WRC 2010
di
Francesco Romagnoli
La disciplina del rally, dopo tanto tempo, torna finalmente sugli schermi video ludici di tutti gli appassionati.
Una voce si staglia dalle tribune: “Torna? Come torna? Ma é sempre stata con noi! “
Ecco qua, dove casca l'asino. Si certo, abbiamo avuto Dirt 1 e 2, Baja, Sega Rally, Motorstorm e compagnia bella. Ma questi giochi, pur svolgendosi su sterrato e pur presentando almeno un certo numero di gare a tappe, facevano loro un concetto di rally piuttosto “alternativo”.
Il vero rally, quello rappresentato dal WRC e dalle categorie minori ad esso ispirate, sono un'altra cosa.
Sarebbe un po' come voler far di tutte le discipline motoristiche su pista un fascio, ed assimilare la Formula 1 al drag racing o alla Nascar.
Ecco il motivo per cui questo WRC di Milestone, nonostante ci sia un nuovo capitolo del DIRT di Codemasters alle porte, é riuscito a catalizzare l'attenzione dei novelli Loeb su di sé.
Ma tanta attenzione é meritata?
Risposta a labbra serrate. Come quelle di chi vorrebbe parlare con orgoglio di un racing meraviglioso sviluppato nel Bel Paese, capace di mostrare di cosa é capace di creare l'industria videoludica italiana per dimostrare la passione per i motori che ci ribolle nelle vene, ed invece si trova costretto a fare i conti con i tanti, troppi, compromessi da dover digerire per apprezzare le qualità di questo nuovo gioco sulle quattro ruote targato Milano.
Il primo, quello quasi ovvio e che tanto te lo aspetti visti i precedenti, riguarda il comparto tecnico.
Anche se con serie come SBK, magari per via dell'affinamento e dell'esperienza maturata nella produzione di più capitoli negli anni, i Milestone hanno dimostrato di raggiungere standard tutto sommato discreti, nel caso di questo WRC non c'é granché di che appagare gli occhi.
Se da un lato la modellazione poligonale delle vetture risulta soddisfacente, dall'altro gli scenari appaiono piuttosto spogli e con una definizione molto scarsa. Lo stesso dicasi per gli effetti concernenti il transito della vettura, la quale peraltro subisce in modo piuttosto limitato l'interazione fisica con lo scenario: le disgregazioni strutturali dei Dirt sono ben altra cosa.
Così come altra cosa sono gli effetti di luce con il quale il titolo Codemasters riesce a distinguersi. Qui gli effetti di luce sono quasi assenti, e l'effetto di “ph neutro” é tutt'altro che positivo.
Stupisce, ancor più in negativo, il comparto audio. Qui si intuisce che l'investimento é stato davvero ridotto oppure mal sfruttato. Incredibile la piattezza del suono del motore e degli scarichi dell'auto. Niente a che vedere con la ruvida ed avvolgente coperta sonora offerta da altri giochi di questa categoria. Non c'é quel rumore della ghiaia contro il telaio, non quel cigolio di molle degli ammortizzatori, non il broncospasmo metallico della marmitta. Insomma, come avrete intuito l'audio non fa niente per compensare le mancanze grafiche del gioco, anzi, peggiora senz'altro il bilancio di una realizzazione tecnica che sconta davvero parecchio ritardo nei confronti degli altri titoli di questo genere sulle console di nuova generazione (ormai nemmeno più così nuove).
Dal comparto tecnico passiamo a quello del gameplay, ovvero delle sensazioni, del feeling e soprattutto del divertimento che il gioco é capace di garantire.
In questo caso cominciano a comparire i primi aspetti positivi del gioco. Rispetto a Dirt, in cui sembra di avere tra le mani il volante di un fuoribordo più che di un'auto da rally tale é la sensazione di galleggiamento data dal motore fisico di gioco, qui il peso si fa sentire. L'auto é ben piantata a terra e lo sterzo reagisce in modo consono.
Sarebbe anche sensibile, se non fosse che la sensibilità é completamente rovinata dalla mancanza di feedback al pad (sul volante le cose migliorano ma non di molto, come sperato).
Non c'é il minimo tremolio: diagramma piatto su qualsiasi superficie (a meno che non si vada a sbattere) e ciò, per un gioco di rally dove la sensibilità é tutto per percepire il grip della vettura, é un notevole limite.
A dir la verità la fisica di aderenza della vettura é sballata un po' su tutto il gioco, poiché si raggiungeranno livelli surreali in cui l'asfalto asciutto risulta avere meno grip di superfici come la ghiaia o il fango.
Una voce si staglia dalle tribune: “Torna? Come torna? Ma é sempre stata con noi! “
Ecco qua, dove casca l'asino. Si certo, abbiamo avuto Dirt 1 e 2, Baja, Sega Rally, Motorstorm e compagnia bella. Ma questi giochi, pur svolgendosi su sterrato e pur presentando almeno un certo numero di gare a tappe, facevano loro un concetto di rally piuttosto “alternativo”.
