Untold Legends: The Warrior’s Code
di
ANCORA UN CODICE
Dopo quello di Dan Brown, arriva un altro codice, questa volta incastonato sulla sorellina portatile della Ps2 che, invece di trascinare il giocatore nei sotterranei del Vaticano, lo accompagna alla scoperta di castelli infestati da creature malvagie animate dall'intento demoniaco di spargere diserbante sulla bella e buona civiltà. La lotta ai pesticidi inizia ora! Una società segreta di mutanti è già pronta alla resistenza.
GIOCO
Cinque classi di personaggi? Guardiani, guerrieri, maghi, discepoli, messaggeri e cose così? Personalizzazione del personaggio incluse proprietà fisiche e dotazione di armi? Filmati d'intermezzo a corredo di una storia più corposa di un grissino? Ma allora è un gioco di ruolo? E' anche un gioco di ruolo. Ma soprattutto un gioco di combattimento in terza persona fissato sull'azione uno-contro-uno. E' una mania quella di abbattere nemici in sequenza infinita da cui ULWC non riesce a liberarsi, ma almeno ha carattere. Se poi questo carattere non risulta simpatico, affascinante o intelligente, si può ricorrere alla difesa d'ufficio: questione di gusti. nota a piè di pagina: ritrovandosi tra le mani una consolle portatile, i tempi di caricamento non sono trascurabili, ma ULWC salta l'ostacolo caricamento con ottima velocità.
DALLA FRATELLANZA AL GUERRIERO...
...il passo dovrebbe essere breve. Invece no, ecco perché. ULWC è figlio di Untold Legends: Brotherhood of the Steel, una spumeggiante realizzazione di botte da orbi. Ma dopo i primi bicchieri, tante bollicine lasciano poco sapore in bocca. La furia dei combattimenti, intensi e sonori, non può costituire il perno che regge da solo l'intera impalcatura di gioco. Forse la trasformazione in un alter-ego ferino può mettere pepe ai combattimenti salvandoli, all'ultimo minuto, dall'alienazione da sterminio incessante. Ma questa volta a versare qualche scodellata in più di giocabilità ci pensa uno snodo nella trama che sopraggiunge improvviso...Tutto filerà liscio come l'olio? Non proprio: l'ospite che nessuno avrebbe voluto ritrovarsi sono i boss di fine livello, che dimostrano una fiera resistenza con tattiche di combattimento evolute. Ma allora a cosa mi serve pigiare come un ossesso il pulsantino "x"?
SGUARDI E SUONI
Due condizioni preliminari: la consolle è portatile, quindi il design funzionale prevale sullo stile decorativo; il punto di vista è dall'alto in basso, focalizzando così gli ambienti e riducendo lo spazio per i protagonisti. Il giudizio sulla pagella prevede "discreto", guadagnato per la formale completezza. La dimensione visuale di ULWC assomiglia ad un puzzle dove ogni pezzo è incastrato negli altri; bene. Purtroppo è l'immagine complessiva che non riesce a calamitare lo sguardo. Si lascia impugnare, usare, dirigere, ma non buca la solida e rigorosa mediocrità. La fantasia è lontana. Ma passati i primi sessanta secondi la completezza è un effetto che svanisce, perché è come il reggiseno wonderbra: all'inizio stuzzica, lasciando presagire chissà quali dotazioni, ma poi delude una volta scoperto.
L'ULTIMO COLPO
Chi si ferma è perduto! Specialmente in questo caso, chi si ferma finisce per essere borseggiato del suo sano divertimento per opera della mano sinuosa di una grafica strutturata ma un po' frigida, di un audio collaterale ben congegnato, ma qualitativamente afono. Chi si ferma, perde quindi lo spirito vitale di ULWC, concentrato tutto nella pillola del combattimento, dello scontro contro avversari che non stanno ad oltre un metro di distanza. E' il viagra di ULWC ma dopo potrebbe servire un prozac per riprendersi dalla noia.
