Unsolved Crimes

di Davide Tognon
In Unsolved Crimes ci si cala nell'impermeabile sgualcito di un detective fresco di accademia che, appena arrivato alla centrale di polizia di New York (siamo a metà degli anni '70), fa conoscenza di quel mondo brutale che per la squadra omicidi rappresenta il quotidiano. Al dipartimento il "novellino" viene accolto da Abbot, il ruvido capo che non manca mai di far sentire la sua schiettezza; poi da Marcy Blake, una giovane collega che, a dispetto dell'avvenenza, esibisce un caratterino autoritario e un'innata predisposizione al mestiere, tale é il distacco dimostrato nel fronteggiare l'orrore a cui assiste.

Ben presto le acque si agiteranno poiché la sorella di Marcy, la bellissima Betsy, viene improvvisamente rapita. Si delinea così uno scenario evocativo tipico dei telefilm di stampo americano, caratterizzato da personaggi verosimili che si muovono fra i delitti efferati con disinvoltura. Si crea inoltre una interessante prospettiva entro cui l'utente é indotto ad identificarsi totalmente col protagonista (che, non a caso, non viene mai visto né nominato). Questo grazie all'instaurazione di un parallelismo, che allo "status" di principiante del videogame fa corrispondere il trattamento riservato all'ultimo arrivato nella polizia: dove l'esperienza di gioco si traduce in esperienza sul campo, preziosa per apprendere i dettami fondamentali delle indagini e guadagnarsi il rispetto altrui.



Dopo aver ricevuto qualche informazione preliminare da Abbot, incipit obbligato di ogni caso, comincia l'investigazione vera e propria. In essa si distinguono due fasi ludiche principali: in primis l'esplorazione della scena del crimine, volta alla ricerca di elementi utili all'inchiesta, le cui dinamiche ricordano da vicino quelle delle avventure "punta&clicca". Segue l'analisi critica del materiale raccolto, suddiviso in prove e profili degli individui sospettati (generalità e deposizioni degli stessi). Questo momento si svolge per mezzo di domande consecutive a risposta multipla (formulate da Marcy), alle quali é necessario fornire la corretta soluzione onde poter proseguire nell'indagine. Presupposto ovvio dell'analisi é un'attenta disamina dei documenti a disposizione, che mettono in luce particolari decisivi come le modalità secondo cui si é compiuto il misfatto, le incongruenze delle testimonianze ecc... Va specificato, allorché sorga la tentazione di replicare ai quesiti "a fortuna", magari perché si é poco propensi a passare il tempo impegnati nello studio dei documenti, che questo approccio non paga: una serie di risposte sbagliate provoca la perdita della fiducia dei colleghi, e un conseguente allontanamento dall'incarico (per chi non avesse capito: game over).

Una investigazione così impostata presenta numerose lacune. E non potrebbe dirsi altrimenti, essendo chiaramente inconcepibile qualunque pretesa di racchiudere l'intero panorama di una vera indagine di polizia in una cartuccia del DS; un ambito, questo, talmente complesso e sfaccettato da costringere ad una doverosa (e drastica) semplificazione della controparte videoludica. Ciò premesso, duole rilevare come il ruolo interpretato in Unsolved Crimes sia comunque troppo marginale. Alcune componenti essenziali del caso (luoghi e sospettati) sono precostituite: si recepiscono passivamente con l'istruttoria iniziale di Abbot ed é preclusa ogni integrazione "in corso", da parte del giocatore. É parimenti precluso, per ciò che concerne l'acquisizione probatoria, l'interrogatorio diretto del teste, rendendo di fatto le deposizioni un altro dato prestabilito di cui non si concorre alla formazione.

Pertanto, si assume una funzione attiva solo nella ricerca di elementi significativi sulla scena del crimine; la quale si esaurisce in una singola area, neanche ricca di particolari (eccettuati quelli rilevanti). Passando all'analisi critica, va eccepito come la struttura a domande mal si presti a trasporre quel processo deduttivo che, a ben vedere, costituisce il cuore dell'investigazione. Riprodotto in tale forma, il processo infatti perde ogni carattere di creatività, dominato dalla logica stringente ma povera che consegue allo studio delle poche nozioni a disposizione. Questa fase si vede così attribuita una veste prossima al "compitino", le cui soluzioni sono suggerite dalle risposte multiple stesse. E Marcy, bacchettando il giocatore in caso di errore, qui più che la collega esperta pare l'antipatica maestrina che ha sempre la soluzione pronta. I limiti appena esposti sono un vero peccato, considerata la bontà di altri aspetti, nello specifico gli intrecci elaborati alla base di alcuni casi affrontati, che li rendono davvero piacevoli da scoprire passo per passo.



Il metodo di controllo di Unsolved Crimes, in modo molto felice, si orienta verso un largo impiego del pennino: si può intuire l'affinità fra l'esplorazione "punta&clicca" e le potenzialità che il DS offre in termini di interazione con lo schermo. É pure consentito utilizzare esclusivamente lo stilo per ogni operazione, anche se resta preferibile avvalersi dei pulsanti almeno per quanto riguarda il movimento.
La grafica si distingue per la peculiare attenzione riposta nella visuale in prima persona, elemento sul quale occorre incidere di continuo, ruotando o spostando la prospettiva per considerare anche i dettagli più reconditi degli ambienti. Le locazioni palesano una certa diffidenza del DS nei confronti della tridimensionalità, soprattutto guardando ai particolari migliorabili. Il sonoro é costituito da un repertorio di musiche che non lasciano gran traccia di sé.

Per concludere, di Unsolved Crimes va apprezzata l'originalità mostrata nel porre il giocatore all'interno di uno scenario degno di un telefilm poliziesco. Le gravi limitazioni a cui é soggetto il gameplay determinano però un'esperienza ristretta e ripetitiva, molto distante dall'emozione che dovrebbe suscitare il ruolo di detective in un caso d'omicidio.