Warhammer Mark of Chaos
di
Volodia Pellegrini
Rullino i Martelli di Guerra
Finalmente ci siamo: dopo mesi di attesa il più famoso gioco strategico da tavolo degli ultimi decenni è sbarcato sui nostri Hard disk. No, non stiamo parlando di una versione digitale di risiko, ma di Warhammer: Mark of Chaos, titolo della Black Hole Games che porterà i giocatori all'interno del mondo fantasy creato dalla Games Workshop quasi 25 anni fa. Tralasciando i prodotti dedicati alla controparte futuristica dell'universo creata dai designer inglesi, Warhammer 40k, solo pochi e smaliziati giocatori ricorderanno qualcosa che si rifacesse direttamente a questo classico, tornando addirittura al 1998, anno di uscita di Warhammer Dark Omen, clone ottimamente riuscito dell'allora ancor giocatissimo Warcraft 2.
Il Vecchio Mondo non è certo un posto tranquillo: l'Impero degli umani è vessato dalle carestie e dalle incursioni dei bellicosi orchi, mentre gli alleati Elfi Alti sono costantemente minacciati dai loro cugini oscuri Druchii nella loro madrepatria, l'isola di Ulthuan. A peggiorare la situazione giungono due nuove minacce, la prima proveniente dagli abissi della terra, dove la magia oscura ha generato una mutazione nei topi portandoli a diventare Skaven, enormi ratti antropomorfi e dotati di una tecnologia proveniente dallo spazio, la seconda da nord, dalle desolazioni del Caos, dove i demoni sono tornati per guidare le loro armate corrotte al dominio del mondo.
L'aderenza alle linee guida del background del gioco da tavolo è notevole, sebbene la decisione di limitare le razze giocabili a 4 (su 18 che ve ne sono ai tavoli da gioco) limiti fortemente la scelta di truppe e strategie. Ottima tuttavia la caratterizzazione delle civiltà: esse presentano unità totalmente diverse l'una dalle altre e che si rispecchiano alla perfezione con quelle originali. La campagna single-player, come di consueto, permetterà di prendere il comando della fazione del bene (elfi e umani) contrapposta a quelle del male (caos e skaven) con sporadiche apparizioni di orchi, goblin, mercenari e non morti. La mappa principale mostrerà il vecchio mondo e le armate che lo pattugliano, similmente alla mappa strategica della serie Total War. A differenza del titolo Creative Assembly,, però, non sarà possibile dirigere l'esercito liberamente lungo le regioni, ma sarà obbligatorio seguire una fitta rete di strade intervallate da diversi tipi di insediamenti.
Come di consueto, in questi insediamenti sarà possibile addestrare e riorganizzare le truppe, migliorarne le armature, gli armamenti e acquistare oggetti speciali per gli eroi (sui personaggi ci dilungheremo in seguito) pagando direttamente con l'oro trovato nei campi di battaglia. La parte gestionale è, quindi, ridotta all'osso, e l'unica sua valenza strategica sta nella scelta di quali e quante tipologie di soldati preferire sulle altre (meglio fucilieri, picchieri, cavalieri leggeri o pesanti?) poiché una volta sul campo di battaglia non sarà possibile tornare indietro nelle proprie decisioni.
Nelle peregrinazioni tra un paese e l'altro si finirà sicuramente con l'incontrare un'armata delle fazioni opposte op una banda di orchi o simili pronti a scannarci. Entrati nel vivo dello scontro si prenderanno direttamente i comandi dell'esercito, come in qualsiasi altro RTS, e lo si porterà in battaglia.
E qui iniziano i primi problemi di Mark of Chaos: la strategia è ridotta a livelli infimi, e molto spesso sarà il mero fattore numerico a decretare chi avrà la meglio sull'altro. Ciò è abbastanza usuale nella concezione attuale di strategico,ma non può essere affiancato ai concetti di gioco di un prodotto complesso come quello di warhammer: che fine han fatto le regole sulle armi, i bonus di carica, i bonus di posizione? Tutto ciò che si vede nei nostri schermi non è altro che una grande mischia di soldatini che si pestano a più non posso cercando di sopraffare il nemico a forza di colpi di spada! E la strategia? E gli attacchi sul fianco? E l'artiglieria? Tutto sparito. Di warhammer restano solo l'ambientazione e i modelli degli eserciti. Tutto il resto, purtroppo, non ha nulla a che vedere con il gioco da tavolo, non si avvicina nemmeno lontanamente alla sua realtà e difficilmente ne soddisferà gli appassionati. Certo, chi vuole battaglie crude e violente tra decine di modelli diversi non avrà di che lamentarsi: cavalieri corazzati caricano lance in resta, fanterie serrate e determinate attendono con le picche abbassate, arcieri oscurano il sole con le loro frecce e il crepitare delle armi da fuoco copre gli altri rumori dello scontro. Sporadicamente, possenti draghi ed immensi demoni appaiono sul campo, gettando nel panico le unità ed aprendo la strada a duelli tra campioni ed eroi, in un'atmosfera epica come poche volte si è vista nei nostri schermi. Da questo punto di vista nulla da dire: il risultato visivo ed emotivo è decisamente convincente.
