Yakuza: Kiwami

di Simone Rampazzi

Eravamo partiti da zero, ma sapevamo in cuor nostro che saremmo tornati, un'altra volta, a seguire le vicende del drago e della carpa nel quartiere di Kamurocho.

A distanza di pochi mesi dal capitolo zero SEGA, casa di sviluppo alle spalle del brand, ha ben pensato di non frenare l’entusiasmo dei fan prodotto dopo la pubblicazione del capitolo prequel, dandoci in pasto il remake del primissimo episodio uscito su PlayStation 2 nel lontano 2006.

Yakuza Kiwami non è infatti una semplice trasposizione, bensì un vero e proprio lavoro di dedizione con tanto di dedica amorosa ai giocatori. Cosa troveremo tra i vicoli del quartiere del vizio di Tokyo?

La Carpa e il Drago

Kamurocho è più di un semplice nome per gli appassionati di Yakuza. D’altronde, tra le strade di questo quartiere sono state consumate storie incredibili, capaci di trasportare la fantasia dei giocatori in un mondo nipponico fatto di onore, amore e rispetto. La guerra tra i clan continua senza sosta, mentre le leggende di Akira Nishiki e Kazuma Kiryu prendono forma.

Dopo essere stato coinvolto, suo malgrado, nell’omicidio di Sohoei Dojima, il nostro alter-ego viene arrestato e messo dietro le sbarre per dieci anni. Tornato tra le strade di Kamurocho si accorge che tutto è cambiato, come se quell’identità che lo aveva aiutato ad andare avanti in passato fosse ormai un lontano ricordo. Armato di pazienza, cercherà di ristabilire il proprio onore a suon di pugni.

La storia di Kiwami mantiene l’assetto conosciuto con il capitolo zero, impostando dunque la narrazione con un ritmo lento ma cadenzato, in grado quindi di spiegare la vicenda matura dai contorni violenti senza mai scadere nel banale. La noia è di fatto un sentimento sconosciuto se si gioca a Yakuza, forse perché gli sviluppatori sono stati capaci di catturare, nonché raccontare con grande maestria, un contesto affascinante della cultura nipponica.

Come riuscirci? Semplice, dando estrema importanza alla narrazione senza rinunciare a qualche dialogo in più. Se c’è infatti una cosa che colpisce in Yakuza sono proprio i dialoghi, lunghi, ben strutturati, capaci di coinvolgere al punto di permettere una quasi automatica immedesimazione da parte dei giocatori. Ed un’impresa tale, soprattutto per Kiwami, acquista maggiore importanza a seguito di un gameplay sì stratificato (ne parleremo a breve) ma anche “confinato” nel solo quartiere di Kamurocho.

Un quartiere capace di nascondere tra vicoli e pozzanghere un mondo pieno di vita, composto da missioni secondarie piazzate praticamente ovunque. È possibile entrare dentro i negozi per comprare bevande energetiche con cui ripristinare la propria vita, ma anche accedere a bar o locali in cui giocare a biliardo, bowling, freccette, karaoke o partite a shogi, senza disdegnare nemmeno attività più hot con simpatiche signorine dal carattere decisamente spensierato.

Yakuza è una di quelle serie in cui se imbocchi la strada delle side-quest finisci per rimetterci, con il rischio di perdere completamente di vista lo scopo principale della propria avventura.

Perché Remake e non Remastered?

L’operazione remastered ha ormai coinvolto moltissimi brand in progetti di svecchiamento precoce, ma sono veramente pochi i titoli che sono stati cambiati profondamente a differenza del proprio corrispettivo originale. Il caso Kiwami è eclatante.

Il comparto grafico è stato piacevolmente riscritto, adattando la risoluzione del gioco a un piacevole 1080p, ulteriormente enfatizzata dalla presenza di texture incredibilmente dettagliate capaci di farci apprezzare ogni sfaccettatura dell’ambientazione sotto una nuova luce. I vicoli di Kamurocho sono stranamente affascinanti, le luci al neon catturano lo sguardo illuminando meglio i personaggi che ora la riportano in vita, mentre i nuovi filtri grafici ripuliscono l’immagine eliminando tutte le imperfezioni viste in passato.

Anche il comparto audio ha subito un piacevole ritocco, venendo completamente rimasterizzato e pulito al fine di risultare più gradevole all’ascolto. Oltre a questo, però, gli sviluppatori hanno ben pensato di rimediare a vecchie magagne del passato, apportando una serie di modifiche necessarie al gameplay del titolo. Troviamo cambiata la visuale delle telecamere, adesso più stabile nelle inquadrature grazie al suo dinamismo, come troviamo anche eliminata tutta quella serie di caricamenti frequenti utili solo a smorzare l’entusiasmo tra un combattimento e l’altro.

Adesso il gioco effettua caricamenti meno frequenti, lasciandoci soltanto sull’attenti quando dovremo passare dall’interno di un negozio all’esterno.

Kazuma Kiryu doveva ristabilire il proprio onore a suon di pugni, ma questa volta lo farà grazie a un combat system completamente rivisitato che strizza l’occhio agli stili già visti in Yakuza Zero. I vari stili di lotta a disposizione saranno facilmente accessibili mediante la pressione delle frecce direzionali, con relativo cambio di tecniche e combo, fattore che ci farà apprezzare ancora di più la risposta dei colpi. L’interfaccia è rimasta identica al capitolo precedente, così da non spiazzare anche chi si è affacciato alla serie solo ultimamente con questi nuovi capitoli.

Unite tutto questo ai filmati esclusivi che ora raccontano la storia di corruzione di Nishiki e possiamo garantirvi, a tutti gli effetti, che ci sarà ben poco da rimanere delusi.