Wolfenstein II: The New Colossus
E’ inutile che stia a presentare Wolfenstein II: The New Colossus, visto che chi non ha mai sentito parlare delle gesta di William “B.J” Joseph Blazkowicz significa che da poco si è affacciato sul mondo videoludico e avrà tempo per recuperare, magari iniziando proprio da questo porting per Switch.
E proprio sul porting per la console ibrida di casa Nintendo che si deve focalizzare l’attenzione di questa recensione, in quanto il lavoro di Panic Button, il team designato da Bethesda per questo progetto, è sicuramente arduo, considerando le caratteristice tecniche di Nintendo Switch e il comparto grafico di Wolfenstein II: The New Colossus.
Die, Führer, die!
Dove eravamo rimasti?
L’impero nazista ormai ha il controllo anche degli Stati Uniti d’America, Manhattan è stata cancellata dalle mappe da una testata nucleare e la Resistenza ormai è al limite delle forze.
In un movimentato filmato di riepilogo, il nostro eroe, dopo aver compiuto un’impresa praticamente impossibile per chiunque, si ritrova praticamente a pezzi, non moralmente o mentalmente, ma fisicamente.
Durante i momenti di lotta tra la vita e la morte, ci vengono presentati frammenti dell’infanzia di B.J., qualcosa di veramente brutale che, almeno personalmente, ha richiesto di fermarmi, prendere fiato un attimo e continuare inghiottendo un boccone amarissimo.
Per quanto crudi, questi spezzoni sono utili per capire come Blazkowicz sia cresciuto e diventato l’uomo che è oggi.
Salvato sull’orlo della cuffia da parte dei membri della Resistenza, capitanati da Caroline Becker, B.J. si ritrova nel “Martello di Eva”, l’U-Boat che la stessa Resistenza ha rubato ai Nazisti.
Purtroppo per loro sono stati rintracciati e, neanche il tempo di rimettersi in piedi, B.J e compagni sono costretti a combattere per respingere l’attacco Nazista. Quando parlo di rimettersi in piedi sono stato letterale, visto che le prime sessioni di gioco saranno su una sedie a rotelle, visto che le ferite subite da B.J. non gli permettono di camminare.
Da questo punto in poi inizia la vera e propria storia di Wolfenstein II: The New Colossus, che vi porterà negli Stati Uniti d’America con l’obiettivo di riconquistare la “Terra della Libertà”, per poterla usare come base per organizzare una rivolta contro l’impero Nazista.
In un primo momento il giocatore viene attirato dal comparto tecnico di questo gioco, ma quello che lo rende un titolo di primissima fascia è la sua storia con i suoi personaggi (sia dal lato buoni che da quello dei cattivi), rendendolo uno dei migliori titoli single player degli ultimi anni, dimostrando che i giochi “offline” possono ancora dare tantissimo.
Uccidi o sarai ucciso
Dal lato del gameplay non vi è molto da dire su Wolfenstein II: The New Colossus visto che il gioco è un classico FPS (anche se supportato da una gran bella storia).
Per perseguire lo scopo di debellare la feccia Nazista dal mondo, B.J. avrà a disposizione ogni tipo di arma e, attenzione attenzione, avrà la possibilità di usarne due alla volta (Rambo ci fai un baffo).
Il combattimento è veramente fantastico e ogni arma ha le sue peculiarità che bisogna sfruttare nelle varie situazioni.
Inoltre l’uso dell’ascia per le uccisioni istantanee è qualcosa di fantastico, anche perché, diciamoci la verità, sgozzare un ufficiale Nazista dopo avergli reciso i tendini, dà una certa soddisfazione.
Le armi possono essere upgradate durante il gioco con dei kit di potenziamento, andando a modificare capacità dei caricatori, aggiungere silenziatori per non allertare i nemici e tante altre modifiche a seconda dell’arma selezionata. Oltre alle modifiche sulle armi, in Wolfenstein II: The New Colossus è presente un sistema di miglioramento del personaggio attraverso il raggiungimento di particolari obiettivi (ispirato a quanto vista già in Elder Scrolls).
Ad esempio sarà possibile migliorare il nostro danno quando miriamo con le armi dopo aver ucciso un certo numero di nemici con degli “headshot” o magari, uccidendo nemici con il fuoco, prenderemo a nostra volta meno danno dalle armi di fuoco nemiche. Considerando che è possibile rigiocare i capitoli (o semplicemente riprendendo dall’ultimo checkpoint quando veniamo uccisi), è possibile sbloccare tutti questi perk prima della fine del gioco senza troppi problemi.
Forse dal punto di vista della longevità il gioco pecca un po’, ma considerando il lavoro fatto su storia e personaggi, allungare il brodo avrebbe forse diminuito la qualità complessiva del titolo (anche se ci sono un buon numero di collezionabili da cercare per completare il gioco al 100%).
Porting Tecnico
Per chiunque abbia visto o giocato Wolfenstein II: The New Colossus su altre piattaforme è sicuramente rimasto affascinato dal suo comparto tecnico.
Proprio per questo motivo, uno degli aspetti che più preoccupava gli addetti ai lavori e i giocatori, era come portare un titolo del genere su una console dall’hardware limitato.
Per fortuna il lavoro di Panic Button è veramente da encomiare anche se ci sono alcune critiche da fare.
Dal punto di vista dei controlli è ovvio che l’uso dei JoyCons e dei pad analogici in generale non si adatta perfettamente a titoli di questo genere (sono un fan di tastiera e mouse), ma per fortuna il lavoro di porting è stato fatto in maniera egregia, fornendoci precisione sia in versione dockata che portatile, senza problemi di sorta anche nella mappatura dei tasti.
E’ ovvio che per andare incontro alle limitazioni tecniche di Nintendo Switch, i ragazzi di Panic Button abbiano dovuto cedere a qualche compromesso a livello grafico, ma il risultato generale è di buon livello.
Il gioco gira fluido senza nessun tipo di rallentamento anche in modalità portatile, tranne qualche piccolo problema di frame skip nei filmati (mi sarei aspettato il contrario, con qualche imperfezione durante il gioco vero e proprio), anche se a volte sembra tutto un po’ sfuocato.
Qualche critica in più sull’uso delle luci nel gioco, visto che spesso diventa difficile distinguere i nemici in lontanza o, a volte, capita di passare di fianco a munizioni od oggetti senza neanche accorgersene.
Al netto di quanto ha da offrire Nintendo Switch possiamo dire che forse si è raggiunti un risultato più che soddisfacente, considerando che questi difetti non rovinano assolutamente l’esperienza di gioco.
Piccolo bonus: è ovviamente possibile giocare a Wolfenstein 3D sul cabinato presente nella sala ricreativa del Martello di Eva.
E’ ovvio che se avete la possibilità di giocare Wolfenstein II: The New Colossus su un PC con le giuste caratteristiche tecniche vi troverete davanti sicuramente un prodotto migliore di questo, ma d’altro canto, considerando anche l’importanza e lo spessore della storia alla base di questo gioco, questa versione per Switch non sfigura assolutamente.
Voto
Redazione