XIII

di Stefano 'Miyazaki' Guzzetti

Chi sono? Che ci faccio qua?
Come succede nella storia originale, ovvero il fumetto di Van Hamme e Vance, il protagonista all'inizio dell'avventura si risveglia in un isola senza ricordarsi nulla di ciò che appartiene al suo passato e alla sua identità; l'unica cosa chiara è un numero (XIII appunto) tatuato addosso. Presto il nostro eroe si renderà conto di essere al centro di un complotto dalle dimensioni enormi che coinvolge la malavita di mezzo mondo; e non solo, ma che il boss di tutta la faccenda lo sta cercando per farlo fuori. Niente male come inizio, giusto un ottimo spunto per far nascere migliaia di vicende rocambolesche che ruotano attorno al protagonista; questo è ciò che è successo negli innumerevoli albi a fumetti della serie, ed è ciò che succederà anche durante le missioni del gioco di Ubisoft. E allora, una volta che si è in ballo, ci si dà da fare per uscire indenni dai milioni di proiettili che ci verranno addosso; come deve succedere in tutti gli sparattutto in prima persona che si rispettino.
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La forma o la sostanza?
Una delle prima cose che salta all'occhio una volta che si inizia a giocare a XIII è l'aspetto grafico. Era scontato e prevedibile che alla Ubisoft si impegnassero affinchè la scelta del cell shading fosse una carta vincente e vi diciamo subito che il risultato ha superato di gran lunga le aspettative. Se fino ad oggi siete stati tra i fervidi sostenitori della teoria secondo la quale la forma non fa la sostanza (e tra quelli c'ero anche io), giocando a XIII vi ricrederete immediatamente. Fermo restando il fatto che il gioco è un ottimo fps realizzato in maniera magistrale, l'impatto grafico è una cosa che travolge in tutti i sensi. L'utilizzo del cell shading infatti è stata la scelta ottimale per conferire al gioco nella maniera migliore quell'aspetto fumettoso che avrebbe dovuto avere. Da lodare inoltre la scelta della palette cromatica che ci accompagna durante le fasi di gioco. Spesso gli sparattutto in soggettiva sono colorati nei soliti due modi: o scuri alla Doom, o luminosi e fantascientifici alla Halo; XIII invece è elegantemente pennellato di tinte pastello che lo rendo quasi un titolo cool. Forse a parole è strano a spiegarsi, ma giocandoci avrete l'impressione di essere dentro una rivista d'arredamento; le colorazioni sono bilanciate in maniera quasi armonica e riescono appieno nell'intento di creare un nuovo modo di vestire una tipologia di ambientazione di gioco ormai stantia.

Un'altra cosa che lascia stupefatti durante il gioco è l'utilizzo della forma narrativa fumettistica; essa è impiegata in maniera attiva e dinamica e non è mai lasciata in modo statico tra una missione e l'altra per spiegare gli eventi, come avveniva in Max Payne. Mentre vi aggirate furtivi negli episodi del gioco, spesso vi capiterà di leggere box con fumetti il cui contenuto vi anticiperà gli eventi o vi spiegherà l'andamento narrativo delle faccende in corso. Una volta che vi abituerete a questo nuovo modo di narrare avrete realmente l'impressione di giocare dentro un fumetto. Il tutto poi è fomentato dall'abbondante utilizzo di onomatopeiche a schermo che sbucheranno fuori a ogni tipo di rumore generato durante le azioni.