Yakuza Kiwami 2

di Fabio Fundoni

La storia della saga di Yakuza è quantomeno particolare. Tanto idolatrata da chi ha avuto la fortuna di metterci le mani sopra, quanto poco fortunata in fatto di vendite nel mercato occidentale. Con l’avvento di PlayStation 4, SEGA ha deciso di portare avanti una doppia strategia per uno dei suo brand di punta. Da una parte ha scelto di continuare ad ampliare l’universo legato  al protagonista Kazuma Kiryu, sia guardando al futuro con Yakuza 6, sia al passato con Yakuza 0. Dall’altra ha voluto sfruttare le fortune della nuova console Sony (e la moda delle remastered) per provare a raggiungere quella fetta di pubblico che, all’epoca di PlayStation 2, non si era fatta stregare dalle intricate vicende della malavita nipponica. Così, dopo un buon Yakuza Kiwami, ecco arrivare anche Yakuza Kiwami 2, versione molto riveduta e corretta delle avventure del buon Kazuma, yakuza dal cuore tenero ma dai modi non proprio delicati.

Dopo gli avvenimenti del primo episodio, eccoci dunque approcciare quelli del secondo, con Kazuma che, dopo aver cercato di distaccarsi dal pericoloso mondo della mafia giapponese, si ritroverà nuovamente invischiato sino al collo nelle lotte di potere del Tojo clan per difendere chi ama, con l'intromissione sia di un nuovo pericoloso antagonista (palesemente ossigenato), sia di organizzazioni malavitose straniere. Siamo nuovamente immersi nelle atmosfere nipponiche del quartiere di Kamurocho (ma non ci fossilizeremo solo quo), in uno stupendo spaccato della vita cittadina giapponese, con un occhio di riguardo per i piaceri notturni. L’impostazione è quella action esplorativa in terza persona, ormai un marchio di fabbrica della saga, con enorme attenzione per il combat system in tempo reale, più una pletora di minigame arrivati direttamente dal passato e alcune piacevoli novità, come lo strategico in tempo reale già visto in Yakuza 6 che questa volta ci vedrà gestire le nostre truppe in un simil tower defense in compagnia del mitico Goro Majima.

Il motore grafico scelto per muovere Kiwami 2 è quello di Yakuza 6 e permette al gioco di mostrarsi gradevole agli occhi, soprattutto per l'ottima  realizzazione dei volti, mentre il resto tende a mostrare il fianco quando si va a fare caso ai particolari. Il frame rate risulta stabile, nonostante qualche raro intoppo e il comparto tecnico viene incorniciato dal solito doppiaggio nipponico di altissimo livello, purtroppo ancora accompagnato da sottotitoli unicamente in inglese. Qualche novità c'è anche per la gestione di Kazuma, che guadagna un sistema di crescita anch'esso già visto in Yakuza 6, con cinque parametri in cui accumulare punti da spendere in skill di ogni tipo, da quelle classiche (salute, forza d’attacco, difesa e via dicendo) ai colpi da infliggere agli avversari, passando per molte altre capacità decisamente fantasiose come farsi aiutare in combattimento da una misstress sadomaso, a patto d’averla aiutata in una subquest a lei dedicata.

Come al solito, Yakuza condivide due anime ben radicate per quanto differenti: la trama principale, dai toni estremamente drammatici e seriosi, in cui Kazuma si conferma un eroe di prim’ordine e un substrato di missioni secondarie e minigiochi, dove il nostro dragone preferito si barcamena tra situazione ai limiti del plausibile e hobby “hot”, come gestire un locale di hostess o cimentarsi nella fotografia di modelle ben poco vestite. Il risultato di questo mix? Assoluto divertimento per decine di ore, tanto che parlare di longevità è quanto mai problematico: l’utente che avrà voglia di gingillarsi con tutti i minigame potrebbe non stancarsi mai del titolo in questione, sebbene per chi scrive, Yakuza 0 rimanga il top alla voce “minigame & attività collaterali”.

Ma, insomma, ne vale la pena di mettere mano al portafogli per questo Yakuza kiwami 2? Per noi, decisamente si. Le qualità intrinseche della saga sono indiscutibili e SEGA ha avuto l’intelligenza di optare per un lavoro ben più ampio di una semplice remastered, riuscendo a soddisfare anche chi aveva già giocato il titolo originale, per quanto la base sia sempre quella di dodici anni fa. Ad ogni modo, però, nonostante la mancanza della lingua italiano (siamo un mercato piccolo piccolo, facciamocene una ragione), Yakuza Kiwami 2 va letto come un tassello da inserire nel progetto della casa madre di dare nuova vita alla saga, cercando di conquistare una nuova fetta di pubblico che, non ci stancheremo di dirlo, invitiamo calorosamente a recuperare sia questo gioco che il primo Kiwami e a godersi le avventure di Kazuma, Haruka, Godo, Daigo, magari facendo un piccolo sforzo per i testi in inglese (e una certa ripetitività nei combattimenti). Nel mentre, aggiungiamo una preghierina a SEGA: perché non portare in occidente anche gli episodi rimasti relegati al mercato nipponico? I veri fan non vedono l’ora di riempire le lacune forzate della loro collezione!