Winning Eleven 5

Winning Eleven 5
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Innanzi tutto bisogna descrivere le sensazioni che si provano giocando la prima partita a Winning Eleven 5: si ha quasi l'impressione di essere tornati a casa, perché si ritrova lo stesso gioco, il medesimo sistema di controllo, il simpatico telecronista giapponese che si é incontrato nelle passate edizioni e tanti altri elementi che ricordano i precedenti capitoli del gioco. Subito dopo però ci accorgiamo di alcune differenze, che acquistano maggior spessore ed importanza partita dopo partita, e ci rendiamo conto dell'abisso che separa il quarto capitolo della serie (e i due "step" secondari WE 2000 e WE U-23) da quest'ultima release. La componente simulativa é stata ulteriormente incrementata e ormai le concessioni alla spettacolarità inutile e irreale sono pressoché scomparse
Winning Eleven 5
"Il capitano, c'è solo un capitano... il capitaaanooo". Siamo a San Siro no?

La prima conseguenza di quest'evoluzione é un livello di difficoltà maggiore: in particolare durante le prime partite imbastire un'azione complessa é veramente un'impresa, perché gli avversari sono più attenti e precisi che nelle passate edizioni ed é praticamente inutile utilizzare con la medesima frequenza di un tempo i movimenti tipici che ci permettevano di sorpassare la difesa avversaria, come i triangoli, i passaggi fltranti, i lanci lunghi. Azioni di questo tipo possono essere attuate efficacemente solo se si vengono a creare sul campo le condizioni ottimali per la loro riuscita
Più in generale bisogna notare come tutta l'intelligienza artificiale del gioco sia stata pesantemente rivista ed affinata: i compagni di squadra del giocatore sono sempre attenti e pronti allo scatto e coprono molto bene la zona del campo che gli é stata affidata. In fase difensiva raramente si lasciano sorprendere e seguono sempre l'azione di gioco
Una pesante nota di demerito va invece ai portieri, che si sono involuti e non sono per nulla affidabili: commettono errori imperdonabili in ogni tipo di azione o tiro. In particolare i numeri uno sono lentissimi a rientrare tra i pali dopo un'uscita, lasciando così la porta sguarnita per troppo tempo. Davvero un peccato, considerando il livello qualitativo maggiore dei portieri di WE4, in questo senso un aspetto simile rovina (seppur in minima parte) l'esperienza di gioco, perché prendere gol o segnare solo grazie alle papere di un estremo difensore può essere molto seccante
Winning Eleven 5
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Winning Eleven 5

Winning Eleven 5 mantiene quasi tutte le promesse e le aspettative che si erano crete durante l'attesa. Il gioco si sviluppa ulteriormente come simulazione pura di una partita di calcio e non concede nulla al superfluo, allo spettacolo fine a se stesso e più in generale a tutto ciò che non riguarda il gioco vero e proprio. Purtroppo non è ancora perfetto e si nota una certa fretta nella realizzazione, soprattutto a causa dei problemi dell' IA dei portieri e di alcuni difetti della realizzazione tecnica. Le notevoli modifiche apportate al sistema di controllo sono quasi tutte azzeccate e permettono una maggiore libertà d'azione. In definitiva WE 5 è sicuramente la migliore simulazione calcistica presente in questo momento sul mercato, divertente, giocabile, complesso fino al maniacale. Non ci resta che aspettare una Final Version che risolva le imprecisioni di questa versione ed una traduzione per i mercati occidentali che elimini le difficoltà causate dal giapponese.

SECONDO COMMENTO
La prima impressione è semplicemente fenomenale: Winning Eleven 5 è un gioco che riesce a migliorarsi, tecnicamente parlando, soprattutto grazie alla nuova piattaforma... In gioco si avvale di una risoluzione ben più elevata e congegnale, di modelli poligonali eccellenti (Batistuta e Totti, per fare solo due esempi, sono semplicemente eccezionali) e di animazioni ancora più curate.
La scelta di abbassare la velocità di gioco è a tutto vantaggio della componente simulativa: nemmeno i bellissimi predecessori per PlayStation avevano saputo convincere così tanto dal punto di vista delle proporzioni giocatori-campo e della velocità di movimento delle squadre. Permangono alcuni difetti congeniti della serie, ormai ben noti, come le animazioni non interrompibili e alcune discutibili scelte a livello di destinatari dei nostri passaggi, ma il resto è solo "bellezza" calcistica allo stato puro. I movimenti fluidissimi, le idee, i giocatori che si propongono... il tutto suffragato da una fisicità ancora superiore (provate a togliere palla a Batistuta per capire) e da un realismo ancora migliorato in fase conclusiva, dove centrare la porta con tiri efficaci da fuori area sarà ancora più difficile.
Tutto positivo, quindi? Purtroppo no... Konami è scivolata su uno dei punti fondamentali di un gioco calcistico: i portieri. Non sappiamo se si tratti di una scelta ben precisa o se ci sia un modo, nei menu in giapponese che ci stiamo ancora ingegnando a tradurre, per renderli più reattivi, ma è un fatto che si muovono troppo tardi rispetto allo scoccare del tiro e che, brutto a dirsi per un Winning Eleven, praticamente ogni tiro nello specchio si traduce in gol. Se questa, ripeto, è stata una scelta dettata da particolari critiche ai titoli precedenti da parte dei giocatori nipponici non lo so, sta di fatto che nel gioco in singolo, in particolare, la dabbenaggine del proprio portiere porta spesso il giocatore sull'orlo di una crisi di nervi.
Il resto è semplice sollucchero: personalmente devo ancora prendere la mano con le novità in ambito di sistema di controllo (gli uno-due necessitano una ulteriore pressione di un tasto e sono meno "automatici", come scritto all'interno della recensione), ma semplicemente guardare una partita a Winning Eleven 5, portieri a parte, ormai non è troppo distante da quello che possiamo vedere durante la telecronaca di una partita vera.

Simone Soletta

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