Ys
di
Marco Modugno
Siete appassionati di giochi di ruolo "super deformed" targati Sol Levante? Allora probabilmente costituite l'unico gruppo presente sul pianeta che abbia già sentito parlare di Ys: TAON, ultimo capitolo di una saga fantasy nipponica uscito poco più di un anno fa per la veterana PS2. Già allora la fortuna, peraltro modesta del titolo, venne garantita solo grazie ad un prezzo di vendita contenutissimo che fu in grado di sopperire almeno in parte alle non poche defaillances del gioco in questione.
A partire dalla grafica, minimalista e scarna, caratterizzata da un'anonima visione isometrica in terza persona d'ambientazioni colorate ma spoglie di dettagli. Fatti salvi, e lo stesso vale per questo porting per la "sorellina" PSP, i mostri di fine livello, ottimamente caratterizzati e realizzati con dettaglio interessante.
Per finire ad una serie d'intermezzi recitati con un doppiaggio dalla qualità discutibile. Quello, invece, nella versione per la console tascabile è stato sforbiciato via, probabilmente a causa della minor capacità degli UMD rispetto ai DVD-ROM, sostituito da una serie di minigiochi sbloccabili tutto sommato godibili.
Immutato, invece, rimane il gameplay, fondato su rigorosissimi connotati hack'n slash che, oltre a mettere a dura prova le vostre appendici superiori, stressate da pesanti sessioni di "button mashing", farà cadere le palpebre, per tacere di qualcos'altro, dopo non molte ore di gioco, anche a chi è cresciuto a pane e Diablo. Oltretutto, in questo porting, ad infastidire il giocatore provvedono i caricamenti, a volte di durata superiore a 15 secondi e sparsi qua e là nel gioco con gusto quasi sadico e la rara abilità di riuscire quasi sempre a stroncare sul nascere un'azione continuativa del protagonista.
Il suo nome, lo stesso della versione PS2 come stessa è la trama che lo vede battersi per una causa per una volta più abbordabile del solito salvataggio in extremis dell'universo, è Adol Christin (sic!), uno spadaccino dai capelli rossi che inizia la sua storia naufragando, a causa del Grande Vortice, sull'isola di Canaan (secondo me il creativo era in preda a crisi mistica, quando ha scelto i nomi...). Tratto in salvo dalle Redha, sorta di elfe dotate di coda e, ovviamente, buone e amanti della natura, il nostro eroe ha un bel da fare per sdebitarsi e conquistare la loro fiducia, massacrando qua e là per l'arcipelago schiere di nemici più numerose degli eserciti di orchi creati in digitale da Peter Jackson per "Il signore degli anelli".
Grazie a spade via via più potenti, migliorabili raccogliendo pietre magiche lasciate cadere dai mostri uccisi e conferite al fabbro di turno, che qui porta la gonna, e all'uso oculato di poteri elementali speciali, il nostro riuscirà ad avere ragione di creature sempre più letali, fino ad una sfida finale di cui nulla vogliamo svelarvi.
Tutto qui. Il gameplay non è altro che un massacro protratto e continuato, interrotto solo dagli insopportabili e frequentissimi caricamenti e dalla necessità, di tanto in tanto, di ricaricare e tornare indietro per collezionare altra esperienza e salire di livello, se messi di fronte a passaggi che sembrano al di sopra delle vostre forze attuali.
Le sequenze di gioco vengono interrotte, di tanto in tanto, da sezioni recitate che nella versione PS2 davano occasione agli sviluppatori di mostrare il loro fiore all'occhiello: il doppiaggio in italiano, cosa rarissima in un gdr giapponese dove troppo spesso siamo costretti ad ascoltare incomprensibili grugniti nell'ostico idioma isolano, e a leggere sottotitoli in "maccheronic english", pur pagando il gioco a prezzo pieno.
Nulla di simile nella versione PSP, nella quale la recitazione degli attori è stata sostituita dalle semplici didascalie, in italiano, accompagnate dall'effigie del personaggio di volta in volta coinvolto. Sopravvivono, ahinoi, le dimenticabili musichette e gli effetti sonori, molto fumettosi nello stile.
Manca, infine, qualsiasi possibilità di multiplayer e, in tutta franchezza, visto l'andazzo generale, ci saremmo stupiti del contrario.
In definitiva, visto comunque lo sforzo di Konami d'integrare con i citati minigiochi ciò che era stato sottratto alla versione originale del titolo in termini di doppiaggio e di velocità di caricamento (quest'ultima per evidenti limiti tecnici della console portatile, manifestati anche in altri giochi), non ci sentiamo di negare la sufficienza al gioco.
E' evidente però come il suo acquisto possa essere suggerito soltanto a coloro che adorano il genere super-deformed e ne erano stati tenuti lontani da problemi linguistici. Per chiunque conosca la lingua d'Albione o non straveda per eroi con il testone e una spada più grande di loro, infatti, esistono alternative ben più valide.
A partire dalla grafica, minimalista e scarna, caratterizzata da un'anonima visione isometrica in terza persona d'ambientazioni colorate ma spoglie di dettagli. Fatti salvi, e lo stesso vale per questo porting per la "sorellina" PSP, i mostri di fine livello, ottimamente caratterizzati e realizzati con dettaglio interessante.