Altra questione spinosa sono gli eroi, componente fondamentale del gioco da tavolo necessariamente riportata ovviamente in Mark of Chaos: divisi prevalentemente in maghi e guerrieri, gli eroi non si discostano da quelli visti in mille altri rts fantasy: più punti ferita e maggiore forza d'attacco dei soldati semplici, sono qui in grado di potenziarsi con armi e oggetti magici in modo da aumentare la loro efficacia nel campo. Steso un velo pietoso sui maghi fin troppo classici (click sul potere, click sull'obbiettivo ed effetto, niente incantesimi falliti, niente dispersione, NIENTE!), è interessante soffermarsi sui picchiatori: inseribili a piacere del giocatore nelle diverse truppe, essi forniranno un bonus notevole sia nel combattimento sia nella disciplina dell'unità (rappresentata da una barra in cima allo stendardo), e, cosa più coreografica che pratica, saranno in grado di sfidarsi gli uni contro gli altri in eroici duelli mentre le truppe smetteranno di battersi per osservare i loro signori in battaglia. Peccato però che l'utilità di questa coreograficissima operazioni siano più visivi che altro, e il massimo che si ottiene è la fuga immediata dell'unità guidata dallo sconfitto, piacevole l'idea,ma si poteva davvero fare qualcosa di più (pensiamo anche solo all'opportunità di mettere il giocatore al comando diretto del personaggio in sfida, come se fosse un titolo di lotta: sarebbe stato grandioso!). Come di consueto, gli eroi sono in grado di aumentare di livello e di aumentare le loro abilità, tra cui spiccano capacità di comando (utile per la disciplina) arte del duello (ottima per sopravvivere alle succitate sfide) e pura e semplice forza bruta (buona per fare strage di soldati semplici). Vasta e ripresa dal gioco da tavolo la rosa di oggetti magici: armature che danno immunità a determinati attacchi, spade che potenziano le abilità combattive, oggetti che aumentano la velocità e talismani in grado di deflettere gli attacchi sono solo pochi esempi della vasta opportunità di "personalizzare" i nostri comandanti.
Appunto fortemente positivo anche per la grafica, che mostra scenari puliti e limpidi sui quali si muovono unità di ogni genere animati splendidamente e ancor di più dettagliati. E' perfino possibile personalizzare i colori della propria armata, in un piccolo tentativo digitale di emulare la pittura a mano delle decine di miniature che compongono un esercito del gioco da tavolo. In tutta franchezza: nessuno smetterà di dipingere a favore di un lavoro digitale su un videogioco, però è apprezzabile il tentativo di personalizzazione. Ottimo il sonoro, che, oltre a riproporre suoni ambientali azzeccati, presenta ottime musiche di sottofondo ed evocative risposte da parte delle unità (nessun vero Imperiale resterà impassibile di fronte un prete guerriero che urla "Burn in the fire of Sigmar!" o a un arcielettore che colpisce un nemico decantando "Monda l'eretico!").
Nota positiva la modalità multiplayer: sciolta dai ristretti legami della campagna single-player, la capacità del giocatore è messa a dura prova nello sfruttamento delle potenzialità delle varie fazioni per predominare su una vasta scelta di mappe predefinite. Non si è a livello di comunità ondine quali microsoft's zone, però è possibile trovare diversi avversari per divertenti partite di gruppo. Su tavolo è tutta un'altra cosa, comunque.
Finalmente ci siamo: dopo mesi di attesa il più famoso gioco strategico da tavolo degli ultimi decenni è sbarcato sui nostri Hard disk. No, non stiamo parlando di una versione digitale di risiko, ma di Warhammer: Mark of Chaos, titolo della Black Hole Games che porterà i giocatori all'interno del mondo fantasy creato dalla Games Workshop quasi 25 anni fa. Tralasciando i prodotti dedicati alla controparte futuristica dell'universo creata dai designer inglesi, Warhammer 40k, solo pochi e smaliziati giocatori ricorderanno qualcosa che si rifacesse direttamente a questo classico, tornando addirittura al 1998, anno di uscita di Warhammer Dark Omen, clone ottimamente riuscito dell'allora ancor giocatissimo Warcraft 2.
