Wwe Smackdown vs Raw

di Paolo 'Mr. Ninty' Mulas
Gli anni passano, ma il fascino del wrestling resta sempre immutato, anzi proprio in questi anni lo sport/spettacolo per eccellenza sta vivendo proprio nel nostro Paese una seconda giovinezza, con tour che hanno fatto registrare il tutto esaurito, trasmissioni televisive molto seguite e vari prodotti annessi che spopolano nei negozi di giocattoli e nelle edicole. Con una premessa del genere, è comprensibile come anche in Italia ci sia moltissima attesa (ormai giunta al termine) per questo WWE: Smackdown Vs Raw, sesto capitolo dell'acclamata serie Thq che proprio l'anno scorso ha toccato con "Here comes the pain", il suo punto più alto. Smackdown vs Raw rappresenta, quindi, una sfida che gli Yukes lanciano a se stessi nel tentativo di migliorare un titolo già di altissima qualità. Missione possibile?


W la raza!
La struttura di gioco si rifà in maniera molto marcata a quella del suo predecessore da cui ha ereditato il collaudato sistema di controllo, rimasto pressoché invariato, basato principalmente su due tasti: uno adibito alle prese (forti o deboli che generano tipi di mosse di diverso impatto) ed uno abbinato ai vari colpi con cui infierire sui nostri avversari. Oltre a questi si aggiungono naturalmente i comandi adibiti alla corsa, alle contromosse ed altri sensibili al contesto (raccogliere oggetti, salire su determinate strutture ecc.). La bellezza del titolo THQ risiede soprattutto nella possibilità data al giocatore di riprodurre in tutto quanto si è abituati a vedere in TV. Sarà infatti possibile colpire il nostro avversario in svariati modi, darsi lo slancio dalle corde del ring, lanciarsi dai pali di sostegno delle stesse, effettuare varie prese sui nostri contendenti per costringerli alla resa e, dulcis in fundo, utilizzare armi di vario tipo (ma attenzione allo sguardo vigile dell'arbitro). Ogni lottatore su schermo disporrà di oltre 50 tipi di mosse, alcune delle quali riprendono verosimilmente le mosse tipiche dell'atleta riprodotto.

I wrestlers presenti sono più di quaranta, un numero ingente, ma non eccezionale, al quale si aggiungono una decina di leggende del passato sbloccabili (tra cui Bret Hart e Jimmy "Superfly" Snuka). Mancano, infatti, alcuni lottatori piuttosto popolari (Maven, Kidman e Nunzio tra gli altri) che per recenti avvenimenti occorsi alla Wwe sono stati esclusi dai roster ufficiali. Parliamo di star del calibro di Steve Austin, Brock Lesnar e Bill Goldberg, tutti personaggi di cui, purtroppo, si sente la mancanza. Proprio come nella realtà, i lottatori sono estremamente diversificati nelle varie caratteristiche (forza, carisma, velocità e resistenza) e nello stile di lotta che ricalca le capacità fisiche del singolo atleta. Una superstar leggera non potrà sollevare un peso massimo, e dovrà utilizzare come arma vincente la velocità con attacchi rapidi e volanti, così come un lottatore potente dovrà sfruttare al massimo la sua forza, con mosse devastanti a discapito di tecnicismi. Il realismo del titolo, già arma vincente di Here comes the pain è stato ulteriormente migliorato; il peso dei lottatori è stato diversificato in più categorie, impedendo così che alcune tipologie di mosse possano essere effettuate su lottatori di peso superiore, anche se non mancano alcune strane eccezioni in merito. Il sistema di danni è tornato invece senza subire variazioni, ci si potrà concentrare su particolari zone del corpo per indebolire l'avversario (per esempio una serie di chiavi articolari alle gambe faranno sì che diminuisca la sua velocità e così via). I vari colpi inferti si rifletteranno inoltre anche sulle animazioni del lottatore, che a seconda dei colpi ricevuti zoppicherà o si toccherà la parte del corpo danneggiata.


Parlando di novità quella certamente più interessante riguarda l'introduzione del profilo comportamentale del lottatore, da scegliere prima dell'inizio dell'incontro tra clean (pulito) e dirty (sporco). Ciò comporta una nuova barra, che si colmerà comportandosi coerentemente con il proprio "carattere". Il clean meter si riempirà con l'esecuzione di attacchi spettacolari (per lo più volanti) e con esultanze, la barra dirty invece, sarà riempita da scorrettezze varie, come non mollare la presa nonostante l'avversario tocchi le corde, protestare contro l'arbitro e così via. Una volta riempita del tutto avremo una decina di secondi di semi invulnerabilità. Un'altra aggiunta riguarda l'introduzione di minigiochi (disattivabili comunque), utilizzati per simulare alcune scene abbastanza comuni negli incontri. Prima del match ad esempio, mentre i due contendenti discuteranno animatamente, premendo il tasto giusto al momento esatto, avremo modo di colpire coattivamente l'avversario, oppure durante l'incontro, lo scambio di chop sarà regolato da un sistema che ricorda i vecchi titoli golfistici.

Word life.
Raw vs Smackdown compie dei passi avanti rispetto al predecessore anche sul fronte del realismo e della giocabilità: il sistema di controllo è piuttosto intuitivo e rende agevole anche l'esecuzione delle mosse più spettacolari, rendendo il titolo THQ immediato e gradevole anche ai neofiti del genere. Smackdown vs Raw, infatti, riesce ad appassionare e divertire fin dai primi incontri, senza peccare però nemmeno della profondità tipica della serie, assicurata soprattutto dalla grande varietà di mosse e situazioni. L'intelligenza artificiale è buona, ma la difficoltà è tarata verso il basso. Se siete alla ricerca di una vera sfida è consigliabile settare la difficoltà subito ai livelli più alti. Come già accennato il realismo è molto elevato e tutto ciò che accade sul ring ed al di fuori del quadrato è stato riprodotto in maniera assolutamente fedele, anche se alcuni aspetti del gioco ci hanno comunque lasciato perplessi. Non convince del tutto il nuovo sistema per scagliare l'avversario fuori del ring nelle royal rumble (troppo macchinoso e ripetitivo) e permangono alcuni fastidiosi difetti atavici della serie THQ. Per esempio se scaglieremo il nostro avversario fuori del ring , questo continuerà a correre fino a che non troverà qualche ostacolo a sbarrargli la strada, il che è plausibile se la corsa è di un paio di metri, ma qui si può andare anche nell'ordine delle decine.