Van Helsing

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Van Helsing

Ma una volta nel gregge è inutile che abbai, scodinzola. Così è più facile godere dei pregi, pochi, o almeno accettare con animo sereno le brutture di un gameplay che, ancorato a canoni oramai secolari, fa da passerella a numerose superficialità o errori grossolani che al giorno d'oggi dovrebbero essere lontani ricordi di un tempo che fu: la telecamera e l'IA dei nemici in primis. Ma in fondo, chi confessa i propri difetti li mostra una volta, chi non li confessa, lo fa infinite volte. E in un titolo che li mostra tutti fin dal primo minuto, il calvario del giocatore diventa meno duro e appare più facile guardare con disinvoltura quasi rassegnata i pochi pregi quali il vasto armamentario, i differenti metodi necessari per debellare i nemici, o i boss di fine livello. Il nostro eroe può portare due armi contemporaneamente (le altre rimangono nell'inventario) i cui usi sono demandati rispettivamente al tasto quadrato e triangolo. Le armi a lunga gittata si sprecano, quelle a corta sono decisamente poche, e questo si riflette in buona parte nella dinamica degli scontri. Difatti il problema principale risiede nel fatto che la stragrande maggioranza dei nemici su schermo può essere eliminata dalla distanza, muovendosi a destra o a sinistra per evitare di tanto in tanto i suoi attacchi. Con questo stratagemma, è possibile sbarazzarsi senza fatiche di notevoli gruppi di mummie\demoni alati\nanetti schifosi, anche se, a onor del vero, alcuni necessiteranno maggiore attenzione per essere sconfitti, o almeno daranno maggior filo da torcere. Una sparatoria di proporzioni bibliche che spesso e volentieri si risolve con l'unica costante di dover premere ripetute volte il tasto dello sparo.


Gli upgrade delle armi non mancano, così come le mosse speciali e una sorta di negozietto da cui comprare, una volta sconfitto un boss di fine livello, armi, munizioni e amenità varie. Graficamente Van Helsing soffre in grande misura la presenza di una telecamera fissa che, anche nei campi lunghi, lascia notevoli zone morte, figuriamoci quando è piazzata in aree dall'estensione ridotta. Il motore grafico svolge pur sempre il suo compito, senza infamia e senza lode, proponendo modelli poligonali discreti (tranne quello di Kate Beckinsale) e locazioni a tema, anche se a volte poco curate.. Il sonoro invece vanta musiche a tema, effetti sonori buoni ma un parlato (in Italiano) decisamente scadente. La longevità non è certo il suo punto di forza , come non lo è la rigiocabilità. Da Gamesurf è tutto.

112
Van Helsing
5.5

Voto

Redazione

Van Helsing

Tie-in. Un vocabolo che farebbe storcere il naso a qualsiasi patito di videogiochi, una quasi certezza sulla non troppo esaltante qualità del prodotto finale. Ancora non c'è nessun proverbio che lo cita, ma è uso comune - a buona ragione dubitare della validità di un tie-in che spesso e volentieri si rivela un prodotto che sfrutta tanto una licenza famosa quanto poco la creatività e le potenzialità degli sviluppatori. Tie-in? Fugate ogni dubbio, statene alla larga. Suonerebbe bene, visto che i prodotti esaltanti si contano sulle dita di una mano monca (Goldeneye, Nintendo 64) e questa diceria potrebbe tranquillamente ora come ora considerarsi un dogma dell'universo videoludico. Purtroppo nemmeno Van Helsing riesce a sovvertire questo stato di cose e, basandosi sul fanta-horror stampato su celluloide, risulta una mera consolazione per i patiti della pellicola cinematografica. Vivendi non perde tempo, e in quasi perfetta concomitanza con l'uscita nelle sale tira fuori dal cilindro (bucato) questo prodotto, poco esaltante e a dirla tutta realizzato in maniera frettolosa. Un action\beat'em up che soffre di ripetitività, piattezza di gameplay e una telecamera che da Devil May Cry (a cui si ispira), riesce solo a trarre solo il peggio. Purtroppo.

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