Virtua Fighter 4

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru & Valemaro

CHI SEGUE GLI ALTRI NON ARRIVA MAI PRIMO...
Se è vero che le strade dello sviluppo videoludico passano tutte per diverse tappe, Yu Suzuki può essere considerato un casello autostradale. Ingegno, innovazione e uno sguardo sempre volto al futuro sono poche delle qualità che contraddistinguono un personaggio che è riuscito a dare una svolta al mondo dei videogiochi, portando delle innovazioni davvero notevoli. L'immagine ancora dominante di Yu Suzuki è quella di un genio e di un rivoluzionario. Tanti onori, critiche e riconoscimenti atti a metterne in rilievo la statuaria imponenza. Ma lui è molto di più. Lui, che consapevole delle sue prerogative, interpreta e incarna l'ordine costituito, le leggi dei videogiochi, lo stato e, con una sfrontatezza nei confronti dei tempi, li sfida e apporta migliorie affrontando con successo le ostilità di un mercato difficile. Ma se non fosse per questa sfrontatezza non avremmo avuto Virtua Fighter e Shen Mue, e neanche Out Run, e After Burner e così via dicendo. Tutto sotto il carisma della libertà e del libero arbitrio.



Se è anche vero che tutte le grandi software house hanno una pistola, la Sega con Yu Suzuki ha sicuramente un cannone molto molto potente, capace di tirar fuori di botto delle travolgenti creazioni ludiche. Giusto per dare l'idea, a chi fa poco uso di fosforo, della creatività del piccolo uomo di Iwate, citiamo qualche titolo illustre: Hang On, Out Run, Virtua Racing, Ferrari F355 Challenge sono pochi dei titoli che vanno a costituire il suo "palmares" di grande prestigio. Tra questi ne spiccano altri del calibro di Shenmue, un progetto vasto e pretenzioso che avrebbe dovuto vedere luce su Saturn ma che fu poi rimandato approdando nella ben più potente Dreamcast, quella macchina dei sogni che effettivamente era riuscita a realizzarne uno immenso: Shenmue. Impossibile poi non citare il primo Virtua Fighter, vuoi per cose "inutili" quali il fatto che stiamo trattando il quarto episodio della saga, vuoi perché questo fu il primo beat'em up poligonale, vuoi perché il cabinato si può trovare ancora oggi conservato al museo nazionale di storia americana a Washington D.C. per le innovazioni che apportò nell'entertainment e nell'arte. Tutte cose di poco conto... Mettendo da parte l'ironia (il tono della precedente frase era spiccatamente ironico) andiamo a fissare il punto della situazione riguardante il primo picchia picchia totalmente 3D.



I tempi erano quelli in cui nelle case si giocava ancora col mega drive e il super nes, tempi ove il Saturn e la Playstation non avevano ancora visto luce ed erano due concetti totalmente ignoti (o quasi) per le menti di molti videogiocatori. Che il genere dei beat'em up fosse predestinato ad emergere, era cosa buona e giusta, nonché ovvia e scontata: ai tempi impazzavano due titoli che nessuno può non conoscere, Street Fighter e Mortal Kombat, che se le davano a suon di mazzate. Per l'esattezza se sui 16bit la lotta fu tra Street Fighter e Mortal Kombat, la generazione di 32bit vide un'altra sfida che oltre a cambiare piattaforme cambiò anche le dimensioni aggiungendone una: stiamo ovviamente parlando di Tekken e Virtua Fighter, due scuole di pensiero diverse, due titoli diversi e due concezioni del prendersi a botte distinte. Che poi si aggiunsero altri picchiapicchia nel panorama del tempo, è cosa nota, ma questi due furono sicuramente i principali e più importanti (mi scusino i fan della saga di Soul Blade).