Wolfenstein
di
Alessandro Cossu
A dispetto delle attuali convinzioni e fatte le dovute eccezioni, il genere che maggiormente soffre di “sindrome dello specchio” (ovvero, un eccesso di similarità nelle varie produzioni), é proprio quello degli FPS. I titoli attuali sono caratterizzati da personaggi e ambienti con sfumature "dark" e raramente ci troviamo di fronte a qualcosa che devi da un percorso che, per quanto ridondante, si rivela spesso vincente. Wolfenstein non si discosta dai giochi dello stesso filone - non troppo, quanto meno -e questo sequel del glorioso titolo uscito nell'ormai lontano 2001, pur lungi dall'essere perfetto, si rivela in ogni caso piacevole e divertente. Ci sono mostri e nazisti, boss di fine livello e magia, il tutto intrecciato intorno ad un caro, vecchio, protagonista che saremo chiamati ad impersonare, massacrando ogni cosa che si muova sul nostro fido schermo (magari con l'ausilio di un bel JetPack!).
I programmatori hanno scelto per noi una location “fantastorica”, per coniare un termine, (ri)mettendoci nei panni di BJ Blaskowicz, protagonista di RTCW e ancora oggi uno dei personaggi più amati del mondo dei videogames. Con il nostro alter ego digitale, saremo chiamati a proteggere i residenti della ridente (?) città di Isenstadt (da non confondere con la città austriaca di Eisenstadt). Isenstadt, nel gioco, é la sede di numerosi gruppi di resistenza armata all'avanzata nazista; scopo ultimo di tali gruppi é quello di strappare i segreti del “soprannaturale” dalle rapaci mani della Schutzstaffel. Questo elitario gruppo di studiosi/scienziati/maniaci/echipiùneha, sono intenzionati a carpire i poteri di una presenza mistica denominata “Sun Black”, in modo tale da - rullo di tamburi- conquistare l'egemonia su tutto il pianeta.
Niente di veramente nuovo sotto il sole marchiato da una svastica, quindi e anzi, a dirla tutta, Wolfenstein sembra aver subito non poco - specialmente di primo acchito, il trascorrere del tempo e non pare completamente in linea con le attuali produzioni. Le ambientazioni prerenderizzate così come le animazioni (in particolari quelle facciali), non paiono in sintonia con lo standard a cui siamo abituati - almeno nella versione testata da noi, ovvero quella per la Scatola X di Microsoft. Potremmo definire il titolo sotto esame un'opera “usa e getta” : ci si diverte (molto), si spara e in qualche occasione ci si spaventa, ammazzando tutto e tutti senza soluzione di continuità fino alla fine, quando riporremo Wolfenstein nello scaffale per non riprenderlo,probabilmente, mai più.
Ricapitolando, quindi, la trama non ci regalerà chissà quali sorprese. Nonostante la presenza di qualche elemento attinto dai giochi di ruolo e una componente “magica” piuttosto forte, Wolfenstein percorre il sentiero dei suoi predecessori, senza scomodarsi a trovare nuove strade...il che, é bene sottolinearlo, non é necessariamente un male.
Percorreremo fattorie e campi di aviazione, corridoi segreti, cunicoli e cittadine intrise dall'odore della morte e del sangue; naturalmente, non saremo soli, ma coadiuvati, come direbbe Charles Bronson, da alcuni amici personali. Il lanciafiamme, per esempio, così come il più classico SMG MP40, che fa sempre la sua figura. Tuttavia, le armi che danno a Wolfenstein “quel tocco in più”, provengono da quella che potremmo definire una realtà alternativa: il fucile Tesla é il primo che ci sentiamo di citare, il quale é capace di convogliare flussi elettrici in più direzioni nello stesso momento. Oppure, il Leichenfaust 44, un arma capace di vaporizzare all'instante i nemici. Durante l'esplorazione della città e dei suoi anfratti, ci imbatteremo - oltre ai consueti pacchi di munizioni, anche in sacchi di monete più o meno gonfi. Grazie ai soldi così ricavati, potremo comperare migliorie di vario genere e natura per i nostri strumenti di morte, come la riduzione del rinculo, maggior ratio di fuoco, et similia.
