Warface

di Simone Rampazzi
Gli sparatutto in prima persona sono ormai una realtà in continua espansione sul mercato e Steam, come piattaforma videoludica centrale, ne é il cuore pulsante nonché la dimostrazione più evidente.

In questo periodo ci é capitato di rimettere mano su un vecchio titolo, già analizzato in fase di closed beta, titolato Warface ed edito dai ragazzi di Crytek, una software house che in quanto a giochi action, diciamo che ha sicuramente le idee piuttosto chiare e ci sa fare senza troppe difficoltà (parlare della serie Crysis sarebbe superfluo). Pertanto, le nostre prerogative erano discordi, soprattutto entrando nell'insieme di idee che un titolo free-to-play riesce sempre a nascondere qualche piccola magagna od elemento minuto che, se ignorato, può da solo siglare la fine di un'intera community di iscritti.

Pensate che stiamo parlando del pay-to-win? Forse. Ma prima pensiamo a darvi una panoramica del gioco.



Crytek ce la mette tutta, ma sembra non bastare



In fase di closed beta eravamo rimasti piacevolmente coinvolti dal gioco, probabilmente perché durante lo stesso periodo non c'era una particolare affluenza ai giochi fps, o forse perché ormai i surrogati appartenenti a questo settore erano così tanti che si cercava, in tutti i modi, di vedere il bello anche dove non ci fosse.

Warface dunque si presentava, e si presenta, ancora con una vena di fascino al suo seguito, non solo per la cura relativa alle modalità a cui é possibile prendere parte in game, ma anche perché con le stesse riesce a fondere un po' quelli che sono i titoli di punta sul mercato. possibile variare dal semplice e banale deathmatch al ruba bandiera e/o conquista, ma allo stesso tempo diventa difficoltoso trovare un team affiatato per compiere questo tipo di imprese e cercare di vincere, se non altro perché la tipologia dei giocatori che abbiamo incontrato in partita era quella della frag compulsiva o del prendi-soldi-prendi-punti, anche a discapito di tutti gli alleati della squadra. Tra l'altro, vanno segnalati alcuni elementi leggermente seccanti, come uno spawn kill troppo frequente ed una serie di headshot decisamente casuali.
vimager1, 2, 3

Ci é sembrato di girare in un vecchio Counter Strike, mentre di sfuggita coglievamo qualche dettaglio di Battlefield, ma all'effettivo non ci é sembrato di cogliere alcun tipo di novità evidente. Chiaro, un panorama diversificato e povero di idee come questo molte volte riesce a salvarsi solo grazie ad una campagna single-player di tutto rispetto, coadiuvata da una trama epica dai contenuti molteplici e filosofici, ma in questo caso, prendendo un gioco interamente online e completamente dedicato alle modalità suddette non si é avvertito uno scopo più elevato, se non quello di giocare per vincere la partita del momento.

Un difetto? Plausibile. Ma l'esperienza é stata comunque appesantita dai vari giocatori più esperti ed in possesso di pacchetti armi più carrozzati, disponibili comprando dei gettoni online con valuta reale che possono sbloccare inoltre boost di esperienza, denaro e quant'altro.

Giocato dunque come strumento accessorio trova il suo senso, ma non può certo rappresentare un'offerta plausibile per un impegno degno di nota. Ottime referente tecniche, il comparto grafico é accattivante e molto curato, grazie al CryEngine, il quale viene però soppiantato da una colonna sonora inesistente. Peccato perché invece, dal punto di vista dei suoni ambientali, fa un ottimo lavoro e fa capire perfettamente da dove volano i colpi.