Wo Long: Fallen Dynasty - Non Chiamatelo Soulslike!

I souls hanno un nuovo esponente in catalogo. O c'è molto di più? La nostra recensione

di Simone Rampazzi

A poche ore dall'uscita di Wo Long Fallen Dynasty (fissata per domani 3 Marzo) siamo pronti a pubblicare la nostra recensione, frutto di settimane di test. Essere un souls o non esserlo. Questo dovrebbe essere il dilemma, almeno guardando con superficialità questo Wo Long: Fallen Dynasty. Team Ninja ci ha insegnato che tutto è possibile, a patto che vengano rispettati gli stilemi necessari a rendere un videogioco intrigante, sul fronte della trama, e funzionale nel gameplay.

Allora perché tirare in ballo i soulslike? Quello che abbiamo di fronte segue lo stampo utilizzato con i due capitoli di Nioh? Ci piacerebbe rispondervi con un bel “ni” per chiudere il discorso, ma è bene affrontare con attenzione la parte legata al confronto, questo perché Team Ninja ha dimostrato di essere in grado di sfruttare il genere con qualche modifica attenzionata, inseguendo il compromesso necessario per non snaturarlo.

Wo Long Fallen Dynasty: La storia dei tre regni rivisitata

Vi sarà capitato almeno una volta di imbattervi nella storia dei Tre Regni. È il periodo che all’inizio del 184 d.C. ha messo le basi per una grande rivoluzione del territorio cinese, identificato meglio dal collasso della dinastia imperiale. Chi mastica videogiochi da molto tempo, ed è pratico di musou, avrà giocato un qualsiasi Dynasty Warriors per capire bene di cosa stiamo parlando, sebbene sia comunque doveroso citare anche la parentesi di Creative Assembly con il suo Total War: Three Kingdoms (se avete voglia di recuperare, trovate sicuramente qualche informazione sulle nostre pagine).

Anche Team Ninja ha deciso quindi di reinterpretare questo periodo storico molto complesso, immaginando la guerra combattuta dai soldati del regno con un pizzico di contaminazione esoterica, che gli amanti dei due Nioh non faranno fatica a immaginare. Per combattere questa battaglia sfrutteremo le doti di un eroe senza nome, il classico personaggio generabile da zero grazie a un tool completo, molto simile -anche per i modelli utilizzati- a quello che vedemmo al tempo di Nioh 2.

La presenza di questo personaggio garantisce una maggiore immedesimazione del giocatore all’interno del contesto, elemento che gli sviluppatori non hanno cercato di nascondere in alcun modo, data l’attenzione posta nei dialoghi. Il percorso dell’eroe seguirà una classica struttura suddivisa in missioni primarie, legate allo sviluppo della storia, e secondarie, utili a ottenere gli oggetti necessari per il potenziamento di armi e armature equipaggiabili durante il viaggio.

Lo stampo caratteristico dei due Nioh si respira a pieni polmoni in Wo Long: Fallen Dynasty. Lo si respira nei dialoghi effettuati con i PNG che ne popolano il mondo, ognuno accompagnato da uno spirito guida, qui meglio identificato da una Bestia Divina che verrà con noi una volta ottenuta la sua fiducia. E lo si respira anche, come scritto poc’anzi, nei connotati delle creature presenti, ognuna ben caratterizzata a modo proprio, sebbene richiami molto da vicino gli stilemi, e in qualche caso addirittura i moveset, delle creature viste nei due Nioh.

Lo stampo orientale e la vicinanza tra le due nazioni offre chiaramente il pretesto di questa vicinanza, ma bisogna comunque ammettere a Team Ninja un minimo di sforzo nel creare un’opera convincente, che vede a nostro avviso l’espressione massima della sua identità nelle boss fight.

Ma quindi Wo Long Fallen Dynasty è un souls o no?

Wo Long: Fallen Dynasty è registrato all’anagrafe come un action RPG dark fantasy. Dette così sembrano parole forti da usare nel mezzo di uno stallo alla messicana, ma vi possiamo garantire che in fin dei conti questa è la migliore descrizione da dargli, sebbene ci siano palesi diverse contaminazioni prese a piene mani da un titolo souls.

Partendo dalla struttura della mappa, volutamente circolare e spesso realizzata con lo scopo di aprire scorciatoie per non ricominciare da capo. E arrivando alla collocazione dei mostri, realizzata con lo scopo di rendere il combattimento vivace nella sua realizzazione, in alcuni tratti assolutamente sfidante, soprattutto quando prendiamo in esame alcune bestie che messe vicino, in un’area molto piccola, si traducono nel torto che non faresti manco al tuo peggior nemico.

Se muori, ripeti e ricominci. Questo deve esservi chiaro come il sole, sebbene il sistema messo in piedi da Team Ninja sembri in questo caso tendente a voler venire incontro anche al giocatore meno navigato, quello che non vuole mettersi insomma a imprecare davanti alla console con un calendario e un cuscino dove soffocare le proprie urla. 