Il Vecchio Mondo non è certo un posto tranquillo: l'Impero degli umani è vessato dalle carestie e dalle incursioni dei bellicosi orchi, mentre gli alleati Elfi Alti sono costantemente minacciati dai loro cugini oscuri Druchii nella loro madrepatria, l'isola di Ulthuan. A peggiorare la situazione giungono due nuove minacce, la prima proveniente dagli abissi della terra, dove la magia oscura ha generato una mutazione nei topi portandoli a diventare Skaven, enormi ratti antropomorfi e dotati di una tecnologia proveniente dallo spazio, la seconda da nord, dalle desolazioni del Caos, dove i demoni sono tornati per guidare le loro armate corrotte al dominio del mondo.
L'aderenza alle linee guida del background del gioco da tavolo è notevole, sebbene la decisione di limitare le razze giocabili a 4 (su 18 che ve ne sono ai tavoli da gioco) limiti fortemente la scelta di truppe e strategie. Ottima tuttavia la caratterizzazione delle civiltà: esse presentano unità totalmente diverse l'una dalle altre e che si rispecchiano alla perfezione con quelle originali. La campagna single-player, come di consueto, permetterà di prendere il comando della fazione del bene (elfi e umani) contrapposta a quelle del male (caos e skaven) con sporadiche apparizioni di orchi, goblin, mercenari e non morti. La mappa principale mostrerà il vecchio mondo e le armate che lo pattugliano, similmente alla mappa strategica della serie Total War. A differenza del titolo Creative Assembly,, però, non sarà possibile dirigere l'esercito liberamente lungo le regioni, ma sarà obbligatorio seguire una fitta rete di strade intervallate da diversi tipi di insediamenti.
Come di consueto, in questi insediamenti sarà possibile addestrare e riorganizzare le truppe, migliorarne le armature, gli armamenti e acquistare oggetti speciali per gli eroi (sui personaggi ci dilungheremo in seguito) pagando direttamente con l'oro trovato nei campi di battaglia. La parte gestionale è, quindi, ridotta all'osso, e l'unica sua valenza strategica sta nella scelta di quali e quante tipologie di soldati preferire sulle altre (meglio fucilieri, picchieri, cavalieri leggeri o pesanti?) poiché una volta sul campo di battaglia non sarà possibile tornare indietro nelle proprie decisioni.
Nelle peregrinazioni tra un paese e l'altro si finirà sicuramente con l'incontrare un'armata delle fazioni opposte op una banda di orchi o simili pronti a scannarci. Entrati nel vivo dello scontro si prenderanno direttamente i comandi dell'esercito, come in qualsiasi altro RTS, e lo si porterà in battaglia.
E qui iniziano i primi problemi di Mark of Chaos: la strategia è ridotta a livelli infimi, e molto spesso sarà il mero fattore numerico a decretare chi avrà la meglio sull'altro. Ciò è abbastanza usuale nella concezione attuale di strategico,ma non può essere affiancato ai concetti di gioco di un prodotto complesso come quello di warhammer: che fine han fatto le regole sulle armi, i bonus di carica, i bonus di posizione? Tutto ciò che si vede nei nostri schermi non è altro che una grande mischia di soldatini che si pestano a più non posso cercando di sopraffare il nemico a forza di colpi di spada! E la strategia? E gli attacchi sul fianco? E l'artiglieria? Tutto sparito. Di warhammer restano solo l'ambientazione e i modelli degli eserciti. Tutto il resto, purtroppo, non ha nulla a che vedere con il gioco da tavolo, non si avvicina nemmeno lontanamente alla sua realtà e difficilmente ne soddisferà gli appassionati. Certo, chi vuole battaglie crude e violente tra decine di modelli diversi non avrà di che lamentarsi: cavalieri corazzati caricano lance in resta, fanterie serrate e determinate attendono con le picche abbassate, arcieri oscurano il sole con le loro frecce e il crepitare delle armi da fuoco copre gli altri rumori dello scontro. Sporadicamente, possenti draghi ed immensi demoni appaiono sul campo, gettando nel panico le unità ed aprendo la strada a duelli tra campioni ed eroi, in un'atmosfera epica come poche volte si è vista nei nostri schermi. Da questo punto di vista nulla da dire: il risultato visivo ed emotivo è decisamente convincente.
