Warcraft Remastered, un trentennale da dimenticare - Recensione PC

Trent’anni di Warcraft celebrati con remastered che puntano alla nostalgia, ma mancano di ambizione

Warcraft Remastered un trentennale da dimenticare  Recensione PC

Nel mondo dei videogiochi, poche serie hanno lasciato un'impronta indelebile come quella lasciata da Warcraft. Dai suoi esordi nel 1994 con Warcraft: Orcs & Humans, passando per l'evoluzione epica di Warcraft II: Tides of Darkness, fino al fenomeno di Warcraft III, il franchise ha definito il genere degli strategici in tempo reale, combinando una narrazione profonda con meccaniche di gioco innovative.

Per celebrare il trentesimo anniversario della saga, Blizzard propone una remastered dei primi due capitoli, accompagnata da un aggiornamento a Warcraft III: Reforged. Questa iniziativa mira a riportare in vita l’esperienza classica, con grafiche rinnovate, supporto per risoluzioni moderne e alcune migliorie tecniche.

Tuttavia, nonostante le intenzioni, queste nuove edizioni hanno suscitato reazioni contrastanti: da un lato, un apprezzamento per la nostalgia che evocano, mentre dall’altro, critiche per cambiamenti controversi nello stile grafico, funzionalità mancanti e la percezione di un approccio poco ambizioso rispetto alle aspettative dei fan.

Ma quanto riescono davvero queste remastered a rispettare e rinnovare il lascito di una saga che ha scritto la storia del gaming?

 

Un Racconto Indimenticabile

La narrativa di Warcraft è un viaggio indimenticabile attraverso un mondo intriso di magia, conflitti e leggende. Ogni capitolo della saga offre un racconto avvincente, capace di trascendere il semplice gameplay e immergere il giocatore in una realtà tanto epica quanto crudele. Un intreccio che va ben oltre le schermaglie tra orchi e umani, esplorando temi di tradimento, redenzione e le conseguenze del potere incontrollato. Anche chi non ha mai impugnato un mouse per comandare le sue truppe può vivere queste storie attraverso i romanzi e fumetti, che aggiungono strati di profondità all’universo di Azeroth. Perché alcune storie meritano di essere vissute, a prescindere dal mezzo.

Tutto comincia con Warcraft: Orcs & Humans, una cronaca brutale e pionieristica che introduce la guerra senza fine tra gli Orchi, fuggiti da un Draenor in rovina, e gli Umani, decisi a proteggere il loro regno di Azeroth. Gli eserciti si affrontano con strategie audaci, mentre il mondo assiste alla nascita di alleanze e tradimenti che getteranno le basi per futuri eventi epici.

Con Warcraft II: Tides of Darkness, l’orizzonte si amplia. Nuove razze come gli Elfi, i Nani e i Troll entrano in scena, e il conflitto diventa globale. Le battaglie non si limitano più a una singola terra, ma si estendono sui mari e sui cieli, rendendo la guerra ancora più complessa e devastante. Le macchinazioni oscure e le magie proibite spingono i protagonisti verso un epilogo esplosivo: la chiusura del Portale Oscuro e la distruzione di Draenor.

Con Warcraft III, la saga raggiunge il suo apice. Il mondo di Azeroth è messo in ginocchio dall’avvento della Legione Infuocata e del Flagello dei Non Morti, guidati da figure tragiche come Arthas, simbolo di una caduta inarrestabile verso le tenebre (e forse personaggio più iconico del franchise insieme a Illidan). Le fazioni devono collaborare contro un nemico comune, ma la fragile tregua è minacciata da ambizioni personali e scelte morali difficili. È una storia di lotte interne ed esterne, di eroi che cadono e si rialzano, e di un mondo in bilico tra la distruzione e la speranza.

Tre giochi, tre esperienze, un’unica saga che continua a ispirare e affascinare, dimostrando che la narrazione è l’anima che dà vita ai grandi classici.

Ma la narrazione può fare tutto il lavoro da sola?

Le remastered di Warcraft: Orcs & Humans e Warcraft II: Tides of Darkness rappresentano un tentativo di riportare alla luce i capolavori che hanno definito gli strategici in tempo reale, ma l’esecuzione lascia molto a desiderare. Partendo dal primo capitolo, le novità principali includono il supporto per le risoluzioni widescreen e una grafica aggiornata con texture in alta definizione, che permettono di giocare su schermi moderni senza perdere dettagli visivi.

Tuttavia, questa nuova veste grafica tradisce l’atmosfera originale: lo stile visivo, ora troppo luminoso e cartoonesco, risulta dissonante rispetto al tono cupo e serio che caratterizzava il gioco del 1994. Se da un lato l’interfaccia utente è stata aggiornata per offrire un’esperienza più fluida e moderna, dall’altro la scelta di eliminare completamente il multiplayer lascia perplessi. L’originale offriva la possibilità di sfidarsi via modem o rete locale, una caratteristica innovativa per l’epoca e parte integrante del gameplay. Senza questa funzionalità, la remastered non solo perde un elemento chiave, ma sembra addirittura un passo indietro rispetto al titolo originale.

