WWE'12

di Roberto Vicario
Per i tanti appassionati di Wrestling che anno dopo anno aumentano di numero in lungo e largo per tutto lo stivale, novembre significa solitamente l'uscita del titolo dedicato allo sport entertaiment più seguito al mondo. Dopo diversi anni in cui la serie principale, Smackdown Vs. Raw, sembrava aver esaurito la spinta innovativa proponendo titoli fotocopia e a basso contenuto emozionale, i fan avevo iniziato a chidere quelle novità tanto aspettate ma puntualmente disattese. Pur non cambiando gli sviluppatori storici del brand WWE, i ragazzi di Yuke's, THQ ha deciso quest'anno di prendere la situazione di petto, effettuando quello che in gergo viene chiamato reboot. Via Smackdown Vs. Raw quindi, a favore di un nome più semplice ma al tempo stesso diretto ed efficace, a significare proprio la strada intrapresa dagli sviluppatori: WWE'12.



PREDATORI DEL RING

Tante le novità di questo nuovo capitolo, troviamo quella “predator” technology che, a detta degli sviluppatori, avrebbe rivoluzionato in toto il gameplay del titolo. Messa duramente alla prova, abbiamo notato con piacere come effettivamente questa nuova tecnologia riesca a restituire agli occhi del giocatore una sensazione alquanto realistica dello svolgimento del match. I movimenti sul ring sono ora molto più fluidi, con prese e controprese che ben si amalgamano tra di loro rilasciando una certa armonia nell'interazione dei contendenti sul quadrato.

Maggiore importanza inoltre é stata data, come prevedibile, anche alla stamina e a diversi momenti psicologici che ogni wrestler attraversa durante il match. Se ad esempio durante un incontro riusciremo a mettere concatenare un discreto numero di manovre e contro prese avremo più chance di portare a casa l'incontro attraverso l'iconica mossa finale specifica per ogni personaggio. Questa nuova componente, a tratti psicologica, influisce ovviamente anche su altri elementi come le prese. A differenza degli anni passati, sono state completamente eliminate le prese leggere o pesanti, a favore di una meccanica che tiene conto di diversi fattori come la lucidità mentale, la salute del lottatore e la posizione che viene occupata sul ring.



Tutto questo é ovviamente stato reso possibile dalla nuova tecnologia “predator” che riesce anche ad offrire una nuova dimensione tattica al match grazie alla possibilità di concentrare i nostri attacchi su una parte specifica del corpo indebolendo o penalizzando così il nostro avversario. Tanto lavoro é stato anche per quanto riguarda la componente dell'intelligenza artificiale, che ad elevati livelli di difficoltà riuscirà a rendere davvero credibili e a tratti decisamente impegnativo il match che stiamo giocando.

Ovviamente, come lecito aspettarsi da una tecnologia ancora acerba, qualche problema é ancora presente come una compenetrazione che ancora non manca di farsi saltuariamente notare o una leggere presenza di pop up che tuttavia non influisce in maniera concreta e fastidiosa sulla disputa.
Unica grossa pecca che purtroppo abbiamo notato e che stona, forse fin troppo, con la nuova strada “simulativa” intrapresa dalla serie é la totale mancanza di rapporto di pesi tra i diversi lottatori. Vedere Rey Mysterio effettuare mosse come Suplex o simili su lottatori come Ezekiel Jackson o altri super man é francamente troppo irrealistico, anche per un mondo come quello della WWE che ha basato tutta la sua fortuna su colpi di scena e situazioni molto "sceneggiate".