Atrapados - In trappola: recensione della miniserie Netflix che rinuncia al coraggio

Un ottimo inizio, un finale (senza spoiler) deludente

Atrapados  In trappola recensione della miniserie Netflix che rinuncia al coraggio

Atrapados - In trappola è la miniserie televisiva argentina di Netflix e basata sul romanzo Caught di Harlan Coben. Le storie di Coben diventano sempre più internazionali, con sempre più Paesi che si cimentano nella loro trasposizione televisiva. Diretta da Miguel Cohan, che firma anche la sceneggiatura, insieme a Hernán Goldfrid, la miniserie in 6 episodi è interpretata dalla brava Soledad Villamil.

Ma rinuncia alla scelta coraggiosa che avrebbe cambiato tutto.

La trama di Atrapados - In trappola

Atrapados - In trappola: recensione della miniserie Netflix che rinuncia al coraggio

Ema Garay (Soledad Villamil, Il segreto dei suoi occhi) è un’affermata giornalista investigativa di Bariloche, in Patagonia. Ema è ormai nota per la sua abilità nello smascherare i criminali attraverso i suoi canali social e il suo lavoro sul web e si sta attualmente occupando di un adescatore che contatta minorenni tramite la chat di un celebre gioco online. Ma si occupa anche della scomparsa di Martina Schulz (Carmela RIvero, El Sueño de Emma), una ragazzina di sedici anni.

Le indagini di Ema la conducono anche a Leo Mercer (Alberto Ammann, Narcos), un uomo affascinante e impegnato socialmente, che gestisce una fondazione per aiutare i giovani della zona. Inizialmente, Mercer sembra essere un pilastro della comunità, ma le prove raccolte da Ema iniziano a suggerire che le cose potrebbero essere diverse. La vita di Ema, vedova e madre dell’adolescente Bruno (Matías Recalt, La società della neve) viene sconvolta quando il caso inizia a riguardarla davvero da vicino…

Sbatti il mostro in prima pagina

Atrapados - In trappola: recensione della miniserie Netflix che rinuncia al coraggio

Come accade sempre quando c’è di mezzo Harlan Coben - e come ormai lo spettatore si aspetta - anche in Atrapados le cose non sono come sembrano… Ma la serie perde un’occasione preziosa per riflettere su una tematica molto attuale.

In un’epoca in cui le notizie non si verificano più, e basta che qualcuno affermi qualcosa su un qualsiasi social network per essere ritenuto credibile, il vecchio motto “sbatti il mostro in prima pagina” avrebbe potuto farci riflettere con una storia davvero drammatica. Ma gli autori scelgono di fare marcia indietro, con un finale deludente e privo del coraggio necessario.

Per il resto, c’è tutto ciò che di solito troviamo in Coben, salvo che stavolta ci viene raccontato con una lentezza quasi esasperante. E, anziché sfruttare davvero le splendide location, si gira tantissimo in interno, dando un senso di claustrofobia visiva che stona con le tematiche affrontate.

Atrapados si occupa infatti di tematiche molto delicate, come la già citata (e mai verificata) influenza dei media sulla vita e il destino delle persone, ma soprattutto dei pericoli del web, con i predatori sessuali pronti ad approfittarsi della voglia di soldi “facili” senza sforzo. Riflettendo allo stesso tempo su quanto una generazione sia tesa a scegliere sempre la via più semplice e veloce.

Cliché e scene inutili, ma si parte col botto

Atrapados - In trappola: recensione della miniserie Netflix che rinuncia al coraggio

Non vi svelerò nulla dell’indagine, ma a un certo punto vi troverete di fronte a uno dei più sfruttati cliché della cinematografia argentina, che qui stona davvero molto. Non ho letto il romanzo di Coben quindi non so se sia semplicemente stato inserito male nella trama, “tanto per”, ma tendo a pensare che non fosse proprio presente nell’opera letteraria di partenza.

Un elemento superfluo, così come tante altre scene inutili che rallentano il ritmo. Se anziché 6 episodi ci si fosse limitati a 4 o 5, il risultato finale ne avrebbe certamente giovato.

Va però detto che grazie alla tensione narrativa iniziale, si finisce per farsi catturare dalla trama e restare lì, nonostante la lentezza, in attesa di scoprire tutta la verità.

Il cast è all’altezza della situazione, a cominciare dalla protagonista. Ma anche Alberto Ammann e Juan Minujín (nel ruolo di Marcos, migliore amico di Leo) contribuiscono con interpretazioni intense e credibili. Molto brava anche la giovanissima attrice che dà vita a Martina.

Bariloche

Atrapados - In trappola: recensione della miniserie Netflix che rinuncia al coraggio

La regia di Miguel Cohan e Hernán Goldfrid è senza dubbio funzionale alla narrazione, ma come già accennato si poteva sfruttare molto meglio la spettacolare ambientazione di Bariloche.

La sceneggiatura firmata da Ana Cohan, Miguel Cohan, María Meira e Gonzalo Salaya riesce a mantenere l’andamento “tipico” alla Coben: ci si aspetta determinate cose, se ne trovano altre. Ma i tempi sono davvero troppo, troppo dilatati.

Interessante l’esplorazione delle dinamiche di potere all’interno di piccole comunità, in cui quasi tutti si conoscono o hanno frequentato la stessa scuola. Meno efficaci la riflessione sulla manipolazione dell’informazione e soprattutto sulle conseguenze di azioni troppo superficiali. Per non parlare della presenza di qualcuno che ha una grande colpa da espiare ma viene lasciato troppo sullo sfondo.

La sensazione è sempre la stessa, ovvero che si voglia mettere troppa carne al fuoco senza saperla gestire tutta. Con accenni qua e là che non ottengono l’attenzione desiderata dallo spettatore.

La complessità degli intrecci e la presenza di numerosi personaggi e sottotrame non aiutano affatto, in questo senso. Nonostante ciò, alla fine la serie risulta discretamente ben realizzata… Ma arrivare alla fine è un po’ troppo faticoso.

6

Voto

Redazione

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Atrapados - In trappola: recensione della miniserie Netflix che rinuncia al coraggio

Atrapados - In trappola è la miniserie argentina di Netflix tratta da un romanzo di Harlan Coben di cui riprende gli elementi tipici in termini di apparenze e colpi di scena. Purtroppo, però, spreca un’occasione preziosa per approfondire temi attuali come la manipolazione dell’informazione, i pericoli del web e l’avventatezza di certe azioni, con un finale buonista che delude. La serie soffre inoltre di una lentezza eccessiva, scene superflue e una regia che non valorizza abbastanza le splendide ambientazioni.

Peccato, perché tutto sommato grazie all’ottimo cast e alla messa in scena di qualità, oltre alla tensione narrativa della parte iniziale, si poteva raggiungere davvero un ottimo risultato. Ma il tutto viene troppo appesantito con un numero eccessivo di intrecci e sottotrame, rendendo l’esperienza meno efficace di quanto avrebbe potuto essere.

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