Wo Long: Fallen Dynasty ti sfida a modo suo, crea una propria comfort-zone ben espressa dalla mappa, e come dicevamo dalla collocazione, unita alla difficoltà dei nemici, e ti mette alla prova maggiormente nelle boss-fight. È vero. Ci sono anche mappe secondarie che preferiresti non affrontare, o bestie che immagini solamente in un girone infernale dedicato ai giocatori dei souls (come l’uccello volante che spara fulmini, quello è terribile). Ma non tutto è perduto.

Infatti, a venirvi incontro ci pensa il gameplay. Sicuramente molto più dinamico di un souls, soprattutto perché fa sparire la barra del vigore, quindi zero problemi nel dosaggio degli attacchi, e inserisce, come vero regalo, una schivata che può annullare l’attacco di ogni nemico, anche quello più devastante. Sembra facile eh?! Per qualcuno che finisce Elden Ring con la chitarra di Guitar Hero si, ma per noi comuni mortali resta sempre la fase dell’apprendimento, quel momento fondamentale in cui devi morire un numero di volte tali da imparare a leggere i movimenti del tuo avversario.

Fa molto filosofia zen, ma vi assicuriamo che non è una roba da poco. Soprattutto con certi avversari (vi abbiamo già parlato dell’uccello volante?). Scherzi a parte, diventa facile col tempo e soprattutto giocando. Ed è questo il bello di Wo Long: Fallen Dynasty, specialmente quando lo si comincia a padroneggiare nelle fasi iniziali, perché così ci si abitua presto alla curva di difficoltà, che si alza procedendo naturalmente nei capitoli necessari per finirlo.

Al posto del vigore troviamo invece una pratica barra legata alla resistenza, barra in possesso sia del giocatore che degli avversari che, una volta riempita, finisce per sfiancare il personaggio, aprendolo a un attacco di opportunità devastante. Fate attenzione anche alla parata, perché genera lo stesso tipo di discorso. Chiudendo invece sulle differenze con i souls, qui i falò sono stati convertiti in bandiere da piazzare sulla mappa per aumentare il proprio grado di Morale. 

L’indicatore serve a bilanciare le forze sul campo, ma giocandolo sulle lunghe non si è percepita una grande differenza anche mantenendo un grado morale inferiore, tutto dipende sempre da come siete capaci a muovervi e/o prevenire gli attacchi in arrivo. In ultima istanza, è giusto fare una menzione per gli incantesimi di stregoneria, un elemento che segue la costruzione del personaggio anche in funzione del level-up. Aumentando le caratteristiche del fuoco, miglioreremo il nostro danno, erba garantirà un maggior aumento della vitalità, acqua invece punta sulla furtività e così via. 

Il loro lancio sul campo non viene gestito dal mana, qui inesistente, ma dalla quantità di resistenza che avremo in nostro possesso al momento del cast. Il potenziamento del loot e la sua tipologia segue da vicino la struttura vista nei due Nioh, tranne per il discorso delle posizioni di combattimento (qui inesistenti). Il moveset delle armi è molto simile, ma non ci vediamo un difetto dato che comunque si rivela ben assimilabile anche da giocatori meno performanti. Per dirvi, anche il nostro giocatore redazione più giovane, giustamente sfruttato per la questione, è riuscito comunque a portare a casa il risultato, solo soffrendo un po’ di più.

Esplosioni Verdi, gente che entra ed esce volando!

A seguito di un aggiornamento il client di gioco in nostro possesso ha rinnovato tutta la parte tecnica legata alla grafica, elemento che ci ha sorpreso positivamente, garantendoci un’esperienza di gioco su PC lodevole, soprattutto perché impostata su dettagli molto alti (ricordatevi però, risoluzione FullHD). Team Ninja ha realizzato Wo Long: Fallen Dynasty con cutscene realizzate completamente con grafica ingame, a nostro avviso un plus dato che abbiamo modo grazie ad esse di notare meglio la cura con cui sono stati realizzati i modelli dei personaggi. 

La loro espressività non farà sempre gridare al miracolo, ma le texture di realizzazione garantiscono davvero un bello spettacolo, giustamente da sottolineare ai fini della critica del gioco nella sua totalità. Il doppiaggio è ottimo, come la localizzazione, che inserisce anche l’italiano tra le lingue presenti, così da permettere ai giocatori una maggiore comprensione della narrazione (ci sono bellissime schede di approfondimento nel menù, dategli un’occhiata perché meritano).

Un po’ dispiace vedere un riciclo di alcuni asset. Come suddetto, gli zombi sembrano sbarcati clandestinamente dal Giappone di Nioh, come anche alcune bestie divine, ma immaginiamo che sia pure logico vista appunto la vicinanza tra le due culture. Tra l’altro, è bene dirvelo, il gioco supporta una modalità cooperativa online, elemento che potrebbe garantirvi maggior divertimento data la condivisione, così da puntare anche a finirlo alla difficoltà più alta che si sbloccherà non appena completerete il gioco nella sua interezza.