Valiant Hearts: The Great War

di Andrea Zabbia
Ultimamente Ubisoft sembra interessata verso alcuni progetti apparentemente “piccoli”, ma che nascondono delle piacevoli sorprese. Pare che la software house francese si sia resa conto dei punti forti che stanno facendo la fortuna di numerose produzioni indie e cerca di emularle proponendo titoli all'apparenza “semplici”, ma profondi. Dopo il successo dell'esperimento Child of Light, ecco quindi arrivare Valiant Hearts: The Great War. Scopriamo insieme se questa strada battuta da Ubisoft ha prodotto ancora una volta qualcosa di buono.

E mentre marciavi con l'anima in spalle...



Valiant Hearts: The Great War é una produzione singolare. Tratta della Prima Guerra Mondiale, proponendo il punto di vista inedito di uomini comuni coinvolti nel terribile scenario che sconvolse il globo dal 1914 al 1918. La tematica affrontata é una delle più drammatiche della storia dell'uomo, ma lo stile grafico adottato, inizialmente, sembra abbastanza antitetico rispetto a ciò di cui si parla. Sfruttando l'ormai acclamato UbiArt Framework, il titolo si presenta come una sorta di fumetto interattivo, con disegni apparentemente rivolti ad un pubblico giovane. Proseguendo con il gioco effettivamente il tutto ha cominciato ad acquisire un senso e la scelta adottata dagli sviluppatori ci é parsa davvero azzeccata e coerente con l'idea di fondo. Questo é un prodotto destinato a tutti e vuole comunicare un messaggio universale, che ognuno può comprendere attraverso una storia semplice da seguire.



Valiant Hearts: The Great War parla dell'essere umano, di ciò che ci permette di definirlo tale. Cosa é che ogni giorno dà uno scopo alle nostre vite? Sarà forse l'amore verso i membri della nostra famiglia? Sarà quello verso la donna che abbiamo deciso di portare all'altare? O, più genericamente, quello verso il prossimo? I quattro impavidi protagonisti sembrano mossi da sentimenti simili tra loro, che, in un modo o nell'altro, li portano a sfidare anche qualcosa che sfugge alla loro logica e inesorabilmente li inghiotte. Ma sarebbe sbagliato soffermarsi solo sugli eventi legati alla trama principale, che non é nostra intenzione svelarvi. Occorre considerare l'opera nel suo complesso per potere davvero comprendere ciò che Ubisoft Montepellier vuole comunicare al giocatore. Questo gioco parla di qualcosa che ha sconvolto l'equilibrio mondiale per cinque lunghissimi e interminabili anni. Parla di uomini che hanno dato la propria vita e molto di più per il proprio paese e per ciò in cui credevano. Milioni di persone sacrificate in nome di qualcosa che non gli é mai stato spiegato, combattenti che é giusto ricordare per il valore e il coraggio mostrato in battaglia.

Il modo in cui Valiant Hearts: The Great War mette tutto questo su schermo é abbastanza anomalo, ma efficace quanto una secchiata d'acqua fredda. Quasi tutti i personaggi sullo schermo sembrano molto simili tra di loro. Sebbene i più maliziosi possano subito pensare ad una mancata voglia da parte dei disegnatori di realizzare modelli diversi tra loro, in realtà il tutto pare coerente con il messaggio di cui il gioco vuole farsi portatore. Gli uomini in guerra sono tutti uguali. C'é chi porta la barba e chi no, chi invece tiene un'acconciatura più lunga rispetto ad un altro, ma sono forse questi elementi sufficienti per poter sancire delle diversità? No, questo infame compito é lasciato all'uniforme. C'é chi, con quella da ufficiale, si arroga il diritto di poter mandare i propri “trupponi” alla morte, e, ovviamente, c'é il nemico, che a causa del colore diverso della divisa diventa il bersaglio da colpire.



