Warzone 2100
di
Redazione Gamesurf
Il genere degli strategici in tempo reale sembra essere ormai diventato, da circa tre anni a questa parte, un'inesauribile miniera di quattrini per quasi tutte le software house che, a ritmo più o meno regolare, sfornano una nutrita serie di giochi di questo tipo. Il problema maggiore é che, alla resa dei conti, i titoli in questione finiscono poi per assomigliarsi un po' tutti, con una quasi totale mancanza di spunti originali e un interesse pressoché nullo a far evolvere il genere oltre allo schema trito e ritrito accumula risorse - costruisci un gozziliardo di unità - distruggi il nemico. Stavolta é il turno della Eidos che, con la complicità dei Pumpkin Studios, ci propone questo Warzone 2100. Siamo di fronte ad una svolta o ad un ennesimo clone di Command & Conquer?
Anno 2050: in seguito a disordini vari e al crescente nazionalismo di vari paesi, la NATO crolla. I moti nazionalisti in Europa orientale e in Asia portano ad alcuni attacchi nucleari da parte dei terroristi. Iniziano le ricerche, completate in brevissimo tempo, sul collegamento sinaptico e vengono creati i primi soldati cyborg. Nel 2080 viene formata la NASDA (agenzia nordamericana di difesa strategica) per proteggere l'America del Nord dagli attacchi nucleari. Immediatamente inizia la costruzione di una rete di difesa satellitare. Ma nel 2085 arriva la catastrofe: durante alcune prove operative, il sistema NASDA va in avaria e lancia missili nucleari contro le più importanti città del mondo. I paesi colpiti rispondono (ovviamente) con altrettanti contrattacchi atomici che la NASDA non riesce a respingere. Inizia l'inverno nucleare. Carestie ed epidemie uccidono miliardi di persone. La civiltà come la conosciamo ha termine. I sistemi militari rimangono addormentati in seguito alle violente scariche elettromagnetiche. Un gruppo di sopravvissuti scopre una base militare abbandonata, vi si insedia e da origine al Project. Nel 2100 il Project esce allo scoperto e inizia la ricerca di tecnologie risalenti a prima del collasso, cercando di ricostruire un mondo migliore per tutti (questa non la bevo...). E qui entrate in gioco voi. In quanto miglior comandante generale del Project, siete stati incaricati di avventurarvi nelle terre desolate degli Stati Uniti occidentali per recuperare le tecnologie necessarie a ricostruire la civiltà e contemporaneamente sconfiggere gli altri gruppi che a loro volta cercano questi dati. E chissà, forse riuscirete anche a scoprire il vero motivo per cui la NASDA fallì. Che ci sia qualcosa dietro?
Fin qui nulla di particolarmente eclatante. La schermata iniziale si presenta nella maniera classica: potete scegliere se iniziare una campagna individuale, una partita in multiplayer, fare un po' di addestramento e settare i parametri del gioco (difficoltà, sonoro, opzioni grafiche e via dicendo). Il cuore del gioco é naturalmente la campagna, strutturata (ma va?) a missioni di difficoltà progressiva. L'HUD é abbastanza intuitivo: sulla destra c'é la classica mappa dinamica, al centro una barra con l'energia della base e a sinistra, raccolte ad esagono, le varie icone per la costruzione di edifici, mezzi, ecc. Un clic del mouse su una di esse apre la finestra relativa, dalla quale possiamo scegliere l'opzione che più ci aggrada. L'interfaccia di gioco é la classica "punta e clicca", con il puntatore del mouse intelligente, nel senso che cambierà forma a seconda ella vicinanza a bersagli nemici o ad edifici, suggerendoci di volta in volta l'azione più utile da compiere. A questo si aggiungono i classici tasti scorciatoia che nelle missioni avanzate diventeranno davvero indispensabili per avere la meglio sull'avversario computerizzato. L'energia, necessaria per la costruzione di strutture ed unità, nonché per effettuare le ricerche (di cui parlerò tra poco) é fornita da giacimenti petroliferi sparsi per il territorio
Anno 2050: in seguito a disordini vari e al crescente nazionalismo di vari paesi, la NATO crolla. I moti nazionalisti in Europa orientale e in Asia portano ad alcuni attacchi nucleari da parte dei terroristi. Iniziano le ricerche, completate in brevissimo tempo, sul collegamento sinaptico e vengono creati i primi soldati cyborg. Nel 2080 viene formata la NASDA (agenzia nordamericana di difesa strategica) per proteggere l'America del Nord dagli attacchi nucleari. Immediatamente inizia la costruzione di una rete di difesa satellitare. Ma nel 2085 arriva la catastrofe: durante alcune prove operative, il sistema NASDA va in avaria e lancia missili nucleari contro le più importanti città del mondo. I paesi colpiti rispondono (ovviamente) con altrettanti contrattacchi atomici che la NASDA non riesce a respingere. Inizia l'inverno nucleare. Carestie ed epidemie uccidono miliardi di persone. La civiltà come la conosciamo ha termine. I sistemi militari rimangono addormentati in seguito alle violente scariche elettromagnetiche. Un gruppo di sopravvissuti scopre una base militare abbandonata, vi si insedia e da origine al Project. Nel 2100 il Project esce allo scoperto e inizia la ricerca di tecnologie risalenti a prima del collasso, cercando di ricostruire un mondo migliore per tutti (questa non la bevo...). E qui entrate in gioco voi. In quanto miglior comandante generale del Project, siete stati incaricati di avventurarvi nelle terre desolate degli Stati Uniti occidentali per recuperare le tecnologie necessarie a ricostruire la civiltà e contemporaneamente sconfiggere gli altri gruppi che a loro volta cercano questi dati. E chissà, forse riuscirete anche a scoprire il vero motivo per cui la NASDA fallì. Che ci sia qualcosa dietro?
