Vanishing Point
di
Redazione Gamesurf
Inutile cominciare la solita cronologia per illustrare i principali titoli che hanno fatto grande il genere "corsaiolo" sull'anziana PlayStation. Sono veramente pochi i giochi cardine che possono vantarsi di esser divenuti fonte di ispirazione per la concorrenza e, semplificando ai minimi termini, si rimane con due saghe: Gran Turismo e Ridge Racer e, senza esagerare, si potrebbe benissimo estendere il discorso ad i videogiochi per le altre console. Nessun titolo infatti (neanche l'illustrissimo Ferrari F355 Challenge, seppe ripetere il successo di pubblico e critica dei due capisaldi Namco e Polyphony Digital (rispettivamente nell'ambito degli arcade e delle simulazioni). Dove, nell'ormai lontanissimo 1994 Ridge Racer fece scalpore sia per la realizzazione tecnica (per la prima volta nella storia delle console assolutamente fedele al coin-op, "arcade perfect") che per la velocità e la freneticità dell'azione, nel Natale del 1997 i videogiocatori amanti dell'import giapponese trovarono sotto l'albero un titolo che fece della simulazione e del feticismo verso tutto quanto "è automobile" la propria religione
I videogiocatori e la stampa specializzata, anche grazie all'impeccabile cosmesi, lo elessero senza mezzi termini il miglior gioco di guida di sempre e, da allora, esistettero solo due tipi di racing game: o arcade o "alla Gran Turismo"
ANDAVO A CENTO L'ORA..
Fatta nostra questa chiave di lettura, possiamo considerarci pronti a parlare di Vanishing Point, ultimo titolo dei Clockwork Games che vuole differenziarsi dalle altre centinaia di giochi di guida per PlayStation per la sua natura "bastarda". Vanishing Point, infatti, è sia arcade che simulazione: veloce, rapido e fulmineo e comunque riflessivo, strategico e controllabile solo dai videogiocatori più smaliziati
Il primo impatto è pressoché traumatico: superata l'introduzione iniziale di pregevole fattura (originale e divertente il soggetto una Viper ed una improbabile Mini Minor che si danno battaglia in ogni curva), selezionata la modalità Arcade e scelta una delle due macchine disponibili ci si ritroverà scaraventati subito in pista. Partenza lanciata, il tempo di superare il traguardo e ci ritroveremo immediatamente alle prese con una quattroruote che a quanto pare non ha la benché minima intenzione di seguire i nostri input. Un impatto a destra su una roccia, uno a sinistra addosso a un guard rail e una carambola causata dal tamponamento di un altro pilota e l'opzione exit verrà inesorabilmente scelta dal nostro inconscio
I videogiocatori e la stampa specializzata, anche grazie all'impeccabile cosmesi, lo elessero senza mezzi termini il miglior gioco di guida di sempre e, da allora, esistettero solo due tipi di racing game: o arcade o "alla Gran Turismo"
ANDAVO A CENTO L'ORA..
Fatta nostra questa chiave di lettura, possiamo considerarci pronti a parlare di Vanishing Point, ultimo titolo dei Clockwork Games che vuole differenziarsi dalle altre centinaia di giochi di guida per PlayStation per la sua natura "bastarda". Vanishing Point, infatti, è sia arcade che simulazione: veloce, rapido e fulmineo e comunque riflessivo, strategico e controllabile solo dai videogiocatori più smaliziati
Il primo impatto è pressoché traumatico: superata l'introduzione iniziale di pregevole fattura (originale e divertente il soggetto una Viper ed una improbabile Mini Minor che si danno battaglia in ogni curva), selezionata la modalità Arcade e scelta una delle due macchine disponibili ci si ritroverà scaraventati subito in pista. Partenza lanciata, il tempo di superare il traguardo e ci ritroveremo immediatamente alle prese con una quattroruote che a quanto pare non ha la benché minima intenzione di seguire i nostri input. Un impatto a destra su una roccia, uno a sinistra addosso a un guard rail e una carambola causata dal tamponamento di un altro pilota e l'opzione exit verrà inesorabilmente scelta dal nostro inconscio
Vanishing Point
Vanishing Point
Pur presentandosi con un'impeccabile cosmesi grafica, Vanishing Point delude, principalmente per via del metodo di controllo irrazionale ed esagerato che rende frustrante un gioco già in sé altamente difficile. Un titolo che può essere preso in considerazione solo dai più fanatici appassionati di giochi di corsa, che si divertiranno con le 32 macchine reali disponibili o a chi vuole godersi una tech demo quasi postuma per PlayStation.