Per finire ad una serie d'intermezzi recitati con un doppiaggio dalla qualità discutibile. Quello, invece, nella versione per la console tascabile è stato sforbiciato via, probabilmente a causa della minor capacità degli UMD rispetto ai DVD-ROM, sostituito da una serie di minigiochi sbloccabili tutto sommato godibili.
Immutato, invece, rimane il gameplay, fondato su rigorosissimi connotati hack'n slash che, oltre a mettere a dura prova le vostre appendici superiori, stressate da pesanti sessioni di "button mashing", farà cadere le palpebre, per tacere di qualcos'altro, dopo non molte ore di gioco, anche a chi è cresciuto a pane e Diablo. Oltretutto, in questo porting, ad infastidire il giocatore provvedono i caricamenti, a volte di durata superiore a 15 secondi e sparsi qua e là nel gioco con gusto quasi sadico e la rara abilità di riuscire quasi sempre a stroncare sul nascere un'azione continuativa del protagonista.
Il suo nome, lo stesso della versione PS2 come stessa è la trama che lo vede battersi per una causa per una volta più abbordabile del solito salvataggio in extremis dell'universo, è Adol Christin (sic!), uno spadaccino dai capelli rossi che inizia la sua storia naufragando, a causa del Grande Vortice, sull'isola di Canaan (secondo me il creativo era in preda a crisi mistica, quando ha scelto i nomi...). Tratto in salvo dalle Redha, sorta di elfe dotate di coda e, ovviamente, buone e amanti della natura, il nostro eroe ha un bel da fare per sdebitarsi e conquistare la loro fiducia, massacrando qua e là per l'arcipelago schiere di nemici più numerose degli eserciti di orchi creati in digitale da Peter Jackson per "Il signore degli anelli".
Grazie a spade via via più potenti, migliorabili raccogliendo pietre magiche lasciate cadere dai mostri uccisi e conferite al fabbro di turno, che qui porta la gonna, e all'uso oculato di poteri elementali speciali, il nostro riuscirà ad avere ragione di creature sempre più letali, fino ad una sfida finale di cui nulla vogliamo svelarvi.
Tutto qui. Il gameplay non è altro che un massacro protratto e continuato, interrotto solo dagli insopportabili e frequentissimi caricamenti e dalla necessità, di tanto in tanto, di ricaricare e tornare indietro per collezionare altra esperienza e salire di livello, se messi di fronte a passaggi che sembrano al di sopra delle vostre forze attuali.
Le sequenze di gioco vengono interrotte, di tanto in tanto, da sezioni recitate che nella versione PS2 davano occasione agli sviluppatori di mostrare il loro fiore all'occhiello: il doppiaggio in italiano, cosa rarissima in un gdr giapponese dove troppo spesso siamo costretti ad ascoltare incomprensibili grugniti nell'ostico idioma isolano, e a leggere sottotitoli in "maccheronic english", pur pagando il gioco a prezzo pieno.
Nulla di simile nella versione PSP, nella quale la recitazione degli attori è stata sostituita dalle semplici didascalie, in italiano, accompagnate dall'effigie del personaggio di volta in volta coinvolto. Sopravvivono, ahinoi, le dimenticabili musichette e gli effetti sonori, molto fumettosi nello stile.
Manca, infine, qualsiasi possibilità di multiplayer e, in tutta franchezza, visto l'andazzo generale, ci saremmo stupiti del contrario.
In definitiva, visto comunque lo sforzo di Konami d'integrare con i citati minigiochi ciò che era stato sottratto alla versione originale del titolo in termini di doppiaggio e di velocità di caricamento (quest'ultima per evidenti limiti tecnici della console portatile, manifestati anche in altri giochi), non ci sentiamo di negare la sufficienza al gioco.
E' evidente però come il suo acquisto possa essere suggerito soltanto a coloro che adorano il genere super-deformed e ne erano stati tenuti lontani da problemi linguistici. Per chiunque conosca la lingua d'Albione o non straveda per eroi con il testone e una spada più grande di loro, infatti, esistono alternative ben più valide.
Ys
6
Voto
Redazione
Ys
Non ci ha convinto. D'accordo che si tratta di un porting di un gioco PS2 uscito un anno fa e che il maggior appeal è dettato dall'integrale localizzazione in italiano dei dialoghi, scritti, che lo rendono accessibile anche ad un pubblico non anglofono. Però la versione PSP di Ys: TAON manca di quel minimo di mordente che serve ad affondare un buon colpo, in termini di vendite, in un mercato PSP sempre più affollato e che, dopo i primi entusiasmi sulla piattaforma, stenta a decollare. La grafica "old-gen", degna al massimo di un coin-op degli anni '80, il gameplay ripetitivo e i tempi di caricamento insopportabilmente frequenti e lunghi dirotteranno, inevitabilmente, i potenziali acquirenti. Non sappiamo come sia andata in Giappone ma, qui in Europa, crediamo senza presunzione di poter prevedere, di qui ad un anno, un'amnesia generale nei confronti del titolo, del tipo "Ys chi?". Non dite che non vi avevamo avvisati.