Altra questione spinosa sono gli eroi, componente fondamentale del gioco da tavolo necessariamente riportata ovviamente in Mark of Chaos: divisi prevalentemente in maghi e guerrieri, gli eroi non si discostano da quelli visti in mille altri rts fantasy: più punti ferita e maggiore forza d'attacco dei soldati semplici, sono qui in grado di potenziarsi con armi e oggetti magici in modo da aumentare la loro efficacia nel campo. Steso un velo pietoso sui maghi fin troppo classici (click sul potere, click sull'obbiettivo ed effetto, niente incantesimi falliti, niente dispersione, NIENTE!), è interessante soffermarsi sui picchiatori: inseribili a piacere del giocatore nelle diverse truppe, essi forniranno un bonus notevole sia nel combattimento sia nella disciplina dell'unità (rappresentata da una barra in cima allo stendardo), e, cosa più coreografica che pratica, saranno in grado di sfidarsi gli uni contro gli altri in eroici duelli mentre le truppe smetteranno di battersi per osservare i loro signori in battaglia. Peccato però che l'utilità di questa coreograficissima operazioni siano più visivi che altro, e il massimo che si ottiene è la fuga immediata dell'unità guidata dallo sconfitto, piacevole l'idea,ma si poteva davvero fare qualcosa di più (pensiamo anche solo all'opportunità di mettere il giocatore al comando diretto del personaggio in sfida, come se fosse un titolo di lotta: sarebbe stato grandioso!). Come di consueto, gli eroi sono in grado di aumentare di livello e di aumentare le loro abilità, tra cui spiccano capacità di comando (utile per la disciplina) arte del duello (ottima per sopravvivere alle succitate sfide) e pura e semplice forza bruta (buona per fare strage di soldati semplici). Vasta e ripresa dal gioco da tavolo la rosa di oggetti magici: armature che danno immunità a determinati attacchi, spade che potenziano le abilità combattive, oggetti che aumentano la velocità e talismani in grado di deflettere gli attacchi sono solo pochi esempi della vasta opportunità di "personalizzare" i nostri comandanti.
Appunto fortemente positivo anche per la grafica, che mostra scenari puliti e limpidi sui quali si muovono unità di ogni genere animati splendidamente e ancor di più dettagliati. E' perfino possibile personalizzare i colori della propria armata, in un piccolo tentativo digitale di emulare la pittura a mano delle decine di miniature che compongono un esercito del gioco da tavolo. In tutta franchezza: nessuno smetterà di dipingere a favore di un lavoro digitale su un videogioco, però è apprezzabile il tentativo di personalizzazione. Ottimo il sonoro, che, oltre a riproporre suoni ambientali azzeccati, presenta ottime musiche di sottofondo ed evocative risposte da parte delle unità (nessun vero Imperiale resterà impassibile di fronte un prete guerriero che urla "Burn in the fire of Sigmar!" o a un arcielettore che colpisce un nemico decantando "Monda l'eretico!").
Nota positiva la modalità multiplayer: sciolta dai ristretti legami della campagna single-player, la capacità del giocatore è messa a dura prova nello sfruttamento delle potenzialità delle varie fazioni per predominare su una vasta scelta di mappe predefinite. Non si è a livello di comunità ondine quali microsoft's zone, però è possibile trovare diversi avversari per divertenti partite di gruppo. Su tavolo è tutta un'altra cosa, comunque.
Warhammer Mark of Chaos
7.5
Voto
Redazione
Warhammer Mark of Chaos
Mark of chaos è un rts abbastanza classico. Non presenta una fase gestionale complessa e catapulta i giocatori in massacri in tempo reale evocativi ammantati da un comparto tecnico da urlo. Peccato che del gioco originale sia rimasto solo il nome e l'ambientazione. Abbastanza classiche ma allo stesso tempo ben fatte le figure eroiche e multiplayer di buon livello completano il quadro di un titolo che non deluderà tutti i fan degli strategici, ma risulterà duro da digerire agli amanti del warhammer più tradizionale. Chiarito questo, si consiglia a questi ultimi la ricerca, per quanto difficoltosa, di Warhammer Dark Omen o il ritorno al tavolo da gioco, mentre per tutti gli altri Mark of Chaos sarà una buona occasione per entrare nel fantastico mondo creato dalla Games Workshop. Il voto finale tiene conto delle tante aspettative create e poi deluse.