Passando a Warcraft II: Tides of Darkness, il discorso non cambia molto. Il secondo capitolo introduce battaglie navali, una scala più ampia e mappe più diversificate, che nell’originale arricchivano il gameplay. Nella remastered, il supporto per le risoluzioni moderne amplia il campo visivo, migliorando l’esperienza complessiva, e l’opzione di alternare tra la grafica classica e quella aggiornata permette un confronto diretto (una cosa che piace, ma serve a poco). Tuttavia, la grafica rinnovata, pur esteticamente gradevole, manca di coerenza stilistica con l’opera originale, risultando più simile a un gioco mobile che a un classico senza tempo.

L’interfaccia personalizzabile rappresenta un’aggiunta gradita, ma il gameplay non subisce alcun aggiornamento sostanziale. Le limitazioni nelle scorciatoie da tastiera rimangono, rendendo il controllo delle unità meno intuitivo rispetto agli standard moderni. Almeno il multiplayer è stato mantenuto, ma con così poche migliorie, ci si chiede quale sia davvero il valore aggiunto di questa remastered rispetto alle versioni classiche.

Infine, Warcraft III: Reforged 2.0 tenta di correggere il tiro a differenza del lancio nel 2020 con una serie di aggiornamenti mirati. Il miglioramento delle performance è evidente, con un framerate più stabile e tempi di caricamento ridotti, e l’interfaccia beneficia di nuove funzionalità, come il conteggio delle unità e i cooldown delle abilità, che rendono la gestione delle partite più intuitiva.

Tuttavia, i problemi più evidenti restano irrisolti: il sistema di illuminazione non rende giustizia all’ambiente di gioco, e i modelli aggiornati continuano a soffrire di proporzioni sbagliate che compromettono la leggibilità visiva. Inoltre, la tanto attesa modalità grafica “Classic HD” promessa durante la campagna di marketing non è mai stata implementata pienamente, lasciando un senso di incompiutezza.

Giocando a queste edizioni remastered, appare evidente quanto poco ambiziose siano state le scelte di Blizzard. Le migliorie apportate sembrano esclusivamente di facciata, senza un reale impegno nel reinventare o arricchire l’esperienza. Soprattutto nei primi due capitoli, il lavoro svolto non giustifica l’esistenza di queste nuove edizioni, che non riescono a superare, o nemmeno a eguagliare, i titoli originali. Più che celebrare una saga leggendaria, queste remastered sembrano un’occasione persa, lasciando il dubbio sul reale valore di un’operazione così superficiale.

Vale la Pena una Remastered di Questo Tipo?

Riflettendo sull’esperienza con queste remastered, emerge una domanda fondamentale: che senso ha proporre una riedizione se non si ha l’intenzione di migliorarla in modo significativo? Warcraft: Orcs & Humans e Warcraft II: Tides of Darkness rappresentano pietre miliari del genere RTS, ma il lavoro di modernizzazione è stato talmente limitato da sembrare quasi un’operazione di routine. Le modifiche grafiche, per quanto benvenute su risoluzioni moderne, non riescono a catturare l’atmosfera originale, e l’assenza di aggiornamenti al gameplay, unita alla discutibile rimozione del multiplayer nel primo capitolo, lascia un senso di vuoto. Anche Warcraft III: Reforged, nonostante i miglioramenti della versione 2.0, rimane un esempio emblematico di un’occasione mancata, con promesse disattese e problematiche tecniche che ne limitano il potenziale.

Guardando al quadro complessivo, è chiaro che queste remastered non sono pensate per ridefinire l’esperienza di gioco né per introdurre nuove generazioni a un universo leggendario. Sembrano piuttosto un tentativo poco ispirato di capitalizzare sulla nostalgia dei giocatori storici, senza però offrire contenuti o innovazioni che giustifichino il prezzo o l’esistenza stessa di queste riedizioni. I capitoli originali sono ancora facilmente reperibili, perfettamente godibili e, in alcuni casi, persino preferibili alle remastered, specialmente se consideriamo le limitazioni tecniche e creative di quest’ultime.

A questo punto, per celebrare un trentennale per una saga epica come questa, avrebbe avuto più senso ragionare sul confezionare un i primi due capitoli ispirandosi a Warcraft III Reforged, magari rivisto da zero e rieditato per risultare più godibile alle generazioni di oggi (con qualche filmato extra, sarebbe stato il TOP).

 

Warcraft Remastered Battle Chest
6

Voto

Redazione

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Warcraft Remastered Battle Chest

In definitiva, queste remastered non rendono giustizia a una saga che ha definito il genere RTS e influenzato profondamente il panorama videoludico. Se si fosse voluto celebrare davvero il trentennale di Warcraft, sarebbe stato necessario uno sforzo ben maggiore, capace di esaltare il passato ma anche di proiettare questi titoli verso il futuro. Così come sono, restano un’opportunità sprecata, un’ombra sbiadita di ciò che Warcraft rappresenta ancora oggi per milioni di appassionati.

 

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