American Murder: Il caso Gabby Petito, recensione della toccante docuserie di Netflix
Il true crime di Netflix è da vedere, per tanti motivi

American Murder: Il caso Gabby Petito è la docuserie in 3 episodi disponibile su Netflix dal 17 febbraio 2025. Ripercorre la tragica vicenda della giovane influencer Gabby Petito, il cui omicidio nel 2021 ha scosso l'opinione pubblica mondiale. Diretta da Julia Willoughby Nason e Michael Gasparro, la serie offre una ricostruzione dettagliata degli eventi, mettendo in luce non solo i fatti, ma anche le dinamiche relazionali e l’impatto dei social media sulla percezione pubblica del caso.
La storia di Gabby
Gabby Petito, una ragazza di 22 anni, aveva iniziato un viaggio attraverso gli Stati Uniti con il fidanzato Brian Laundrie nell’estate del 2021. La coppia documentava il proprio viaggio sui social media, presentando un’immagine di felicità e avventura, con lo scopo di guadagnare follower e diventare popolari, per trasformare la loro vita da camperisti in un lavoro. Almeno, questa era l’idea di Gabby.
Un’idea che non poteva funzionare, perché dietro la facciata della coppia felice in viaggio alla scoperta dell’America, si celavano in realtà tensioni e conflitti che sarebbero poi culminati nella scomparsa di Gabby e nella fine di una giovane vita.
La docuserie si apre con una panoramica sulla vita di Gabby e Brian, esplorando la loro relazione e le motivazioni che li hanno spinti a intraprendere il viaggio. Attraverso interviste con amici e familiari, emerge un quadro di una giovane coppia apparentemente innamorata, ma con dinamiche interne complesse. È chiaro fin dal principio che qualcosa non andava, e che alcune persone - per esempio una delle più care amiche di Gabby - ne fossero al corrente.
L’ennesima tragedia annunciata
A impressionare, in questo documentario, è la scelta narrativa: si parte dal momento in cui Gabby e Brian vengono fermati dalla polizia - come scopriremo poi, su segnalazione di un testimone di un’aggressione a Gabby da parte di Brian in mezzo alla strada e in pieno giorno.
La polizia - i filmati di repertorio parlano chiaro - sceglie autonomamente come comportarsi, separando temporaneamente la coppia. Anche perché come sappiamo, ogni Stato in America ha le sue leggi e le sue procedure.
L’ansia di Gabby, mascherata da attacchi di panico quando in realtà era semplicemente paura, fa sì che gli agenti si preoccupino di una situazione legata più alla situazione emotiva di Gabby che al rischio che stava correndo.
Se la polizia avesse svolto delle indagini (ben inteso: non fattibile, data la situazione legislativa e le regole d’ingaggio) avrebbe scoperto che c’erano stati dei precedenti. Purtroppo, non è stato così.
Le immagini di repertorio ci mostrano esattamente quanto accaduto, ripercorrendo gli eventi chiave che hanno portato alla scomparsa di Gabby. Il 12 agosto 2021, la polizia di Moab, Utah, interviene in seguito a una segnalazione di scontro fisico tra la coppia. Le riprese delle bodycam mostrano una Gabby visibilmente scossa, mentre Brian appare più calmo e controllato. Questo episodio solleva interrogativi sulla dinamica della loro relazione e su possibili segnali di abuso che potrebbero essere stati trascurati.
A inquietare ulteriormente è il sospetto che sia stato proprio l’intervento della polizia ad aver spaventato Brian, spingendolo a liberarsi di Gabby prima di incappare in ulteriori controlli.
Uno stile molto specifico: vediamo tutto in diretta
La docuserie si basa principalmente sui filmati di repertorio registrati dalla polizia durante la ricerca di Gabby e il fermo in auto, rendendoci partecipi degli eventi nel momento in cui avvengono. Come se fossimo lì, sul posto. Dentro la storia. L’uso di filmati inediti e messaggi di testo personali inoltre offre ai noi spettatori una visione intima della quotidianità di Gabby e Brian e delle crescenti tensioni tra i due.
Siamo talmente abituati alle serie TV crime e ai polizieschi che ci sembra di assistere a un caso narrato in un episodio, ma ci vuole poco a notare l’angoscia che emerge visto che si tratta di una drammatica storia vera.
Ci sentiamo tutti un po’ detective, mentre le indagini sulla scomparsa avanzano, e non siamo stati gli unici.
La docuserie dedica infatti ampio spazio all’indagine sulla scomparsa di Gabby mettendo in luce il ruolo cruciale giocato dai cosiddetti “detective da poltrona” online. Utenti di tutto il mondo hanno analizzato meticolosamente i post sui social, i geotag e i filmati disponibili, contribuendo a raccogliere indizi e a mantenere alta l’attenzione sul caso. Questo fenomeno ha da un lato sollevato questioni etiche sull’intervento del pubblico nelle indagini criminali ma ha anche evidenziato l’importanza della viralità mediatica per le indagini.
Il ruolo dei social nei crimini di oggi
Un elemento centrale della serie è quindi l’analisi dell’influenza dei social media sulla percezione pubblica della vicenda; in questa come in tante altre, anche quelle che abbiamo vissuto in Italia, per esempio mentre si cercavano le giovanissime Yara Gambirasio e Sarah Scazzi, entrambe poi purtroppo ritrovate morte, vittime di omicidi.
Gabby e Brian avevano condiviso regolarmente aggiornamenti del loro viaggio su piattaforme come Instagram e YouTube, creando una narrazione di una (finta) vita perfetta in viaggio. È stata proprio questa rappresentazione idilliaca a catturare l’attenzione del pubblico quando Gabby è scomparsa, evidenziando il divario tra la realtà e ciò che viene mostrato online.
Un aspetto particolarmente toccante della serie è rappresentato dalle interviste con i familiari di Gabby, che condividono il loro dolore e la loro ricerca di giustizia. La madre di Gabby, in particolare, offre una testimonianza commovente sulla lotta per mantenere viva la memoria della figlia e per sensibilizzare l’opinione pubblica (ma anche le autorità) sulla violenza domestica. Queste interviste aggiungono una dimensione umana alla narrazione, ricordando a noi spettatori che dietro i titoli dei giornali e le immagini di repertorio ci sono vite reali devastate dalla tragedia.
La scomparsa di Brian, i maldestri tentativi di crearsi un alibi, il ritrovamento del cadavere di Gabby e del taccuino contenente la confessione del suo omicidio aggiungono strati di complessità alla vicenda, sollevando domande sui concetti di responsabilità e di giustizia. Scoprirete com'è andata a finire seguendo la serie, il cui vero tema centrale de Il caso di Gabby Petito è la violenza domestica, con le sue manifestazioni sottili. Attraverso l’analisi della relazione tra Gabby e Brian, la docuserie evidenzia come segnali di abuso possano essere facilmente ignorati o minimizzati, sia dalle vittime che da chi le circonda. Questo è l’aspetto educativo della serie, il suo fine ultimo, che mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza di riconoscere e affrontare tempestivamente tali segnali.