WWE 2K18
Altro anno e altro titolo della WWE che arriva sulle nostre console. Dopo un WWE 2K17 che aveva lasciato un po’ di amaro in bocca ad alcuni fan (nonostante basi molto solide) eccoci all’annuale appuntamento con quello che mira a diventare un nuovo punto di riferimento sia per Yuke’s - ma soprattutto per Visual Concepts - nell’ambito dei titoli sportivi.
Il GIOCO DEL GAMBERO
Ed è davvero difficile quest’anno arrivare ad un giudizio sul titolo targato WWE. Gli sviluppatori di Yuke’s stanno indubbiamente facendo il “gioco del gambero” e passi avanti in alcuni ambiti, equivalgono a passi indietro in altri.
Partiamo subito con il dire che è davvero inspiegabile la direzione scelta per quanto riguarda le modalità di gioco. Se da una parte troviamo dei buoni spunti per quanto riguarda “La mia Carriera”, è altrettanto inspiegabile come, per il secondo anno di fila, gli sviluppatori abbiano deciso di non tornare a proporci una modalità “showcase” o simili. A fronte anche di una serie di varianti di gioco che non sono poi così numerose.
Esattamente come dichiarato lo scorso anno per Goldberg e Brock Lesnar, sfruttare l’uomo di copertina Seth Rollins (o John Cena, protagonista della limited edition) per ripercorrere la sua carriera, sarebbe stata un’aggiunta davvero piacevole da giocare.
Un peccato soprattutto perché, al netto di qualche sbavatura, le altre modalità convincono e gettano semi che speriamo sbocceranno in maniera definitiva nei prossimi capitoli. Il mio Giocatore permette di crearsi il proprio wrestler all’interno di un editor rinnovato, fresco, ricco di opzioni e in grado di mettere nelle mani di noi appassionati, la possibilità di sbizzarrirci come vogliamo nella realizzazione del nostro alter ego. Dovremo passare ancora una volta dal training center di Orlando, seguito dallo show della NXT per poi approdare a Raw o Smackdown. Una carriera che, tolte le prime fasi di gioco un po’ troppo ripetitive, più prosegue più ci permette di vivere feud che ricordano molto da vicino, per dinamiche, quelli che apprezziamo settimanalmente in televisione, e che sfociano poi nei classici PPV.
Come dicevamo in apertura anche in questo frangente, se da una parte possiamo apprezzare una struttura che offre margini di miglioramento altissimi, dall’altra troviamo alcune scelte non proprio convincenti, su tutte la mancanza completa delle voci. Una dimenticanza che, all’interno di uno sport entertainment che fa dei dialoghi un ingrediente importante per l’intrattenimento, stona decisamente. Anche le “missioni secondarie” che vi vengono assegnate dai lottatori amici, sulla lunga distanza diventano un po’ ripetitive. Detto questo, per essere il primo vero anno di una modalità strutturata in questo tipo (con tanto di piccole aree nel backstage esplorabili) le potenzialità sono davvero alte. Non dimentichiamoci poi della Road to Legend, una variante all’interno della stessa modalità, che ci permetterà di scalare il tetto del mondo sfidando altri lottatori controllati da giocatori umani. Una sorta di divisioni di FIFA, rivista e corretta.
Non manca poi l’ormai ricca e completa modalità WWE Universe, che ci tornerà a far indossare i panni di un GM che deve gestire interamente uno show; e la classica modalità online in cui abbiamo potuto apprezzare - nonostante la presenza di qualche piccolissima défaillance - una maggiore solidità del net code.
SALIAMO SUL RING
Sul ring ci troviamo davanti agli occhi - e soprattutto tra le mani - un titolo che sembra non aver ancora deciso di imboccare una strada di completa rivoluzione. Di fatto il motore messo in moto da Yuke’s sembra avere ancora qualche km da poter spendere prima di venire definitivamente pensionato. Questo non toglie che che all’interno di un sistema di gioco collaudato non ci sia spazio per qualche aggiustamento.
Spazio quindi ad un nuovo sistema di sottomissione, alla possibilità di avere otto atleti sul ring o a quella di poter trasportare il nostro avversario sulle spalle e interagire con diversi elementi del ring. Insomma tutta una serie di cose che, per chi il wrestling lo ama, non possono che far piacere. Anche e soprattutto per la facilità con cui possiamo apprendere un sistema di combattimento davvero alla portata di tutti.
Ovviamente, per coloro che reputano vetusto e superato questo sistema di controllo e mirano a qualcosa di più moderno e accattivante, purtroppo, bisognerà aspettare con tutta probabilità il prossimo anno.
In un gameplay che quindi non esce dal seminato, rimane comunque abbastanza noioso incappare in qualche glitch che forse poteva essere evitato con una maggiore pulizia del codice in fase di testing, invece di dover aspettare le solite e ormai noiose patch risolutorie. Fortunatamente, nonostante un inizio tutt’altro che incoraggiante, nel corso della mia esperienza di gioco sono incappato solamente in 3 glitch, di cui solamente uno ha precluso l’esito del match. Su un monte ore piuttosto ricco, ci può stare.
ATLETI PERFETTI
Sotto l’aspetto visivo dobbiamo invece fare i complimenti ai team di sviluppo. Da un parte troviamo un roster che si conferma ricchissimo e che, mai come quest’anno, ha trovato un bilanciamento perfetto per quel che riguarda: superstar, divas, NXT e ovviamente leggende. A cui si aggiunge il ritorno di un personaggio amatissimo come Kurt Angle.
I modelli poligonali, così come le entrate, sono realizzati in maniera davvero convincente e ricreare match visivamente accurati sarà ancora più facile. Una corporatura e muscolatura rivista per ogni singolo atleta e sopratutto delle nuove animazioni, rendono il tutto davvero bello da osservare in movimento (c'è ancora da lavorare sulle divas); permangono alcuni problemi legati ad animazioni che non si legano perfettamente tra loro e un ritmo di gioco che, per volontà del team, rimane decisamente compassato: anche nelle fasi iniziali del match dove la stamina è ai massimi livelli. Scelte precise e quindi opinabili solo in parte, ma che necessariamente devo essere messe in discussione per capire quali sono le scelte preferite dai fan.
Sotto l’aspetto audio, escluso il capitolo legato alla modalità “Il mio Giocatore”, il lavoro svolto è discreto. Il nuovo trio al commento americano non è malvagio, ma rispetto ai pilastri delle passate edizione, ha bisogno di rodarsi maggiormente, cercando di enfatizzare molto di più l’azione, evitando fastidiose ripetizioni. Ottima invece la colonna sonora, che mescola brani di derivazioni differenti, tra pezzi classici e moderni.