Unit 4

di Roberto Vicario

Gamera Interactive rappresenta senza ombra di dubbio una di quelle realtà che fanno bene al nostro paese. Uno studio di sviluppo italiano ambizioso, con partecipazioni importanti di personaggi di rilievo del mondo dei videogiochi come il noto Chris Avellone.

In attesa di toccare con mano il progetto più ambizioso di Gamera (una specie di soul-like di nome Alaloth: Champions of the Four Kingdoms) ci siamo cimentati con il primo titolo partorito da Alberto Belli (CEO di Gamera) e il suo team.

La pazienza degli old school

Unit 4, questo il titolo del gioco, ci riporta con la mente (e con il pad) ad un gameplay figlio della vecchia scuola videoludica. Ci troviamo infatti davanti ad un platform game in pixel art che omaggia quei titoli di un tempo passato, che però riesce a non dimenticare che ci troviamo nel 2017.

La storia, come spesso accade in questo genere di titoli, è una sorta di sfondo e collante ai vari stage che ci troveremo ad affrontare, e dalla difficoltà sempre più consistente (quindici in totale). Sia l’elemento narrativo che il gameplay ruotano attorno a quattro personaggi che vengono caratterizzati da quattro differenti poteri. C’è quello che può effettuare il doppio salto, quello che grazie al rampino può aggrapparsi (quasi) ovunque; senza dimenticare il “mago” del gruppo in grado di diventare invisibile e il “tank” in grado di sprintare e prendere a spallate qualsiasi cosa.

I personaggi sono sempre e costantemente a disposizione del giocatore che, tramite la pressione di un tasto può "switchare” da un eroe all’altro senza problemi. In questa possibilità si annida, inoltre, la vera sfida del titolo; più si proseguirà nella storia del gioco, più i livelli si faranno impegnativi, e maggiore sarà la necessità di concatenare i poteri dei vari personaggi per superare una data sezione dello schema di gioco. Sotto questo aspetto Unit 4 non è sicuramente un titolo user friendly, ma richiede una grande abilità, oppure, una forte pazienza da parte di chi gioca. Basando molta dell'esperienza sul concetto di trial & error (non esistono vite, se si muore si torna sempre all'ultimo checkpoint), il gioco di Gamera offre un livello di sfida decisamente elevato, con una curva di difficoltà che sale in maniera costante e che ,spesso, trova il suo apice all’interno di valide boss fight. Tutto questo è frutto anche di un level design che ci è sembrato più che ispirato, con alcuni passaggi degni delle migliori produzioni platform dell’epoca che Unit 4 omaggia.

Non è tutto oro quel che luccica purtroppo, e a fronte di elementi sicuramente da esaltare ce ne sono altri che ci hanno fatto storcere un po il naso. Su tutti la disparità tra i vari eroi. Dei quattro presenti, durante la nostra esperienza, quelli che abbiamo utilizzato in maniera costante sono stati due, con un terzo utilizzato sporadicamente e un quarto praticamente mai preso in considerazione. Sebbene questo limite si è rivelato abbastanza trascurabile in single player, lo è stato molto meno in multigiocatore. A questo poi si aggiungono degli hitbox che ogni tanto ci sono sembrati fin troppo pignoli, regalando momenti di vera frustrazione alla nostra esperienza.

Difetti che ci hanno lasciato l’amaro in bocca, perché il gioco, nel suo complesso, risulta un'esperienza completa e anche divertente. La presenza di una galassia esplorabile da cui si accede ai vari livelli (con una navicella interamente personalizzabile), ricca di citazioni incredibili e anche in grado di far sorridere i giocatori che sapranno coglierle tutte. A questo si aggiunge una longevità tutto sommato soddisfacente, alimentata anche dalle possibilità di personalizzazione di eroi e nave, dal completamente al 100% di ogni singolo schema di gioco e da una serie di attività secondarie su mezzi di trasporto (anche se quest’ultime non ci hanno particolarmente convinto).

Sotto l’aspetto puramente tecnico ci troviamo davanti ad un lavoro di pixel art sicuramente valido, ma che poteva essere sicuramente arricchito soprattutto all’interno degli schemi di gioco che, in più di un passaggio, ci sono sembrati piuttosto spogli. Unit 4 non utilizza parlato, ma unicamente testi che, curiosamente, sono completamente in inglese, ma facilmente comprensibili anche da chi l’inglese non lo mastica perfettamente.