WET

di Davide Ottagono
Wet: un nome, un programma. Per chi non lo sapesse, WET é l'abbreviazione di Wet work. Tradotto: lavori bagnati, sporchi. Insomma, quei tipi di incarichi che ti fanno affondare la mani nel sangue dei nemici. Solo i più coraggiosi possono permettersi di imboccare questo cammino e di trarne una fonte di guadagno. Ma basterà davvero essere coraggiosi? Rubi Malone, mercenaria mozzafiato e dal grilletto facile, é la risposta alle nostre domande.

Se dovessimo paragonare Wet a qualcosa, questo non sarebbe un videogioco. Anzi, sarebbe probabilmente un film. Un film di serie B, certo, ma pur sempre un film. Mai sentito parlare di Quentin Tarantino? Sarà l'amore per la violenza e per gli arti mozzati, sarà la sceneggiatura classica ma volutamente esagerata, sarà che abbiamo adorato i comportamenti peperini di Rubi per tutta la durata dell'avventura, ma una molla é comunque scattata in noi. Sentivamo di essere di fronte ad un filmaccio di dubbia qualità, dove introspezioni psicologiche e messaggi morali lasciano spazio a coreografiche esplosioni, vomitate di bossoli fumanti ed omicidi su larga scala, ma l'idea ci ha esaltato, e non poco.



Dopo la consegna su richiesta di un pacco molto “particolare”, fantasmi del passato tornano ad infestare la vita della nostra Rubi. Infatti, proprio quando pensava di potersi prendere una meritata vacanza, torna a farle visita un vecchio conoscente. Ovviamente, per proporle un altro incarico suicida. Tutto comincia con un ritorno alla ridente Hong Kong, in cerca di un figliol prodigo che sembra stia mettendo i bastoni tra le ruote ai loschi traffici del padre. Peccato che niente vada come previsto e... il resto lo lasciamo scoprire a voi. Non proporrà chissà quale grande variazione alla regola, ma la trama di Wet risulta lo stesso funzionale; un simpatico collante tra una sparatoria e l'altra, con l'aggiunta di qualche colpo di scena. Sì, perché in fin dei conti sono le sparatorie a farla da padrone. Che lavoro sporco sarebbe, altrimenti?

La struttura di gioco é piuttosto semplice, oltre che accessibile per tutti fin da subito. Wet fa del bullet time il suo cavallo di battaglia, ripescando a piene mani nelle radici del genere e andando ad enfatizzare fino ai limiti estremi tutto quello che abbiamo visto sino ad oggi. Una volta padroneggiate le doti della protagonista, concatenare acrobazie fuori di testa sarà uno scherzo. La possibilità di far fuoco (e, quindi, di attivare il rallentatore) durante ogni azione rende Rubi un'avversaria temibile, oltre che praticamente imbattibile. Saltare, scivolare sulle ginocchia, camminare sulle pareti, roteare sulle aste: qualunque momento sarà perfetto per elargire un po' di sano dolore. Purtroppo, quello che in principio sembra essere uno solido baluardo, va ben presto a sgretolarsi in un polverone di occasioni mancate. Scopiazzare qua e là é sempre utile per la giusta evoluzione di un prodotto, ma il buco nell'acqua é doppiamente grande quando lo si fa male.

Un esempio? Una delle principali fonti di ispirazione, per gli sviluppatori, é stata sicuramente Stranglehold. Dopotutto, Wet ha molto da spartire anche con i lungometraggi di John Woo, considerando che va ad impelagarsi in storie di droga e yakuza con la luna storta. Una volta resoci conto che l'intera offerta di Wet si limita a quanto visto nei primi livelli, non può che sopraggiungere un leggero senso di amarezza. Soprattutto quando un certo Stranglehold (ed ecco il perché del nostro precedente paragone) permetteva di interagire con ogni elemento dello scenario, tra scale, ringhiere, tubature, lampadari, carrelli del cibo e molto altro ancora. Accorgersi che la produzione Bethesda, ad anni di distanza, riesce a regalare solo una minuscola percentuale di quanto era lecito aspettarsi, é - converrete con noi - una vera e propria delusione.



Lo stile é tutto, tutto é lo stile. Wet fa di questa frase il suo motto e non si tira indietro dal metterla in pratica fin da subito. Uccidere é bene, ma farlo con un retrogusto artistico é meglio. Non ripetete le stesse acrobazie, cercate di variare con leggiadria e verrete ripagati con un moltiplicatore di punteggio sempre più alto. Quest'ultimo tornerà utile non solo per guadagnare una maggiore capacità rigenerativa, ma anche per essere speso nell'apposito menù potenziamenti. Potenziamenti che non riescono comunque ad innalzare la profondità del gameplay, trattandosi di semplici upgrade per le armi o di nuove sequenze in bullet time legate ad azioni già viste.

A mettere un po' di sale al tutto, un buon numero di sezioni platform ed ispiratissime sequenze in Quick Time Event. Le prime sono un'ottima ventata di aria fresca tra i vari massacri, nonostante si rifacciano largamente all'abusata scuola di Prince of Persia. Le seconde... bhe, diciamo che sono l'altro punto cardine del gioco. Spiccare il volo tra il tettuccio di una vettura e l'altra durante una folle corsa in autostrada non ha prezzo, così come farsi strada in caduta libera fra i rottami dell'aereo che abbiamo appena fatto esplodere. Adrenalinico, anche se ci verrà richiesta solo la sporadica pressione di qualche tasto. Ebbene sì, ancora una volta Wet viene salvato dal suo taglio cinematografico, il che rafforza ancor di più la nostra precedente idea: é un film, in tutto e per tutto. Ironicamente, anche nella durata. Sei o sette ore basteranno per arrivare ai titoli di coda, mentre la mancanza di un multiplayer o di extra appetitosi non invoglia alla rigiocabilità. Prima di optare per l'acquisto, fate da soli i vostri calcoli.

Ogni film che si rispetti deve avere un solido comparto tecnico a sorreggerlo. E' il caso di Wet? In parte. Un azzeccato filtro vintage svolge il doppio compito di regalare al tutto un aspetto da pellicola invecchiata, coprendo allo stesso tempo la pochezza grafica mossa dal motore. Una mossa astuta, non c'é che dire, e fin quando riuscirà a nascondere un'imbarazzante profondità visiva e modelli dei personaggi poco al passo coi tempi non avremo molto di cui lamentarci. Discorso diverso per il sonoro, invece, di qualità eccezionale. Peccato che una localizzazione italiana stomachevole, tra doppiaggi inespressivi e sincronizzazione labiale non sempre perfetta, riesce quasi a far sfigurare le colonne sonore, migliori amiche di Rubi e piacevole compagnia per tutta la durata del gioco. Pezzi rock e country di decine di band si fondono in un mix scoppiettante, orecchiabilissimo e unico nel suo genere. E non parliamo dei soliti cori epici, perché Wet di epico non ha niente. Un applauso alla software house per aver capito che sono le peculiarità della loro creatura a dover essere mostrate, non quelle dello stereotipo comune. Un gioco diverso merita un trattamento altrettanto diverso, e la loro vittoria in questo va sottolineata.