Wandering Sword: recensione dell'RPG in 2.5D

di Simone Marcocchi

Wandering Sword: non si vive di solo Giappone

Se vi parlo di oriente, videogames ed arti marziali, ovviamente la vostra mente corre alle tonnellate di prodotti mediatici del Sol Levante e non per questo è un difetto, anzi, ma in questa occasione il dito sul mappamondo si sposta su una regione sita nei pressi del Giappone, ovvero il luogo dove le arti marziali sono nate e poi diffuse: la Cina.

Dopo aver adorato lo stile grafico di Octopath Traveler, che ha fatto da apripista a tutta una serie di titoli successivi che ne ricalcano in copia-carbone lo stesso stile artistico, ecco arrivare quasi dal nulla Wandering Sword, il quale non ha alle spalle grandi editori ed ingenti campagne di marketing, ma che fin dalla primissima demo ha catturato l’attenzione di un numero sempre crescente di giocatori e addetti stampa.


Come dicevo appena sopra, il gioco è stato disegnato in 2.5D ovvero una pixel art che pone i personaggi e gli oggetti in 2D e un mondo che sembra dare l’illusione di tre dimensioni, con un uso sapientissimo delle luci in tempo reale e di effetti particellari particolarmente avanzati, per una resa finale incredibilmente affascinante.

Il nostro eroe parte con la propria carovana, quando si ritrova vittima di una banda di predoni, finendo gravemente ammalato e privo di forze. La sua avventura inizia proprio dopo che è stato ritrovato da un maestro di arti marziali e sua figlia. Entrambi si prendono cura di lui (o di noi di rimando) ed è così che inizia l’addestramento, non solo quindi come metodo per trovare una cura all’avvelenamento – che fa anche da tutorial nel primo villaggio -, ma anche le prime lezioni di arti marziali. I combattimenti avvengono sempre in modo tattico su una griglia, dopo che ci si imbatte in un singolo nemico durante l’esplorazione libera. Il nostro party – che si andrà a comporre di altri elementi durante la storia – dovrà selezionare una serie di abilità offensive o difensive al fine di sgominare le minacce che avremo sul campo.


Bellissima l’esplorazione, ancora di più la possibilità di avere chiare e ben distinte le missioni secondarie da quelle principali, con tantissime quest che ci verranno proposte. I dialoghi sono davvero tantissimi e ben descrivono e raccontano la storia di fondo, anche se in alcuni casi eccedono un po’ troppo in questa direzione, risultando un po’ ridondanti. Anche lo stile di combattimento, originale e piacevole, avrebbe richiesto forse un attimo più di cura nella spiegazione, anche se ci si abitua e risulta davvero gradevolissimo.