Per il resto, ognuno é identico a chi si trova di fronte, nonostante la guerra paia essere in grado di rendere ciechi. Forse sarà per questo che tutti i personaggi coinvolti in Valiant Hearts: The Great War hanno gli occhi coperti? O perché sono stanchi di dover assistere allo spettacolo che sono costretti a seguire in prima fila? Non ci é dato saperlo, ma coloro che hanno lo sguardo ancora aperto sono i più giovani e il protagonista canino, Walt. Quest'ultimo ha infatti una grossa responsabilità: deve badare alle sciocchezze in cui si é cacciato il suo amico uomo. A differenza dei milioni di soldati che coprono il campo di battaglia, l'eroico animale riesce a vedere la verità delle cose, ciò che si cela dietro i vestiti e le bandiere, e non esita neanche un secondo quando si tratta di salvare una vita. Walt non si lascia distrarre dai discorsi dei potenti o dagli ordini che il generale sbraita, lui rimarrà sempre fedele ai suoi compagni bipedi. Se gli occhi del coraggioso cane sono quelli della verità, quelli dei piccoli umani invece sono quelli della speranza. Troppo giovani per capire ancora l'orrore che li circonda e fortunatamente ancora pieni di quell'incoscienza che permette loro di poter sperare in un futuro migliore. Valiant Hearts: The Great War si rivolge anche e soprattutto a loro. I ragazzi devono giocare questo titolo. Oltre ad imparare molto sugli eventi storici di quegli anni, hanno bisogno di conoscere le persone e gli uomini che ci hanno permesso oggi di vivere la realtà come la conosciamo. Grandi persone hanno dato tutto per noi, diamo loro il nostro ricordo.

La guerra non é un gioco...



Valiant Hearts: The Great War invece lo é. Per la precisione é un'avventura grafica in 2D, in cui bisogna risolvere enigmi ambientali per poter passare attraverso le linee nemiche. Le prove a cui ci sottopone il titolo non sono in realtà molto impegnative, raramente riusciranno a bloccare l'utente per più di un minuto. Molto spesso il giocatore deve solo raccogliere un oggetto da un luogo A e portarlo in B, ma mai queste meccaniche risultano noiose, anzi, superare un rompicapo può dare anche qualche soddisfazione. Un po' più lente sono invece quelle sezioni in cui tutto quello che viene richiesto é aspettare che il nemico smetta di sparare con le mitragliatrici sul punto da attraversare, e poi proseguire verso la prossima zona sicura. Questa scelta dello sviluppatore non é però da condannare, la Prima Guerra Mondiale era piena di situazioni simili, ricordiamo infatti che la guerra di trincea era fatta principalmente di attese, mettere fuori la testa durante il fuoco nemico significava andare incontro a morte certa.

In tale maniera si rivivono le sensazioni che i soldati provavano sul campo di battaglia, con azioni ripetute in eterno, fino al momento in cui il generale non avesse smesso di urlare ordini. In Valiant Hearts: The Great War troviamo inoltre una piacevolissima sorpresa, pescata direttamente dal repertorio di Rayman Legends: I livelli musicali. Le cosiddette “corse in taxi” sono tra le sequenze più riuscite del gioco, muovere il proprio veicolo su schermo mentre si viene bombardati a tempo con celebri brani della musica classica é qualcosa di estremamente appagante e divertente. Purtroppo sono presenti solo tre di queste sessioni, ma valgono in parte il prezzo del biglietto.


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Le avventure di Emile, Karl, Freddie, Anna e il cane Walt si divideranno lungo quattro capitoli, composti da più livelli ciascuno. La storia principale avrà una durata complessiva di circa 7-8 ore e non sono previste modalità secondarie. I collezionabili non prolungano di molto l'esperienza di gioco, al termine della prima run siamo inoltre riusciti a scovarne più del 75%. Questi infatti non sono nascosti benissimo, e con un po' di attenzione il giocatore può trovarli con assoluta facilità. Non la consideriamo però una nota negativa, visto che gli sviluppatori li hanno inseriti con l'unico scopo di invogliare l'utente a conoscere meglio la vita di coloro che erano presenti durante quel periodo della nostra storia. Reperti storici come lettere e oggetti intagliati nei proiettili hanno molto da raccontare riguardo all'esperienza che ha segnato il proprietario originale. Tralasciare uno di questi extra equivale a perdere un'occasione per poter accrescere il proprio bagaglio culturale.

Le note conclusive le riserviamo al comparto tecnico del gioco. UbiArt Framework mostra ancora una volta grande solidità e si conferma come il motore grafico dei sognatori. 60 fps garantiti e disegni che prendono dolcemente vita sui nostri schermi. Presso Ubisoft lavorano dei disegnatori sopraffini, capaci di deliziare i nostri palati con opere visive che incantano lo spettatore. Note di merito anche per il comparto sonoro, con una soundtrack capace di sottolineare i momenti più tristi della storia dei cuori impavidi, ma anche di coinvolgere il giocatore durante le scene delle grandi battaglie. L'attenzione per le musiche é sempre stato un marchio di fabbrica della software house francese e il modo in cui sono stati gestiti i livelli musicali é solo un'ulteriore conferma di quanto stiamo qui affermando. Gli applausi finali vanno ai doppiatori, che con la loro voce sono riusciti ad emozionarci durante le sequenze filmate.