Dopo quello di Dan Brown, arriva un altro codice, questa volta incastonato sulla sorellina portatile della Ps2 che, invece di trascinare il giocatore nei sotterranei del Vaticano, lo accompagna alla scoperta di castelli infestati da creature malvagie animate dall'intento demoniaco di spargere diserbante sulla bella e buona civiltà. La lotta ai pesticidi inizia ora! Una società segreta di mutanti è già pronta alla resistenza.
GIOCO
Cinque classi di personaggi? Guardiani, guerrieri, maghi, discepoli, messaggeri e cose così? Personalizzazione del personaggio incluse proprietà fisiche e dotazione di armi? Filmati d'intermezzo a corredo di una storia più corposa di un grissino? Ma allora è un gioco di ruolo? E' anche un gioco di ruolo. Ma soprattutto un gioco di combattimento in terza persona fissato sull'azione uno-contro-uno. E' una mania quella di abbattere nemici in sequenza infinita da cui ULWC non riesce a liberarsi, ma almeno ha carattere. Se poi questo carattere non risulta simpatico, affascinante o intelligente, si può ricorrere alla difesa d'ufficio: questione di gusti. nota a piè di pagina: ritrovandosi tra le mani una consolle portatile, i tempi di caricamento non sono trascurabili, ma ULWC salta l'ostacolo caricamento con ottima velocità.
DALLA FRATELLANZA AL GUERRIERO...
...il passo dovrebbe essere breve. Invece no, ecco perché. ULWC è figlio di Untold Legends: Brotherhood of the Steel, una spumeggiante realizzazione di botte da orbi. Ma dopo i primi bicchieri, tante bollicine lasciano poco sapore in bocca. La furia dei combattimenti, intensi e sonori, non può costituire il perno che regge da solo l'intera impalcatura di gioco. Forse la trasformazione in un alter-ego ferino può mettere pepe ai combattimenti salvandoli, all'ultimo minuto, dall'alienazione da sterminio incessante. Ma questa volta a versare qualche scodellata in più di giocabilità ci pensa uno snodo nella trama che sopraggiunge improvviso...Tutto filerà liscio come l'olio? Non proprio: l'ospite che nessuno avrebbe voluto ritrovarsi sono i boss di fine livello, che dimostrano una fiera resistenza con tattiche di combattimento evolute. Ma allora a cosa mi serve pigiare come un ossesso il pulsantino "x"?
SGUARDI E SUONI
Due condizioni preliminari: la consolle è portatile, quindi il design funzionale prevale sullo stile decorativo; il punto di vista è dall'alto in basso, focalizzando così gli ambienti e riducendo lo spazio per i protagonisti. Il giudizio sulla pagella prevede "discreto", guadagnato per la formale completezza. La dimensione visuale di ULWC assomiglia ad un puzzle dove ogni pezzo è incastrato negli altri; bene. Purtroppo è l'immagine complessiva che non riesce a calamitare lo sguardo. Si lascia impugnare, usare, dirigere, ma non buca la solida e rigorosa mediocrità. La fantasia è lontana. Ma passati i primi sessanta secondi la completezza è un effetto che svanisce, perché è come il reggiseno wonderbra: all'inizio stuzzica, lasciando presagire chissà quali dotazioni, ma poi delude una volta scoperto.
L'ULTIMO COLPO
Chi si ferma è perduto! Specialmente in questo caso, chi si ferma finisce per essere borseggiato del suo sano divertimento per opera della mano sinuosa di una grafica strutturata ma un po' frigida, di un audio collaterale ben congegnato, ma qualitativamente afono. Chi si ferma, perde quindi lo spirito vitale di ULWC, concentrato tutto nella pillola del combattimento, dello scontro contro avversari che non stanno ad oltre un metro di distanza. E' il viagra di ULWC ma dopo potrebbe servire un prozac per riprendersi dalla noia.