Uncharted: Golden Abyss

di Roberto Vicario
Tra tutti i titoli che al lancio accompagneranno l'uscita di Playstation Vita, lo spin off di Uncharted é sicuramente quello più atteso da tutti i prossimi possessori della console. Abbiamo avuto modo di giocare l'ultima avventurar di Drake ed ecco le nostre impressioni.

UN STORIA POCO APPARISCENTE

Portare un concept di gioco come quello di Uncharted su una console portatile non é già di per sé cos facile, ancora meno é cercare di inserire delle novità che sfruttino le nuove caratteristiche della console in maniera sensata, senza snaturarne la giocabilità. Il compito in cui si sono imbattuti i talentuosi sviluppatori di Sony Bend - autori tra l'altro della serie Syphon Filter su PSP - é stato davvero uno dei più ingrati ed impegnativi. Tutto sommato grazie ad alcuni escamotage e una più che discreta programmazione, hanno parzialmente centrato l'obiettivo.




Senza stare a dilungarci in maniera troppo profonda sulla trama che farà da traino all'esperienza di gioco, possiamo dirvi che questo capitolo si posiziona temporalmente prima della trilogia per Playstation 3, e che vede oltre a nuovi personaggi la presenza anche di vecchie conoscenze. Nel mezzo della foresta amazzonica Nathan si troverà a dover scoprire il segreto dietro la scomparsa di una spedizione spagnola ben 400 anni fa, che sembra collegata alla scoperta della leggendaria città perduta. Il nostro esploratore si troverà nel mezzo di due fuochi a causa della presenza sia di Jason Dante, cacciatore di tesori e suo amico, che di Marisa Chase nipote di un archeologo anch'esso sulle tracce della città d'oro e misteriosamente sparito.

Questa la trama che a grandi linee si dipanerà nell'arco dei 34 capitoli proposti dal titolo. Il tutto per un totale di una decida di ore gioco, cifra sicuramente non indifferente visto che stiamo parlando di una console portatile.





Proprio dalla trama però si palesano quei compromessi che vi abbiamo accennato all'inizio della nostra recensione. Gli sviluppatori hanno deciso di offrire una trama molto più compassata e povera di tutti quei colpi di scena altamente spettacolari e cinematografici che in particolare il secondo ed il terzo capitolo ci avevano saputo regalare. In questo spin off, le sezioni adrenaliniche saranno davvero poche, lasciando maggiormente spazio alle fasi esplorative e platform che la serie ha imparato a farci apprezzare. Stesso discorso vale anche, a nostro modo di vedere, per le interazioni che accorrono tra Nathan e gli altri protagonisti dell'avventura molto più superficiali e meno ramificate di quanto visto ad esempio in Uncharted 3. Tuttavia, per essere il primo capitolo portatile della serie, non possiamo lamentarci più di tanto del lavoro svolto degli sviluppatori che hanno, forse saggiamente vista l'inesperienza sull'hardware, deciso di puntare su componenti più solide senza perdersi in fronzoli, che seppur estremamente belli da vedere, diventavano troppo rischiosi da sviluppare.

ARRAMPICANDOSI CON LE DITA

Dove gli sviluppatori hanno cercato di inserire maggiori novità é ovviamente nel gameplay del titolo che riesce ad unire i controlli classici della serie a delle nuove funzioni che sfruttano il touchscreen e la telecamera di Vita. Tra i nuovi comandi possiamo citare ad esempio la possibilità di arrampicarsi tra le diverse sporgenze utilizzando i comandi touchscreen sia anteriori che posteriori, oppure, la possibilità di usare il sensore di movimento della console per entrare in modalità di mira con il fucile da cecchino. Se la maggior parte dei comandi tattili sono infatti facoltativi e coesistono in maniera del tutto naturale con quelli classici della serie, in determinate situazioni saremo costretti ad usare esclusivamente quelli. Nelle scazzottate e nel recupero di alcuni manufatti in particolare, questi elementi entrano prepotentemente in gioco obbligando in più di un occasione il giocatore a “smanettare” sulla console.