I programmatori hanno scelto per noi una location “fantastorica”, per coniare un termine, (ri)mettendoci nei panni di BJ Blaskowicz, protagonista di RTCW e ancora oggi uno dei personaggi più amati del mondo dei videogames. Con il nostro alter ego digitale, saremo chiamati a proteggere i residenti della ridente (?) città di Isenstadt (da non confondere con la città austriaca di Eisenstadt). Isenstadt, nel gioco, é la sede di numerosi gruppi di resistenza armata all'avanzata nazista; scopo ultimo di tali gruppi é quello di strappare i segreti del “soprannaturale” dalle rapaci mani della Schutzstaffel. Questo elitario gruppo di studiosi/scienziati/maniaci/echipiùneha, sono intenzionati a carpire i poteri di una presenza mistica denominata “Sun Black”, in modo tale da - rullo di tamburi- conquistare l'egemonia su tutto il pianeta.
Niente di veramente nuovo sotto il sole marchiato da una svastica, quindi e anzi, a dirla tutta, Wolfenstein sembra aver subito non poco - specialmente di primo acchito, il trascorrere del tempo e non pare completamente in linea con le attuali produzioni. Le ambientazioni prerenderizzate così come le animazioni (in particolari quelle facciali), non paiono in sintonia con lo standard a cui siamo abituati - almeno nella versione testata da noi, ovvero quella per la Scatola X di Microsoft. Potremmo definire il titolo sotto esame un'opera “usa e getta” : ci si diverte (molto), si spara e in qualche occasione ci si spaventa, ammazzando tutto e tutti senza soluzione di continuità fino alla fine, quando riporremo Wolfenstein nello scaffale per non riprenderlo,probabilmente, mai più.
Ricapitolando, quindi, la trama non ci regalerà chissà quali sorprese. Nonostante la presenza di qualche elemento attinto dai giochi di ruolo e una componente “magica” piuttosto forte, Wolfenstein percorre il sentiero dei suoi predecessori, senza scomodarsi a trovare nuove strade...il che, é bene sottolinearlo, non é necessariamente un male.
Percorreremo fattorie e campi di aviazione, corridoi segreti, cunicoli e cittadine intrise dall'odore della morte e del sangue; naturalmente, non saremo soli, ma coadiuvati, come direbbe Charles Bronson, da alcuni amici personali. Il lanciafiamme, per esempio, così come il più classico SMG MP40, che fa sempre la sua figura. Tuttavia, le armi che danno a Wolfenstein “quel tocco in più”, provengono da quella che potremmo definire una realtà alternativa: il fucile Tesla é il primo che ci sentiamo di citare, il quale é capace di convogliare flussi elettrici in più direzioni nello stesso momento. Oppure, il Leichenfaust 44, un arma capace di vaporizzare all'instante i nemici. Durante l'esplorazione della città e dei suoi anfratti, ci imbatteremo - oltre ai consueti pacchi di munizioni, anche in sacchi di monete più o meno gonfi. Grazie ai soldi così ricavati, potremo comperare migliorie di vario genere e natura per i nostri strumenti di morte, come la riduzione del rinculo, maggior ratio di fuoco, et similia.
Wolfenstein
7
Voto
Redazione
Wolfenstein
Wolfenstein ci dimostra come l'usato e abusato sentiero che percorrono ancora oggi gli FPS ancora non merita d'essere abbandonato,al di la dei fronzoli e delle innovazioni. Emozionanti scontri a fuoco (scriptati,certo,ma non si può avere tutto), boss ostici e ben realizzati sono il nucleo di questa produzione marchiata Raven che, lungi dall'essere perfetta, riesce tranquillamente in quel compito che si é posta : divertire. E, al giorno d'oggi e visti certi titoli attuali,non ci pare,per nulla,una cosa da poco.