Under Cover: sarà il nuovo Time Crisis in VR
Under Cover è un gioco VR con elementi dei classici sparatutto con light-gun
Sono tornato ad indossare il Meta Quest 3, il visore di Meta della realtà virtuale, per interpretare i panni di un agente (più o meno) segreto che dovrà fermare minacce (più o meno) reali che potranno essere fermate solamente con l’ausilio di una pistola pixelosa e la voglia di “shottare” i cattivi. Ecco la recensione di Under Cover.
Tempo di crisi: la recensione di Under Cover
Questo gioco a stato assegnato a me, che negli anni ’90 ho investito il corrispondente in denaro di un mutuo per pagare le monete dei cabinati di Time Crisis e The House of The Dead, oltretutto ho un cabinato in casa con associata una Sinden, la miglior light-gun sul mercato proprio per poter usufruire di nuovo di quel tipo di “emozioni”. Under Cover si ispira a quel concept, soprattutto del gioco di Namco, per confezionare un’esperienza VR che si avvicini a quella retro-realtà.
Basta infatti indossare il Quest per trovarsi catapultati in un mondo fatto di sparatorie ed un esercito infinito di nemici pronti a farci la pelle. La regola, una volta imboccata la strada di una missione, è molto semplice e corrisponde a quanto abbiamo imparato in Time Crisis. Nemico vestito “blu” standard non ci spara direttamente il primo colpo per ucciderci, ma non possiamo dormire troppo sugli allori; se vestito di “giallo” è molto pericoloso, ma mai quanto quello “rosso” che si presenta con la voglia di essere letale fin dall’inizio della sua entrata in scena. Ogni missione dura una decina di minuti, ma la peculiarità è insita nella ricarica dell’arma che questa volta non prevede (per ovvi motivi) di usare un pedale e nemmeno di sparare fuori dallo schermo, ma bensì di abbassarsi (fisicamente), di poco ma comunque data la frequenza della ricarica sarà un po’ come fare squat.
Il colpo di striscio
Confesso che mi sono proprio divertito con Under Cover e lo suggerisco a tutti gli appassionati, ma non è assolutamente perfetto e vi dico perché. Intanto il concetto è appunto quello di essere sempre al riparo, come per altro avviene nello stesso Time Crisis (e per questo gli avranno dato questo nome?), per poi risolvere un conflitto di fuoco contro una piccola orda di nemici. Il difetto in questo caso è un eccesso rapidità d’azione. Ogni mini-scenario dura una manciata di secondi e oltre all’attenzione del giocatore per l’arrivo dei nemici non c’è quasi il tempo di respirare o capire e si passa subito allo scenario successivo.
Valida l’idea della ricarica proni (fa anche bene alla salute… un po’ meno se avete ginocchia fragili), ma non suggerisco di fare oltre due missioni (per una ventina di minuti circa) o vi ritroverete stravolti. La mira è buona e provoca sensazioni piacevoli, ma talvolta il puntamento perde precisione tenendo conto che i nemici sono spesso lontani, servirebbe qualcosa tipo un laser che punta o qualcosa di più visibile, perché in alcuni casi non è chiarissimo dove stiamo puntando e non sempre basta il solo mirino della pistola, dato che avete micro-secondi per sparare e non riuscite quasi a prendere la mira su un soggetto, che già dovete sparare al prossimo bersaglio.
C’è un minimo di varietà tra una sequenza e l’altra e tra una missione e l’altra, ma date le possibilità oggi di realizzare qualcosa di originale, mi aspettavo qualcosa di più che non siano degli scenari statici e vedere solo persone che sbucano fuori, i giochi vecchia scuola ci hanno insegnato ad avere più fantasia, uno sforzo maggiore in questo senso poteva essere fatto.