Virginia

di Simone Rampazzi
Quello delle passeggiate virtuali é un genere che ha preso piede nell'ultimo periodo, soprattutto grazie a giochi come Firewatch, Layers of Fear ed il recente Virginia, i quali sono riusciti ad elevare un sistema di gioco che di per sé contiene più difetti che pregi. Il trucco, se così vogliamo definirlo, consiste essenzialmente nel tenere maggiormente impegnato il giocatore sul versante emotivo, lasciando da parte tutti i tecnicismi legati al gameplay rendendolo a tutti gli effetti basico, a volte addirittura piatto.

Vorremmo chiarire però che questa metodologia non deve tradursi necessariamente in difetto, ma é importante tenere in forte considerazione che questo nuovo genere, venutosi a creare col tempo, ogni tanto produce una serie di offerte videoludiche non sempre all'altezza. In questo andamento decisamente sinusoidale, il prodotto sviluppato dalla casa sviluppatrice 505 Games esprime il suo potenziale a metà.


Una città e i suoi segreti



L'agente dell'FBI Anne Tarver, il nostro alter-ego, viene chiamato ad investigare sulla scomparsa di Lucas Fairfax, un ragazzo che sembra essere sparito in circostanze misteriose dalla sua camera da letto a Kingdom, in Virginia. Nessuno sembra comprendere come questo ragazzo sia sparito nel nulla, ma capirete ben presto che la ricerca intrapresa si rivelerà ricca di colpi di scena, interessando anche i recessi più nascosti dell'animo della protagonista.
Dare una definizione a Virginia é complesso. Il gameplay affonda le sue basi in due semplici meccaniche, legate appunto al movimento del nostro alter-ego ed all'interazione con i pochi oggetti sparsi per il mondo di gioco, alcuni indispensabili per procedere con la storia ed altri letteralmente di contorno, che potranno essere utili per sbloccare achievement rari al fine di completare il gioco svelando tutti i goodies che esso nasconde al suo interno. Trattandosi di una passeggiata virtuale, molto simile all'esposizione visibile in un film, questi due fattori bastano e avanzano, ma dobbiamo ammettere che la mancanza di un'interazione più profonda ha decisamente penalizzato la nostra permanenza, facendoci sentire più spettatori che protagonisti della storia.



Inoltre, come se non bastasse, l'intero gioco é completamente privo di dialoghi di qualsivoglia natura. L'unico accompagnamento musicale é legato alla colonna sonora composta da Lyndon Holland, la quale riesce in più occasioni a creare un feeling perfetto con le situazioni vissute, ma che da sola non riesce minimamente a far decollare la storia. Se pensiamo a Firewatch, ad esempio, ci verrà subito in mente la voce della guardiaboschi Delilah, mentre invece in Layers of Fear avremo modo di ricordare maggiormente lo stato di tensione creato dalle scene disturbanti della casa del pittore. Nel caso di Virginia, contrariamente alle possibilità sopracitate, siamo arrivati alla fine del viaggio senza aver trovato nessun particolare elemento da ricordare.
Pensate per esempio anche alla grafica, che in questo caso risulta parecchio cartonata, come se fossimo all'interno di un quadro di acquerelli. Da un lato, parlando in positivo, ci accompagna fedelmente regalandoci momenti onirici come se fossimo all'interno di un sogno, grazie ai continui flashback dettati dal cambio di inquadratura repentino, ma dall'altro danneggia la percezione del mondo circostante.

Serve davvero un motivo?



I titoli walking simulator sono molto spesso contraddittori e criptici, spesso perché il feeling del giocatore dall'altra parte dello schermo é così singolare e particolare da diventare, contestualmente, difficile da catturare. Ragionare nell'ottica dei soliti cliché permette di risparmiare qualche critica negativa, vedi gli horror in generale, ma quando ci si avventura nel mondo eterogeneo e complesso delle emozioni torna difficile instaurare un rapporto forte.
Virginia ci prova, tenta tutto il possibile grazie ad una serie di momenti clou molto vocativi, ma i medesimi da soli non riescono a far salire il gioco verso vette più alte, complice appunto un gameplay fin troppo ridotto ai minimi termini ed una storia che, almeno alla prima run, vi sembrerà più confusionaria che altro.

Anche in termini di longevità il titolo si restringe ad un massimo di cinque ore di gioco, diluibili solo e solamente vogliate sbloccare qualche achievement extra alla storia. Fortunatamente, almeno in questo caso, é possibile effettuare una selezione dei capitoli, così da non dover necessariamente ricominciare il gioco da capo per andare a raccogliere particolari oggetti.
Bisogna ammettere che alla fine, tolti i difetti menzionati, il gioco riesce comunque a ritagliarsi il suo piccolo spazio sullo scaffale videoludico, ed al modico prezzo di 9.99€ potrete godervi questa storia senza troppi sforzi e compromessi. Peccato per il periodo di lancio, settembre ed ottobre sono due mesi estremamente focosi che potrebbero far scendere un tantino l'interesse per risparmiare anche i centesimi.