Ys VI: The Ark of Napishtim

Ys VI The Ark of Napishtim
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Nell'auspicio che "The Oath in Phelgana", remake di "Ys III: Wanderers From Ys", compia la stessa strada di localizzazione e conversione percorsa da "The Ark of Napishtim" (e cioè il titolo ora in analisi), gli occidentali possono dirsi in un qualche senso fortunati nel vedere nuovamente un esponente della celebre saga Nihon Falcom in idiomi loro comprensibili (si ringrazia a tal proposito la mediazione di Konami).
Un'epopea, quella chiamata in causa, che a buon merito è apprezzata in terra natia da quanti si dilettino con il genere in questione (al secolo l'action rpg).

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A dirla tutta, per il vecchio continente questo è il debutto assoluto di Adol Christin, l'indomito paladino da sempre protagonista nel reame di Ys e dintorni, ed è proprio a partire dal personaggio (eroico, pronto a soccorrere il prossimo e taciturno per meglio far immedesimare il giocatore) che YS VI si manifesta in tutto il suo classicismo.
Il che se da una parte potrà far indietreggiare quell'utenza rivolta unicamente al futuro ed ai progetti milionari (per vendite, spese di sviluppo ed incassi post sviluppo), dall'altra farà gioire gli appassionati più nostalgici e legati ad un passato oramai sempre più remoto.
Le vicissitudini narrative, dal canto loro, vedono "il Rosso" naufragare nei pressi di un immaginifico Gran Vortice del Canaan; lo vedono poi soccorso da una splendida sacerdotessa Rehdan (popolazione elfica caratterizzata dalla coda) e fare infine conoscenza di questa tribù autoctona.
Olha, la sacerdotessa, e la timida sorellina di lei, Isha, stringono un forte legame d'amicizia con Adol, legame che condurrà il giocatore in un viaggio interattivo che non ha tanto pretese di stupire sul piano del racconto quanto semmai di convincere, riuscendovi, su quello della pura giocabilità.
Trattando invece del reparto audiovisivo, ad una discreta e piacevole resa grafica in stile retrò (e presente il selettore 50/60 hz) si accompagnano (oltre ad alcuni filmati) sia dei ritratti disegnati a mano con estrema perizia (ottimi anche alcuni scorci di paesaggio), sia una pregevole atmosfera prevalentemente salmastra.
Il tratto manga dà così vita a personaggi fantastici, eleggendo di fatto il character design del gioco come quello più curato all'interno della serie.
Sul piano sonoro, e chi legge ed al contempo conosce Ys sa quanto questo sia da sempre un suo punto di forza, si possono infine annotare e un discreto parlato anglosassone (certamente con alcune voci meno riuscite di altre) e una colonna sonora incalzante ed efficiente specie per quanto concerne i momenti d'azione.


Di azione, d'altro canto, si nutrirà principalmente il fruitore, chiamato com'è a padroneggiare un sistema di combattimenti intuitivo, efficace ed esente da eccessivi fronzoli. Tutto verte basilarmente su tre lame, contraddistinte dai canonici elementi di Madre Natura. La spada ignea, quella del tuono e quella del vento possono peraltro essere potenziate presso l'Emelas Studio, negozio dove il loro livello verrà incrementato in cambio appunto di Emel (particolare minerale rilasciato dai nemici abbattuti i quali sono anche forieri di punti esperienza e prezioso denaro). Utilizzabili a piacimento nel corso degli scontri, ciascuna delle armi sopraccitate può tanto essere equipaggiata e tolta in tempo reale (con la semplice pressione dei tasti dorsali), quanto esibirsi in un attacco magico qualora il giocatore lo voglia e qualora la rispettiva barra venga colmata (ovviamente più è alto il livello della spada, più rapidamente la barra si riempirà).
Il gioco, inoltre, richiede una certa dose di level up ed è bene dedicare a questa mansione il giusto tempo per non arrivare in prossimità dell'epilogo e dover troppo patire. In verità, i boss, alcuni dei quali davvero eccezionali, possono delle volte essere sconfitti anche se Adol risultasse poco potente o fosse sprovvisto di sufficienti oggetti curativi (salvifico, a tal proposito, si dimostrerà il salto). Tutto dipenderà dall'abilità di chi gioca e, s'intende, dalla difficoltà selezionata, ma la soddisfazione data dal loro abbattimento, comunque li si abbatta, è di quelle che almeno nel breve periodo si fanno ricordare con un sorriso stampato sulla faccia.
Gli unici problemi effettivi che si riscontrano nel calcare questi magnifici suoli di fantasia sono, da una parte, il numero esiguo di zone esplorabili, dall'altra, la loro linearità. Problematiche a tratti arginabili con la ricerca di oggetti e mostri segreti, ma che inevitabilmente emergono con il passare delle ore, andando a ridimensionare parzialmente l'entusiasmo delle prime battute. Un entusiasmo, tuttavia, che non potrà mai mancare a quanti coglieranno le citazioni lanciate ai quattro venti da alcuni personaggi ed a quanti, superati i titoli di coda, si cimenteranno in una seconda sessione magari testando le difficoltà superiori.

Speriamo davvero che questa non sia stata un'eccezione; perché per quanto il mercato ed i suoi numeri dettino oggigiorno legge, non sempre la felicità di molti può smorzare l'infelicità di quei pochi che si vedono precluso il proprio cibo videoludico preferito.
E YS, che pure è paradigma di un genere, è stata per troppo tempo una pietanza a lungo assente ad ovest del mondo.

Ys VI: The Ark of Napishtim
7.5

Voto

Redazione

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Ys VI: The Ark of Napishtim

Per il vecchio continente questo è il debutto assoluto di Adol Christin, l'indomito paladino da sempre protagonista nel reame di Ys e dintorni. Ed è proprio a partire dal personaggio (eroico, pronto a soccorrere il prossimo e taciturno per meglio far immedesimare il giocatore) che YS : The Ark of Napishtim si manifesta in tutto il suo classicismo. Il che se da una parte potrà far indietreggiare quell'utenza rivolta unicamente al futuro ed ai progetti milionari (per vendite, spese di sviluppo ed incassi post sviluppo), dall'altra farà gioire gli appassionati più nostalgici e legati ad un passato oramai sempre più remoto.