Squid Game, speciale: i segreti dietro al successo coreano di Netflix

Cosa ha reso Squid Game la serie fenomeno di Netflix dell'autunno, capace di infrangere tutti i record di visione e polarizzare l'attenzione dei social? Proviamo ad analizzare le ragioni alla base di questo strepitoso successo.

Senza una grande campagna promozionale alle spalle, aiutata dal solo positivo passaparola tra abbonati Netflix e dai colori fluo dei suoi poster promozionali, Squid Game è diventata la serie fenomeno dell'autunno su Netflix e si avvia a confermarsi uno dei titoli che segneranno - nel bene e nel male - il 2021 seriale.

A quasi un mese dalla sua uscita, nel catalogo sempre in aggiornamento del gigante della N rossa, Squid Game mantiene il trono di serie più vista del momento in oltre 90 nazioni dove è attivo ****il servizio di streaming a pagamento. Non solo: continuando a macinare questi numeri, sarà a breve la serie di stampo drammatico più vista di sempre dell'intera storia di Netflix, scalzando dal podio il costume drama di Shonda Rhimes Bridgerton.

Quali sono le ragioni e i segreti dietro a questo successo che Netflix si è precipitata a riconfermare per la seconda stagione, appena annunciata? Proviamo a fare il punto della situazione.

La perseveranza di Hwang Dong-hyuk

Dietro il successo di Squid Game c'è innanzitutto la perseveranza del suo creatore, lo scrittore e sceneggiatore coreano Hwang Dong-hyuk. È l'uomo del momento, ma il suo percorso dalle stalle alle stelle è stato irto di momenti difficilissimi.

Squid Game nasce da un'idea che l'autore partorisce oltre 12 anni fa, sviluppata poi in una serie di episodi da lui ideati e scritti già pensando a una produzione seriale. Dal 2009 ad oggi, Hwang Dong-hyuk ha conosciuto solo porte (più o meno cortesemente) sbattutegli in faccia. Nelle interviste rilasciate in questi giorni lo sceneggiatore ha spiegato di aver proposto a più riprese questa idea agli studios per oltre un decennio.

Non si è mai arreso, anche quando la situazione si è fatta drammatica. Hwang Dong-hyuk ha continuato a rifinire il suo progetto e a sviluppare i singoli episodi, anche quando si è trovato costretto a vendere il tuo computer portatile per poco più di 600 dollari, per far fronte a una situazione economica non rosea.

La Korean Wave

Imputare il successo colossale di Squid Game alla cosiddetta hallyu, ovvero al trend che da qualche anno a questa parte rende tutto ciò che viene dalla Corea cool e "di moda", sarebbe oltremodo scorretto. Tuttavia va riconosciuto che Squid Game ha trovato un clima favorevole al suo debutto, che solo cinque o dieci anni fa sarebbe stato impensabile per una serie coreana.

A ben vedere non si tratta nemmeno della prima Korean Wave che l'Occidente vive: a inizio millennio il cinema coreano (e del sud est asiatico in generale) fece una prepotente entrata in scena nel circuito festivaliero e nei cuori dei cinefili, mettendo sotto i riflettori personalità come Park Chan-wook e Bong Joon-ho: il resto è storia, compresi gli Oscar di Parasite.

Squid Game però è lontano sia dal cinema coreano d'autore sia dal fenomeno musicale del Kpop che miete numeri da capogiro. Come produzione somiglia di più al genere survival che il Giappone ha reso popolare nei decenni passati con il capostipite dell'intero filone (Battle Royale) e con popolari prodotti recenti come Alice in Borderland.

La Korean Wave è stata di aiuto a Squid Game come apripista: i prodotti culturali coreani non sono una novità da decenni tra appassionati, ma ora è il pubblico generalista ad essere incuriosito e non prevenuto verso prodotti dal sapore straniero ed "esotico".

Il tempismo di Netflix

Ancora una volta Netflix si dimostra un produttore dal grande fiuto e dal tempismo perfetto. Laddove altri hanno visto un potenziale fallimento e un progetto troppo estremo per violenza e tratti marcatamente coreani, Netflix in Squid Game ha percepito immediatamente lo show perfetto per ripetere l'impresa riuscita con La casa di carta, con cui i riferimenti tematici e visivi si sprecano.

Squid Game è uno show pieno di colpi di scena, violenza e impennate di ritmo e narrazione: il mix perfetto per indurre gli spettatori a una binge compulsiva. Pur senza spingersi nel territorio dell'autorialità o della critica sociale, ha in sé alcuni passaggi a commento della disparità sociale tra ricchi e poveri che favoriscono il dibattito tra quanti la serie l'hanno già vista e facendo scorrere fiumi di articoli ed editoriali da parte della critica.

Inoltre arriva a poche settimane da Halloween con un carico di violenza e scene splatter che lo rendono un antipasto ideale per il mese in cui tantissimi cercano visioni forti, caratterizzare dalla tensione e dagli elementi horror.

"L'effetto Duca"

Inutile negarlo: un protagonista dal fascino innegabile che attragga l'attenzione del pubblico aiuta e molto il successo di una serie. Cosa sarebbe Bridgerton senza il suo Duca Simon Bassett, ruolo che ha donato all'attore e modello Regé-Jean Page fama internazionale (tanto da portare in molti a sperare di rivederlo nei panni di James Bond)?

Come ben sanno i fan dei Kdrama e del Kpop, la Corea è una riserva pressoché infinita di piacenti attori e modelli versatili in passerella come di fronte alla cinepresa, che già hanno conquistato il cuore degli e delle appassionate di musica e serialità coreana. Con il suo ruolo in Squid Game e il suo fascino, il 31enne Wi Ha-joon ha conquistato istantanea popolarità a livello internazionale, dopo una solida carriera costruita in patria. Sarà lui il nuovo Regé-Jean Page d'Oriente?