X-Men Origins: Wolverine
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Activision apre le danze. Approfittando dell'ormai classico rinvio dell'ultimo momento, toccato questa volta all'uomo-pipistrello di Warner, sarà Wolverine ad intrattenere i videogiocatori con il primo super eroe non “nutelloso” dell'anno (e passateci il termine sicuramente molto poco aulico). Messi da parte i lustrini e il gameplay molto “casual-oriented”, il tie-in dell'omonimo film in programmazione in tutte le sale italiane, si mostra al pubblico con una meccanica di gioco e uno stile grafico-artistico finalmente all'altezza delle richieste del pubblico più maturo e hardcore. Come da logica, i contenuti del film sono stati trasposti in forma video ludica, consegnandoci un eroe tormentato, assetato di sangue e di vendetta.
Il titolo dedicato a Wolverine si configura come un classico action game che segue i dettami introdotti da giochi come God of war, Devil May cry e Ninja gaiden e prevede quindi un'azione praticamente senza sosta, intervallata da un buon numero di boss di varia difficoltà. Al contrario dei titoli citati, però, il nostro protagonista non potrà contare su un variegato arsenale a sua disposizione ma disporrà unicamente dei proverbiali artigli divenuti ormai un vero marchio di fabbrica. I programmatori però non si sono privati del piacere di introdurre svariati bonus che serviranno a potenziare le caratteristiche d'attacco di Logan e, al contempo, a potenziare alcuni tratti della sua prepotenza fisica.
La ricerca di questi bonus é, del resto, l'unica digressione concessa all'interno di livelli di gioco piuttosto lineari e privi di qualsiasi altro motivo d'interesse, dal momento che i risvolti più drammatici relativi alla trama sono affidati ai filmati d'intermezzo, annullando di fatto l'esplorazione delle aree di gioco. Ai giocatori più curiosi, però, sono riservate gustose sorprese. Sparse nei livelli, infatti, si potranno trovare alcune statuine raffiguranti i vecchi costumi indossati da Wolverine nel corso di questi 30 anni di gloriosa carriera nei fumetti e, una volta raccolte in numero sufficiente, sbloccheranno una speciale sfida che, se vinta, consentirà al nostro personaggio di proseguire l'avventura indossando appunto uno di questi gloriosi abiti da battaglia.
In comune ai titoli precedentemente citati, invece, c'é la classica raccolta delle “orb” rilasciate dai nemici abbattuti che, nel caso del nostro Logan, serviranno a riempire una speciale barra della Furia che consentirà al nostro eroe di poter disporre di un sovraccarico di potenzialità omicida. Al contrario di altri giochi dello stesse genere ludico, dove le orb andavano a rimpinguare la barra della salute, il nostro Wolverine potrà contare sulle proprietà rigenerative. Basterà infatti qualche attimi di riposo per recuperare quasi interamente le energie e continuare imperterriti l'eliminazione sistematica di avversari fin troppo arrendevoli. . A questo si aggiungono anche i sensi ferali di Logan che lo aiuteranno nel momento del bisogno a trovare la giusta strada per avanzare nel livello e a scoprire passaggi nascosti o elementi invisibili al normale occhio umano.
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L'intelligenza artificiale decisamente settata verso il basso e la quasi immortalità di Wolverine, unitamente forse ad un'azione di gioco fin troppo monotona, sembrano essere i limiti più evidenti dell'impianto di gioco messo in piedi dai ragazzi di Raven Software. Logan, in sostanza, graffia ma non affonda il colpo. Gli elementi per un gioco più ricco e interessante si avvertono quasi dappertutto, ma sono sempre sacrificati sull'altare di un'azione che non riesce a differenziarsi troppo e dimostrandosi incapace di proporre novità di un certo rilievo. In più all'occhio più smaliziato apparirà chiaro fin dalle prime battute che molte delle animazioni che muovono il nostro eroe hanno più di un punto di contatto con God of War da cui Raven dimostra di essersi ispirato forse fin troppo generosamente. Il problema de “Le origini” risiede proprio nell'incapacità di variare l'azione di gioco, risultando un button smashing come tanti altri sul mercato.
Al contrario di altri prodotti simili (soprattutto se parliamo di tie-in), X-men dispone di un motore grafico decisamente sopra la media, potendosi affidare all'unreal Engine 3. Le potenzialità grafica del motore, però, sono sfruttate solo in parte, dal momento che affianco ad una modellazione di ambienti e personaggi tutto sommato buona (ma assolutamente nella norma), troviamo un set di texture che in alcuni frangenti sono assolutamente da dimenticare, presentandosi quasi “slavate” e prive di qualsiasi effetto di nuova generazione. Sono anche da rimarcare alcuni problemi di bad clipping che sicuramente non fanno onore ad un comparto grafico che riesce comunque a presentare un ambiente di gioco comunque di buona fattura e assolutamente in linea tanto con il gioco in sé, quanto con gli stilemi del genere. L'aspetto audio si assesta su buoni livelli, presentando un doppiaggio italiano all'altezza (se si chiude un occhio sui commenti beceri dei nostri avversari), grazie ad un insieme di musiche a tema e un soundFX ispirato e ben modellato sul personaggio.
