradotto suona così: sono tanti (forse meno che in passato), armati e cattivi. E sono anche svegli, perché a parte qualche debacle dimostrano comportamenti convincenti, sfruttano sapientemente manovre come accerchiamenti e ripiegamenti, e soprattutto ci scaricano addosso quintali di piombo senza fare economia (sempre in barba alla crisi). Ostili che qualche volta si lasciano andare a comportamenti nonsense, letteralmente indecifrabili, o che non sempre rispondono presente quando presi in pieno dalle nostre pallottole. Nulla comunque che faccia gridare allo scandalo.



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Tecnicamente Uncharted 3 é un'esperienza visiva difficile da dimenticare. Il dieci tondo che potete vedere in calce alla voce grafica non é dato dal fatto che la PlayStation 3 sia spremuta come un limone, quanto che la console “canti”, accompagnata dall'orchestra al completo e dagli applausi e le urla di gioia del pubblico in visibilio. Roba da strapparsi i capelli. Il tutto accompagnato dalla celebre colonna sonora a dir poco sontuosa e un validissimo doppiaggio in lingua nostrana che si affianca senza sfigurare troppo rispetto a quello originale.

Come detto, l'avventura in singolo risulta leggermente più breve rispetto al secondo capitolo, arriva tuttavia in soccorso una modalità multiplayer ancor più corposa che in passato, che offre un totale di undici mappe altamente ispirate e modalità come deathmatch, a squadre, Re della Collina, sorta di cattura la bandiera e via discorrendo. Il tutto condito dal solito sistema di potenziamenti e livelli da sbloccare. Torna anche la co-op online, stavolta suddivisa in sottomodalità discretamente riuscite, a cui dedicheremo nei prossimi giorni un corposo speciale.

Naughty Dog sforna un terzo capitolo che approssimato per difetto rasenta l'eccellenza. Come il predecessore, più del predecessore, l'Inganno di Drake é un momento immancabile per ogni videogiocatore che si rispetti. Perfino per chi non si rispetti. Un'esperienza ricreativa assolutamente appagante, non perfetta o esente da pecche, mancante del fervore del rinnovamento e con una campagna in singolo lievemente più breve rispetto al Covo dei Ladri; Uncharted 3 é comunque uno dei gradini più alti finora toccato dall'industria videoludica, e quando la disanima é combattuta sul mezzo punto o sul fatto di trovarsi o meno di fronte al miglior gioco di questa generazione (senza dubbio su PS3), allora il lettore non ha nulla da temere se non perdere la metro o il passaggio per andare ad acquistarlo subitamente in negozio. Con la sicurezza che U3 varrà ogni centesimo speso, perfino quelli per la benzina o i due centesimi di resto che "qualcuno" si intasca regolarmente.

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