Virtua Fighter 4
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Ebbene, molti di voi lo sapranno, dopo aver letto la recensione della versione nipponica, ma per tutti coloro che ancora ne sono all'oscuro bisogna ricordare che il Virtua Fighter che abbiamo tra le mani non è che la copia sbiadita di quel capolavoro visivo che era quello da sala.
Ma vediamo le cose da vicino. Nella versione coin-op VF4 gira sulla potentissima scheda Naomi2, un vero mostro in fatto di potenza di calcolo che rende la sfida con l'Emotion Engine della PS2 davvero improponibile o imbarazzante se si paragonano i dati tecnici. L'hardware della Naomi 2 infatti può essere paragonato a una F355, mentre quello della console Sony a un'utilitaria (forse è un'esagerazione). Fatto sta che una conversione perfetta non avrebbe mai potuto veder luce, perché nessuno può avere da una cinquecento le prestazioni di una Ferrari. Chiusa la piccola parentesi, era pur sempre lecito aspettarsi la miglior conversione possibile, cosa che purtroppo non è avvenuta. Le parole appena pronunciate non vogliono negare la più che buona realizzazione tecnica dell'ultimo parto dell'AM2, bensì vogliono mettere in rilievo qualche piccolo difettuccio ravvisabile e condannabile da coloro che si aspettavano un prodotto tecnicamente perfetto. La presenza di cattivi effetti quali l'aliasing, di arene di gioco decisamente inferiori dal punto di vista qualitativo rispetto alla controparte arcade, qualche problemino concernente gli scontri tra i combattenti, delle texture non proprio eccezionali, e per i più pignoli una risoluzione non proprio altissima sono fattori che hanno fatto storcere il naso a parecchi puristi del genere, gli stessi puristi che se lo sono visti raddrizzare dinnanzi all'imponente profondità di gioco che il titolo è capace di offrire: una vera e propria esperienza. Se questa infatti era la cartella clinica della versione nipponica, le malattie nella versione europea non sono di certo guarite.
Innanzitutto bisogna però dire che SEGA AM2, team di sviluppo autore dei graficamente splendidi episodi di Shen Mue avrebbe sicuramente potuto fare di più per curare il comparto visivo del gioco in questione: innanzi tutto, bisogna dire che il gioco, pur avendo subito drastiche limitazioni rispetto alla versione da bar, viaggia comunque alla bellezza di sessanta frames al secondo puliti. Per quanto riguarda i modelli, il lavoro maggiore è stato fatto per la realizzazione dei personaggi, trascurando non poco quello per i fondali; i personaggi, costituiti da un ottimo numero di poligoni, sono per giunta rivestiti da delle pregevoli texture; le animazioni e i movimenti rispettano un realismo davvero soddisfacente che comprende le movenze della muscolatura e le espressioni facciali che culminano in un buon labiale. I fondali, invece, sembrano abbastanza distanti come dettaglio grafico e numero di texture rispetto ai lottatori. Non che i suddetti stages siano malvagi, ma in molte occasioni l'impressione è che su PS2 possa girare, e senza dubbio girerà, ben altro. La gran parte delle strutture che si trovano oltre il ring dei combattimenti sono abbastanza scarne, poco in rilievo e costituite da texture il più delle volte non all'altezza, sfocate o comunque cromaticamente non eccelse. Inoltre quel fastidioso effetto aliasing presente nella versione giapponese non sembra sparito e lo si può notare sia nel fondale sia sui personaggi, e in alcune occasioni risulta particolarmente spiacevole. Anche se bisogna dire che i lottatori sono in realtà di fattura abbastanza buona, mentre i livelli, alcuni in maniera particolare rivelano pecche vistose.