Il vero rally, quello rappresentato dal WRC e dalle categorie minori ad esso ispirate, sono un'altra cosa.
Sarebbe un po' come voler far di tutte le discipline motoristiche su pista un fascio, ed assimilare la Formula 1 al drag racing o alla Nascar.
Ecco il motivo per cui questo WRC di Milestone, nonostante ci sia un nuovo capitolo del DIRT di Codemasters alle porte, é riuscito a catalizzare l'attenzione dei novelli Loeb su di sé.
Ma tanta attenzione é meritata?
Risposta a labbra serrate. Come quelle di chi vorrebbe parlare con orgoglio di un racing meraviglioso sviluppato nel Bel Paese, capace di mostrare di cosa é capace di creare l'industria videoludica italiana per dimostrare la passione per i motori che ci ribolle nelle vene, ed invece si trova costretto a fare i conti con i tanti, troppi, compromessi da dover digerire per apprezzare le qualità di questo nuovo gioco sulle quattro ruote targato Milano.
Il primo, quello quasi ovvio e che tanto te lo aspetti visti i precedenti, riguarda il comparto tecnico.
Anche se con serie come SBK, magari per via dell'affinamento e dell'esperienza maturata nella produzione di più capitoli negli anni, i Milestone hanno dimostrato di raggiungere standard tutto sommato discreti, nel caso di questo WRC non c'é granché di che appagare gli occhi.
Se da un lato la modellazione poligonale delle vetture risulta soddisfacente, dall'altro gli scenari appaiono piuttosto spogli e con una definizione molto scarsa. Lo stesso dicasi per gli effetti concernenti il transito della vettura, la quale peraltro subisce in modo piuttosto limitato l'interazione fisica con lo scenario: le disgregazioni strutturali dei Dirt sono ben altra cosa.
Così come altra cosa sono gli effetti di luce con il quale il titolo Codemasters riesce a distinguersi. Qui gli effetti di luce sono quasi assenti, e l'effetto di “ph neutro” é tutt'altro che positivo.
Stupisce, ancor più in negativo, il comparto audio. Qui si intuisce che l'investimento é stato davvero ridotto oppure mal sfruttato. Incredibile la piattezza del suono del motore e degli scarichi dell'auto. Niente a che vedere con la ruvida ed avvolgente coperta sonora offerta da altri giochi di questa categoria. Non c'é quel rumore della ghiaia contro il telaio, non quel cigolio di molle degli ammortizzatori, non il broncospasmo metallico della marmitta. Insomma, come avrete intuito l'audio non fa niente per compensare le mancanze grafiche del gioco, anzi, peggiora senz'altro il bilancio di una realizzazione tecnica che sconta davvero parecchio ritardo nei confronti degli altri titoli di questo genere sulle console di nuova generazione (ormai nemmeno più così nuove).
Dal comparto tecnico passiamo a quello del gameplay, ovvero delle sensazioni, del feeling e soprattutto del divertimento che il gioco é capace di garantire.
In questo caso cominciano a comparire i primi aspetti positivi del gioco. Rispetto a Dirt, in cui sembra di avere tra le mani il volante di un fuoribordo più che di un'auto da rally tale é la sensazione di galleggiamento data dal motore fisico di gioco, qui il peso si fa sentire. L'auto é ben piantata a terra e lo sterzo reagisce in modo consono.
Sarebbe anche sensibile, se non fosse che la sensibilità é completamente rovinata dalla mancanza di feedback al pad (sul volante le cose migliorano ma non di molto, come sperato).
Non c'é il minimo tremolio: diagramma piatto su qualsiasi superficie (a meno che non si vada a sbattere) e ciò, per un gioco di rally dove la sensibilità é tutto per percepire il grip della vettura, é un notevole limite.
A dir la verità la fisica di aderenza della vettura é sballata un po' su tutto il gioco, poiché si raggiungeranno livelli surreali in cui l'asfalto asciutto risulta avere meno grip di superfici come la ghiaia o il fango.
WRC 2010
6
Voto
Redazione
WRC 2010
Si può parlare di WRC come di un titoloin fin dei conti giocabile, naturalmente mantenendo bassissime leaspettative grafiche. Ma non é dal comparto grafico che ci si aspettavano miracoli o qualità d'eccellenza. La parte che in fondo risulta più maggiormente deludente (rispetto alle aspettative) é quella del gameplay, ovvero della guida, e del motore fisico.
Per digerire un gioco di rally con feedback pressoché nullo, e che non consente di giocare in base alla sensibilità del giocatore pad alla mano, bisogna davvero avere una grossa fame di gomme tassellate e prove speciali.
Il gioco pertanto rimane consigliabile solamente a chi possiede un simile stomaco ed a chi non ha una marcata sensibilità grafica.
Per digerire un gioco di rally con feedback pressoché nullo, e che non consente di giocare in base alla sensibilità del giocatore pad alla mano, bisogna davvero avere una grossa fame di gomme tassellate e prove speciali.
Il gioco pertanto rimane consigliabile solamente a chi possiede un simile stomaco ed a chi non ha una marcata sensibilità grafica.