Unknown 9: Awakening, la recensione
Il nuovo videogioco di Reflector Entertainment e Bandai Namco
Peccato. Peccato per tanti motivi. Peccato perché poteva essere un gran gioco e invece si accontenta mestamente del compitino, risultando inoltre, afflitto da tante cose che non vanno. Stiamo parlando di Unknown 9: Awakening, gioco uscito venerdì 18 ottobre e che avremmo voluto davvero fosse ben altro, perché il potenziale per noi era davvero enorme, ed invece… scopriamo questo gioco altalenante nella nostra recensione completa.
Quando il team di Reflector (con la mano di Bandai Namco) aveva tolto il velo su questo Unknown, ormai quattro anni, or sono, eravamo rimasti meravigliati ed incantati dal mondo che ci veniva proposto. Risulta palese che da quel giorno sino a questa recensione siano cambiate tantissime dinamiche ed il gioco ha subito un brusco ridimensionamento (oltre che esser andato in sordina) sino alla sua uscita ufficiale. Andiamo, dunque, con ordine.
La trama e il gameplay di Unknown 9: Awakening
La protagonista è Haroona, interpretata da Anya Chalotra (chi ha visto la serie di The Witcher la conosce bene). La giovane ragazza è orfana ma viene salvata nonché addestrata a diventare una Questor da Reika, vero e proprio punto di riferimento per Haroona per tutto ciò che le ha insegnato. I questor hanno abilità come pochissimi. Capaci di interagire con il “Rovescio”, una vera e propria dimensione parallela, e manipolatori dell’Am, un’antica fonte di energia e magia che lo presiede. Tutte queste abilità uniche e così peculiari sono strettamente intrecciate con il nome che dà il titolo al videogioco. I nove sconosciuti sono, infatti, un gruppo di immortali che hanno vigilato sull’umanità per la sua intera esistenza. Si conosce molto poco della loro storia e dei loro obbiettivi. Da tempo immemore sono relegati al regno dei miti e delle leggende. I questor sono tra i pochissimi a ritenere che siano realmente esistiti e che siano in grado di modificare la traiettoria dell’umanità, influenzando i piani dell’universo narrativo. Esistono inoltre, due schieramenti ben distinti con i quali Haroona verrà presto a contatto: la Leap Year Society e gli Ascendenti. Se i primi sono i buoni, studiosi del mondo dei nove sconosciuti, i secondi bramano il potere immenso che potrebbe derivare da queste divinità e non si faranno scrupoli per raggiungere i loro scopi.
La narrazione è un elemento assolutamente distintivo del game, e prenderà una decisa direzione quando Vincent, leader degli Ascendenti, avrà sotto le sue grinfie Reika. Haroona riesce a fuggire, convinta che la persona più importante della sua vita sia morta. Inizierà così una spietata caccia di vendetta per rintracciare Vincent e ucciderlo. La trama, come potete ben costatare, è ben congeniata e serve da solida base per tutto ciò che affronteremo in compagnia della nostra protagonista.
Ci appare evidente, sin dalle prime battute, che l’intera struttura del gioco sia un po' “vintage”. Il viaggio di Haroona, infatti, è totalmente lineare, con la strada che aspetta solo di essere percorsa. Certo, ci saranno zone apposite di combattimento, ma in ogni casa la scia è sempre tracciata, le uniche e brevissime deviazioni di percorso ci risulteranno abbastanza evidenti quando dovremo raccogliere le “anomalie”, ovvero i punti spendibili nel nostro albero delle abilità per avanzare di livello e sbloccare nuovi poteri e nuove capacità. L’albero in questione ci permette di scegliere il nostro stile preciso di approccio, oppure sbloccare ciò che più ci aggrada. Le tre vie dell’albero si dividono in punti combattimento, punti furtività o shadow (per un approccio più stealth), ed infine i punti arcani.
All’interno dei combattimenti vedremo davvero tanto della potenza e della pericolosità dei questor. Disporremo dei classici attacchi leggeri e pesanti, ma anche di schivate perfette, scudi paranormali, possibilità di respingere o attrarre i nemici a noi, fino alla possibilità di soggiogare le loro menti e prenderne possesso dei corpi per spegnere macchinari o farli recare danno a vicenda. Grazie alle abilità ombra potremo diventare addirittura invisibili, lanciare esche, muoversi con passo felino e guardare attraverso gli oggetti per individuare i nemici. Insomma, l’avventura con Haroona sarà ricca di varianti, peccato però per la scarsa varietà di nemici, il problema è che a lungo andare tutto ci risulterà alquanto monotono.
Unknown 9: Awakening, il comparto grafico
Altro punto dolente del gioco è sicuramente quello grafico e di questo ci reca dispiacere in maniera particolare. Per quanto le ambientazioni di gioco siano sostanzialmente “chiuse” risultano davvero godibili, ricche di colori e di peculiarità. All’interno del nostro viaggio godremo delle coste del Portogallo o dei deserti aridi della Mauritania e tanto altro. Purtroppo questa ricchezza visiva è altamente compromessa da una grafica che non riesce mai a premiare ciò che dovremmo solo fermarci ad ammirare. Gli stessi personaggi di gioco sono contornati male e anche loro risentono di un motore grafico che ne mozza le caratteristiche, soprattutto quelle facciali. Anya Chalotra meritava ben altro, ne siamo convinti.
Ci si rende dunque conto di come le ambizioni del team Reflector abbiano cozzato in maniera tangibile con quello che poi è stato il prodotto finale. Dulcis in fundo un audio che fa un po’ di bizze, soprattutto nei dialoghi, dove la voce non risulta pulita e sempre cristallina, apprezziamo tuttavia il doppiaggio in italiano, cosa sempre più difficile da trovare ultimamente. Segnaliamo una non solidissima frequenza dei fotogrammi e alcuni piccoli bug che guastano davvero il tutto (più di una volta ci siamo trovati i nostri compagni di viaggio a vederli camminare contro rocce o pareti). L’aspetto che più forse invece ci ha disturbato è invece la scadente IA dei nemici, incapaci a volte persino di attaccare e altre di piombarci in massa addosso, senza contare le volte in cui venivamo avvistati ma non segnalavano l’allarme né tantomeno ci venivano a cercare.
Voto
Redazione
Unknown 9: Awakening
La linearità dello svolgimento del gioco ricorda sicuramente giochi un po’ più datati e da cui trae chiaramente ispirazione (qualcuno ha detto Tomb raider?). Non facciamo una colpa di ciò al team Reflector perché l’idea è buona, il problema è tutto il contorno di questo gioco. L’ambizione è evidente ed è palesemente quella di un gioco tripla A, purtroppo il risultato finale è ben diverso. Il gioco presta il fianco ai troppi difetti tecnici che lo affliggono, dalla grafica ai bug, dall’IA deficitaria al sonoro. Come dicevamo all’inizio possiamo dire solo una parola per definire Unknown 9 Awekening: peccato.