Arrivati alla fine del gioco e di questa recensione, chiudiamo con una punta di rammarico per quello che poteva essere e che invece non é stato. X-Men: le Origini poteva essere finalmente il riscatto dei Tie-in e rispedire al mittente le classiche accuse di chi vede in questo genere di giochi il solito prodotto realizzato con pochi soldi e poche idee. Raven, invece, ci riesce solo a metà mettendo su un piatto un investimento e uno sforzo economico sicuramente non da poco (L'unreal engine 3, per esempio), ma non riesce ad equilibrarlo con un numero di idee sufficienti a far emergere il suo gioco dal gruppo di titoli “post God Of War” che, banalmente, scimmiottano senza un minimo di personalità il divino Spartano. Peccato.
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Il titolo dedicato a Wolverine si configura come un classico action game che segue i dettami introdotti da giochi come God of war, Devil May cry e Ninja gaiden e prevede quindi un'azione praticamente senza sosta, intervallata da un buon numero di boss di varia difficoltà. Al contrario dei titoli citati, però, il nostro protagonista non potrà contare su un variegato arsenale a sua disposizione ma disporrà unicamente dei proverbiali artigli divenuti ormai un vero marchio di fabbrica. I programmatori però non si sono privati del piacere di introdurre svariati bonus che serviranno a potenziare le caratteristiche d'attacco di Logan e, al contempo, a potenziare alcuni tratti della sua prepotenza fisica.
La ricerca di questi bonus é, del resto, l'unica digressione concessa all'interno di livelli di gioco piuttosto lineari e privi di qualsiasi altro motivo d'interesse, dal momento che i risvolti più drammatici relativi alla trama sono affidati ai filmati d'intermezzo, annullando di fatto l'esplorazione delle aree di gioco. Ai giocatori più curiosi, però, sono riservate gustose sorprese. Sparse nei livelli, infatti, si potranno trovare alcune statuine raffiguranti i vecchi costumi indossati da Wolverine nel corso di questi 30 anni di gloriosa carriera nei fumetti e, una volta raccolte in numero sufficiente, sbloccheranno una speciale sfida che, se vinta, consentirà al nostro personaggio di proseguire l'avventura indossando appunto uno di questi gloriosi abiti da battaglia.
In comune ai titoli precedentemente citati, invece, c'é la classica raccolta delle “orb” rilasciate dai nemici abbattuti che, nel caso del nostro Logan, serviranno a riempire una speciale barra della Furia che consentirà al nostro eroe di poter disporre di un sovraccarico di potenzialità omicida. Al contrario di altri giochi dello stesse genere ludico, dove le orb andavano a rimpinguare la barra della salute, il nostro Wolverine potrà contare sulle proprietà rigenerative. Basterà infatti qualche attimi di riposo per recuperare quasi interamente le energie e continuare imperterriti l'eliminazione sistematica di avversari fin troppo arrendevoli. . A questo si aggiungono anche i sensi ferali di Logan che lo aiuteranno nel momento del bisogno a trovare la giusta strada per avanzare nel livello e a scoprire passaggi nascosti o elementi invisibili al normale occhio umano.
L'intelligenza artificiale decisamente settata verso il basso e la quasi immortalità di Wolverine, unitamente forse ad un'azione di gioco fin troppo monotona, sembrano essere i limiti più evidenti dell'impianto di gioco messo in piedi dai ragazzi di Raven Software. Logan, in sostanza, graffia ma non affonda il colpo. Gli elementi per un gioco più ricco e interessante si avvertono quasi dappertutto, ma sono sempre sacrificati sull'altare di un'azione che non riesce a differenziarsi troppo e dimostrandosi incapace di proporre novità di un certo rilievo. In più all'occhio più smaliziato apparirà chiaro fin dalle prime battute che molte delle animazioni che muovono il nostro eroe hanno più di un punto di contatto con God of War da cui Raven dimostra di essersi ispirato forse fin troppo generosamente. Il problema de “Le origini” risiede proprio nell'incapacità di variare l'azione di gioco, risultando un button smashing come tanti altri sul mercato.
Al contrario di altri prodotti simili (soprattutto se parliamo di tie-in), X-men dispone di un motore grafico decisamente sopra la media, potendosi affidare all'unreal Engine 3. Le potenzialità grafica del motore, però, sono sfruttate solo in parte, dal momento che affianco ad una modellazione di ambienti e personaggi tutto sommato buona (ma assolutamente nella norma), troviamo un set di texture che in alcuni frangenti sono assolutamente da dimenticare, presentandosi quasi “slavate” e prive di qualsiasi effetto di nuova generazione. Sono anche da rimarcare alcuni problemi di bad clipping che sicuramente non fanno onore ad un comparto grafico che riesce comunque a presentare un ambiente di gioco comunque di buona fattura e assolutamente in linea tanto con il gioco in sé, quanto con gli stilemi del genere. L'aspetto audio si assesta su buoni livelli, presentando un doppiaggio italiano all'altezza (se si chiude un occhio sui commenti beceri dei nostri avversari), grazie ad un insieme di musiche a tema e un soundFX ispirato e ben modellato sul personaggio.
Arrivati alla fine del gioco e di questa recensione, chiudiamo con una punta di rammarico per quello che poteva essere e che invece non é stato. X-Men: le Origini poteva essere finalmente il riscatto dei Tie-in e rispedire al mittente le classiche accuse di chi vede in questo genere di giochi il solito prodotto realizzato con pochi soldi e poche idee. Raven, invece, ci riesce solo a metà mettendo su un piatto un investimento e uno sforzo economico sicuramente non da poco (L'unreal engine 3, per esempio), ma non riesce ad equilibrarlo con un numero di idee sufficienti a far emergere il suo gioco dal gruppo di titoli “post God Of War” che, banalmente, scimmiottano senza un minimo di personalità il divino Spartano. Peccato.