Virtua Tennis 2009

di Bizio Cirillo
Abbandonata la “consueta” numerazione che ha contraddistinto i tre precedenti capitoli, Virtua Tennis si presenta ai nastri di partenza nella sua nuova configurazione “2009” che sa tanto di taglio con il passato. Vera rivoluzione o astuto espediente commerciale?

Nome nuovo, politica vecchia
Partiamo da un presupposto: Virtua Tennis non é stato, non é e forse non sarà mai un simulatore di tennis. In oltre due lustri di onorata carriera il titolo di casa SEGA ha sempre basato la propria fortuna su una filosofia di gioco piuttosto elementare, atta a “creare un ambiente di gioco immediato e coinvolgente”.
Assodato dunque che un confronto diretto con un simulatore come Top Spin sarebbe quanto meno azzardato (troppo diversi dal punto di vista concettuale), va detto però che al contrario di 2K Games SEGA non é stata altrettanto capace nell'adattare la propria creatura alle esigenze dettate dal naturale scorrere del tempo, riuscendo solo a presentare anno dopo anno un titolo fotocopia sempre più imbrigliato in quella stessa natura di arcade sbarazzino che ne fece un must ai tempi del Dreamcast ma che oggi come oggi appare ormai decisamente superata.



Virtua Tennis 2009 ha il demerito di essere Virtua Tennis in tutto é per tutto, con i suoi pregi (ormai ridotti all'osso) ed i suoi enormi difetti. Anche in questa quarta uscita il titolo di Sumo Digital (gli stessi del precedente capitolo) non corre infatti il rischio di catturare l'attenzione del giocatore con “effetti speciali e colori ultravivaci”, riuscendo solo ad offrire un canovaccio fin troppo scontato e simile, per non dire identico, a quello già visto in Virtua Tennis 3.
Dal punto di vista contenutistico il titolo di casa SEGA non offre nulla di più delle solite tre opzioni di gioco, che prevedono dalla classica partita di esibizione all'altrettanto consueta sfida online (singolo e doppio), fino alla più “interessante” modalità carriera che rappresenta anche il vero cuore pulsante del gioco.

Creato il proprio alterego virtuale tramite l'editor a corredo (decisamente modesto sia per quantità che per qualità di varianti), tale opzione consente in sintesi di percorrere l'intera carriera di un novello tennista alle prime armi, potendo gestirne al contempo sia il calendario degli incontri, che la crescita tecnico atletica attraverso il miglioramento di fattori quali colpi di fondo, lavoro di gambe e tecnica e servizio e volée.

Come in ogni Virtua Tennis che si rispetti, anche in questo versione 2009 sia gli incontri di allenamento che i numerosi mini-giochi dislocati qua e la per la mappa di gioco (peraltro realizzata tramite l'immancabile mappamondo) serviranno per accumulare l'esperienza necessaria per affrontare una lunga serie di tornei più o meno famosi (giocabili sia in singolo che in doppio), che se conclusi con esito positivo vi permetteranno sia di guadagnare il denaro necessario per l'acquisto di accessori più o meno superflui (dall'immancabile polsino alle ben più utili racchette fino ad arrivare ai drink rigeneranti utili per scongiurare piccoli infortuni) che sopratutto di scalare le 100 posizioni facenti parte la classifica mondiale soprannominata per l'occasione SPT.
All'atto pratico Virtua Tennis 2009 non offre dunque nulla di più delle solite variazioni al tema, sempre che non si voglia considerarle tali l'aggiunta di decine di mini-giochi completamente nuovi ispirati alle versioni “tennistiche” di vecchie glorie ludiche del passato fra le quali segnaliamo il Biliardo, Space Invaders e Tetris.



In campo
Se sotto l'aspetto contenutistico Virtua Tennis 2009 non fa certo gridare al miracolo, sotto il profilo del gameplay le cose non vanno certo meglio. Tralasciando la scelta a dir poco discutibile di affidarsi ad un roster di appena venti atleti che oltre ai soliti noti (Roger Federer, Rafael Nadal e Venus Williams su tutti) annovera anche giocatori da tempo lontani dalla top 100 delle classifiche ATP e WTA (Juan Carlo Ferrero e Lindsay Davenport giusto per citarne due), la nota più stonata del titolo sviluppato da Sumo Digital é proprio la risposta sul campo di gioco, dove la totale assenza di reali differenze fra un giocatore e l'altro, l'impossibilità di attaccare in maniera incisiva lungo le linee del campo ed un IA dei giocatori controllati dalla CPU assolutamente deficitaria anche al livello di difficoltà più elevato, riescono nell'intento di abbassare ai minimi storici la qualità degli scambi e ridurre il tutto ad un monotono “getta la palla dall'altra parte del campo” in attesa del classico errore di posizione dell'avversario di turno.

Come se non bastasse, in questa occasione il team di sviluppo ha infatti ben veduto di semplificare ulteriormente le cose, limitando l'errore di misura al solo servizio ed eliminando quindi l'opportunità di ottenere ( o al contrario regalare) qualche punto insperato grazie al più classico degli errori gratuiti. A proposito di errori, facciamo infine presente che rispetto a Virtua Tennis 3 la nuova versione 2009 non presenta più quel fastidiosissimo problema che tendeva a far tuffare il giocatore in ritardo sulla palla. Peccato che la scelta di sostituire la precedente animazione con un ben più “stiloso” tentativo di allungo (con tanto di giocatore che tenderà ad inciampare ad appoggiare tutto il proprio peso sulla racchetta) si riveli infruttuosa al pari della “trovata” precedente, visto che anche in questo caso non sarà comunque possibile riprendere la posizione eretta in tempo per approntare una risposta degna di questo nome.

Tecnicamente Virtua Tennis 2009 si dimostra pressoché identico al suo predecessore, e propone come da prassi (purtroppo) arene di gioco dettagliate ma non eccelse, animazioni di contorno ridotte all'osso ed in senso più generale una qualità visiva tutto sommato apprezzabile sebbene ben lungi dall'essere perfetta. Buona sia la velocità generale del gioco che la fluidità e le qualità delle animazioni principali dei giocatori (ma non quelle relative alle esultanze), da rivedere invece sia la differenziazione delle superfici di gioco che l'editor a corredo della modalità carriera, lontano dagli standard a cui onestamente siamo ormai abituati.
Anche per quanto concerne sia il sistema di controllo che il comparto audio poco o nulla é cambiato rispetto al precedente capitolo, con un set di comandi indubbiamente reattivo e pratico (appena tre pulsanti d'azione) ed un impianto sonor che nonostante la completa localizzazione in italiano (testi - audio) non risulta mai particolarmente immersivo ne ispirato.

E in multiplayer?
Considerando la natura arcade dell'opera targata SEGA, francamente ci aspettavamo qualcosa di più. Nonostante gli oltre due anni di esperienza, il team Sumo Digital é stato infatti capace di presentare un comparto multiplayer a dir poco inadatto, con frequenti rallentamenti e bug di varia natura che tendono a spezzare continuamente il ritmo della partita.