Fin qui nulla di particolarmente eclatante. La schermata iniziale si presenta nella maniera classica: potete scegliere se iniziare una campagna individuale, una partita in multiplayer, fare un po' di addestramento e settare i parametri del gioco (difficoltà, sonoro, opzioni grafiche e via dicendo). Il cuore del gioco é naturalmente la campagna, strutturata (ma va?) a missioni di difficoltà progressiva. L'HUD é abbastanza intuitivo: sulla destra c'é la classica mappa dinamica, al centro una barra con l'energia della base e a sinistra, raccolte ad esagono, le varie icone per la costruzione di edifici, mezzi, ecc. Un clic del mouse su una di esse apre la finestra relativa, dalla quale possiamo scegliere l'opzione che più ci aggrada. L'interfaccia di gioco é la classica "punta e clicca", con il puntatore del mouse intelligente, nel senso che cambierà forma a seconda ella vicinanza a bersagli nemici o ad edifici, suggerendoci di volta in volta l'azione più utile da compiere. A questo si aggiungono i classici tasti scorciatoia che nelle missioni avanzate diventeranno davvero indispensabili per avere la meglio sull'avversario computerizzato. L'energia, necessaria per la costruzione di strutture ed unità, nonché per effettuare le ricerche (di cui parlerò tra poco) é fornita da giacimenti petroliferi sparsi per il territorio
Warzone 2100
Warzone 2100
Però. Chi l'avrebbe mai detto? La Eidos ha fatto centro. Warzone 2100 non sarà una novità assoluta (chi ha detto Homeworld?) ma porta senz'altro una bella boccata d'ossigeno ad un genere che ormai sembrava accusare un certo logorio, rinchiuso com'era in una gabbia bidimensionale fissa e schematica dalla quale sembrava impossibile uscire. Invece questo prodotto ne allenta notevolmente le sbarre e riesce a coinvolgere il giocatore come pochi, per merito di una struttura semplice ed allo stesso tempo articolata, unita ad una giocabilità davvero elevata. Il teatro di battaglia tridimensionale spinge a cercare soluzioni tattiche sempre differenti per adattarsi agli obiettivi da raggiungere; la possibilità di costruire e configurare una notevole quantità di mezzi, insieme ad un'intelligenza artificiale più che buona contribuiscono a rendere l'esperienza di gioco appagante e stimolante senza cadere (quasi) mai nella frustrazione tipica di alcuni prodotti del genere (vedi alla voce Westwood). Questo da al giocatore una notevole sensazione di "controllo" dell'azione e ne limita contemporaneamente il senso di impotenza dovuto in genere ad una taratura poco efficace della quantità di mezzi e di risorse a disposizione del nemico, a tutto vantaggio della longevità. Il gioco poi è strutturato in modo da tenervi sempre "sulle spine": il fatto che praticamente tutte le missioni siano a tempo spinge a trovare soluzioni il più possibile efficaci in un tempo ragionevole, cosa che vi impedirà, tra l'altro, di oziare per delle ore ammassando truppe per poi scagliarvi all'attacco. Peccato per il sonoro decisamente sotto tono e per la scarsa varietà dei mezzi a disposizione. In ogni caso, se cercate un rts "nuovo" e tatticamente un po' più raffinato date tranquillamente fiducia a quest'ultimo parto dei Pumpkin Studios. Non ne rimarrete affatto delusi.