Warhammer 40,000: Boltgun: recensione del retro-shooter di Auroch Digital

Gli shooter in finto 3D? Non sono morti, e Boltgun dimostra che il sano divertimento di una volta non è ancora morto

di Simone Marcocchi

Francamente se siete amanti del brand nato nelle fucine di Games Workshop e avete qualche anno sulle spalle, vi sentirete tra le (poco) rassicuranti mura di casa Warhammer. Imbracciare il fucile e tuffarsi nel “caos” a testa bassa fa sempre il suo effetto, ancora di più se amate quella violenza a tinte rosso-pixel degli anni ’90.

Come Space Marine dovremo combattere tutte le entità malvagie della galassia, tra guerrieri cattivi, mostri assortiti e bizzarrie metalliche di ogni tipo. La parte migliore è proprio quel senso di sana ignoranza che porta il giocatore ad afferrare le proprie bocche da fuoco e lanciarsi nella mischia senza fare alcun tipo di ragionamento che non sia quello di ricaricare l’arma e lanciarsi contro il primo nemico disponibile.


All’inizio avrete solamente la motosega – ed è chiaro il riferimento al classico degli fps no? – ma è anche un modo per farvi apprendere una meccanica base, ovvero lanciarsi contro un nemico e premere il tasto relativo all’arma, per poi godersi l’animazione e il modo di brutalizzare il nemico di turno. Ogni arma successiva è un piacere di pura deflagrazione, alcune si sbloccano prima se si corre qualche rischio andando a cercarle in posti ameni, ma alla fine arrivano sempre nel vostro inventario. La durata si aggira intorno alle dieci ore, un tempo che dovrebbe essere adeguato anche per i livelli di difficoltà più ostici, dato che è sempre piuttosto semplice restare in vita.

La pioggia di sangue di Warhammer 40,000: Boltgun

La parte meno riuscita del titolo è in realtà il level design; vi capiterà di passare da una sezione all’altra senza troppa fantasia, bivi o quel briciolo di esplorazione che è proprio tipico dell’epoca che è culla dei giochi in prima persona. Perfino i segreti sono di fatto alla luce del sole e ogni zona è composta da larghi corridoi in cui muoversi, fare strage e passare alla zona successiva, portando il giocatore anche ad un briciolo di noia. Non c’è strategia, non c’è nulla che spinga l’utente a provare a nascondersi o a distinguere un livello dagli altri.


È quasi tutto spoglio e l’unico pattern d’attacco dei nemici è quello di venirvi incontro sparando all’impazzata, fine. Non è certamente così tanto lungo da negarvi un divertimento comunque presente, nella sua superficialità estrema, ma in passato c’era una cura per il posizionamento dei nemici e la parte labirintica dei livelli quasi maniacale che qui manca tantissimo e francamente è anche poco giustificabile. Di certo non costa così tanto da negarsi una sana partita con schizzi di sangue ovunque, ma se ci fosse stato maggior impegno e un po’ di caratterizzazione in più, avrebbe potuto rappresentare un must-buy assoluto, mentre così è da valutare con riserva, peccato.